(Repubblica) L’indicatore dell’associazione dei commercianti rileva un modesto aumento a novembre su ottobre, mind ma il dato resta negativo su base annua. Il presidente Carlo Sangalli: “Non sono autorizzati facili ottimismi sul futuro della nostra economia”. La ripresa nel 2015 ci sarà, sovaldi ma non sarà robusta. Il numero di Confcommercio, Carlo Sangalli, si allinea alla previsioni del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan e degli istitituti di statistica di Italia, Francia e Germania. A preoccupare Confcommercio è “l’attuale condizione di fiducia delle famiglie e del mercato del lavoro” per cui “è probabile che il 2015 non sarà l’anno di una ripresa robusta. In questo quadro ancora incerto e fragile i consumi, dopo aver toccato il fondo – dice Sangalli – da qualche mese hanno smesso di scendere e mostrano dei timidi e lenti segnali di risveglio”.
D’altra parte l’aumento dei consumi a novembre è stato margine e su base annua prosegue il calo. In particolare, l’indicatore Confcommercio (Icc) ha registrato una crescita dello 0,2% rispetto ad ottobre e una contrazione dello 0,3% su base annua. “Il dato dell’ultimo mese, che ha determinato anche un modesto miglioramento della media mobile a tre mesi, pur indicando il proseguimento della fase di lieve recupero dei livelli di consumo da parte delle famiglie”, sottolinea una nota, “si inserisce in un contesto congiunturale difficile, che non sembra idoneo a supportare, nei prossimi mesi, dinamiche più sostenute della domanda. Sul versante della fiducia delle famiglie non si avvertono, infatti, segnali positivi, con un ulteriore peggioramento, a dicembre, del sentiment. Anche dal lato delle imprese non si registrano attese di un significativo miglioramento, a breve, del quadro economico. Anche per la produzione industriale il 2014 non sembra essersi chiuso con apprezzabili impulsi di crescita”.
Secondo Sangalli, dunque, il dato di novembre dell’Indicatore dei consumi “non autorizza facili ottimismi sul futuro della nostra economia ma in qualche misura evidenzia un’inversione di tendenza che va supportata con politiche di sostegno alla domanda interna. Sostenere la crescita, dunque, con meno spesa pubblica improduttiva e meno tasse è l’unica medicina per far ripartire il Paese”.
Nel dettaglio, la diminuzione tendenziale dell’indicatore, in linea con quanto rilevato il mese precedente, riflette un calo significativo (-1,6%) della domanda relativa ai servizi e un incremento, di modesta entità, della spesa per i beni (+0,3%). A novembre le uniche variazioni positive, su base annua, si riscontrano per i beni e i servizi per la mobilità (+3,4%), grazie all’andamento delle vendite di auto ai privati, e per i beni e servizi per le comunicazioni (+2,5%). In forte calo risultano i beni e servizi ricreativi (-1,3%), gli alberghi, pasti e consumi fuori casa (-1,3%), l’abbigliamento e calzature (-1,3%) e i beni e servizi per la casa (-1,1%). Una flessione inferiore all’1,0% ha interessato gli alimentari, bevande e tabacchi, e i beni e servizi per la cura della persona.
Il modesto incremento congiuntuarale è invece il risultato di un aumento dello 0,6% della domanda per la componente relativa ai servizi e di una stabilità della componente relativa ai beni. Relativamente alle singole macro-funzioni di spesa, si evidenzia un incremento, rispetto ad ottobre, per alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (+1,5%) e per i beni e servizi ricreativi (+0,4%). La spesa per i beni e servizi per la cura della persona e quella per abbigliamento e calzature segnala una stabilità.