(di RAFFAELE RICCIARDI, no rx La Repubblica)Ieri Wall Street ha chiuso in rally dopo sei sedute difficili, ambulance spinta dal recupero del petrolio e dalla cautela annunciata dalla Fed nel rialzare il costo del denaro. Anche Tokyo si fa trainare: +1, see 7% finale. L’euro ancor più debole in attesa delle mosse di Draghi, le banche centrali tagliano le riserve: scende sotto 1,18 dollari per la prima volta dal 2005. Il petrolio si stabilizza. La domanda interna in picchiata deprime gli ordini all’industria tedesca: -2,4% a novembre. Il netto rimbalzo di mercoledì sera a Wall Street mette di buon umore anche i listini nipponici e quelli europei, che avviano le contrattazioni di slancio. Dopo due tentativi abortiti di recupero (nelle ultime due sedute le Borse hanno trattato in rialzo per larga parte della giornata salvo poi sgonfiarsi sul finale), oggi sembra esserci maggiore convinzione nel rimbalzo delle Piazze del Vecchio continente. I mercati guardano sempre alla riunione della Bce del prossimo 22 gennaio, attendendo da Mario Draghi il lancio di un quantitative easing, l’acquisto di titoli anche di Stato, che pare sempre più imminente, visto l’ingresso in deflazione dell’Eurozona.
Certo, contro il governatore italiano gioca la partita ateniese: le elezioni per il governo greco si terranno il 25 gennaio e per la finanza mondiale la vittoria di Syriza rappresenta un’incognita non da poco. Motivo che potrebbe spingere Draghi a un nuovo attendismo, almeno per vedere quali saranno gli interlocutori con i quali confrontarsi ad Atene sul possibile riscadenziamento del debito.
Milano conferma il rialzo dell’apertura e sale dell’1,3%. Tra i singoli titoli di Piazza Affari si guarda a Campari, che incassa la promozione da parte degli analisti di Nomura con il consiglio di ‘acquisto’ sull’azione. In movimento Finmeccanica con quattro nuovi ordini siglati, Unicredit si porta sopra la quota di 5 euro. Bene anche le altre Borse Ue: Parigi aggiunge lo 0,7%, Francoforte mezzo punto percentuale e Londra lo 0,8%.
L’attesa per una Bce che stampa moneta fa ancora scendere la quotazione dell’euro nei confronti del dollaro in avvio di giornata sui mercati internazionali: per la prima volta dal 2005, la divisa unica passa di mano sotto 1,18 dollari. Sull’andamento della moneta unica, come nota Bloomberg, pesa anche il declino delle riserve detenute dalle banche centrali: nel terzo trimestre del 2014, dicono i dati più recenti, hanno subito una sforbiciata dell’8,1%, contro un deprezzamento dell’euro del 7,8% nello stesso periodo. L’altro tema forte del momento è il petrolio, il cui prezzo si stabilizza, dopo un inaspettato calo delle riserve settimanali Usa. Sui mercati asiatici i future sul Wti Light crude avanzano in area 48,7 dollari, dopo essere sceso ieri sotto quota 47. I future sul Brent oscillano invece sulla soglia di 51 dollari, dopo essere sceso ieri sotto quota 50 dollari.
Segnali di stabilizzazione anche per lo spread Btp-Bund: il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi si porta a 140 punti base e il rendimento del Btp decennale è all’1,89%. L’agenda macro di giornata prevede importanti rilevazioni sulla fiducia dei consumatori e sull’indice di fiducia economica per l’Eurozona. La Bank of England dovrebbe annunciare tassi d’interesse stabili, mentre una delusione arriva dagli ordini all’industria in Germania: sono calati del 2,4% in novembre su base mensile, molto peggio delle attese (-0,8% il consensus), soprattutto a causa della domanda interna in picchiata del 4,7%. Significative anche le pubblicazioni previste negli Usa: richieste di sussidi per la disoccupazione e andamento del credito al consumo.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo in scia agli scambi Usa: l’indice Nikkei è salito dell’1,67% a 17.167,10 punti. In controtendenza i listini cinesi: Shanghai in chiusura cede oltre il 2% sul rischio default del gruppo Kaisa Holdings, il secondo caso simile nell’immobiliare del gigante asiatico negli ultimi mesi.
Il rally di ieri a Wall Street ha portato l’S&P 500 ad archiviare la prima seduta in rialzo su sei. Un rimbalzo dei prezzi del greggio così come un rapporto sul mercato del lavoro relativamente incoraggiante hanno contribuito al rimbalzo, il maggiore dallo scorso 18 dicembre. Dalla Federal Reserve inoltre sono arrivati segnali di pazienza nell’alzare i tassi. Dai verbali della riunione dello scorso dicembre è emerso che una stretta monetaria è improbabile prima del prossimo aprile. In aggiunta le turbolenze economiche all’estero sono viste come un rischio per gli Usa, ma le preoccupazioni su questo fronte sono mitigate in parte dalle attese per un intervento da parte delle Banche centrali estere. Il Dow Jones è salito alla fine dell’1,23%, l’S&P 500 ha aggiunto l’1,16%, il Nasdaq è cresciuto dell’1,26%.
Secondo giorno in calo, infine, per le quotazioni dell’oro sui mercati asiatici, dove il lingotto con consegna immediata viene scambiato a 1.207 dollari con un calo dello 0,5%.