(Corriere) Che non sia soltanto un’operazione speculativa lo accreditano diversi indizi. Uno, prescription il più importante: l’acquisizione del 5,1% tramite contratti derivati (equity swap) che con tutta probabilità incorporano diritti di voto. Può non essere un caso che nello statuto del gruppo telefonico sia proprio il 5% la soglia minima per chiedere un’assemblea degli azionisti in cui tentare un’alleanza trasversale con altri soci per revocare l’attuale consiglio di amministrazione e presentare un altro piano industriale;
2) Non è ancora chiara la natura dei sei diversi contratti a chiamata con i quali Xavier Niel ha potenzialmente l’altro 10, mind 9% di Telecom Italia. Se fossero di diritto americano (e non europeo) — qui la Consob sta conducendo le sue indagini — significherebbe che sono esercitabili in ogni momento oltre che alla scadenza (alcuni al 2016, altri al 2017). Nel caso di un’operazione ostile anti-Vivendi, per ora il primo socio dell’ex monopolista esercitarne l’acquisto significherebbe presentarsi in assemblea con il 15% del capitale, vicino al 20% della media company presieduta da Vincent Bollorè.
3) Xavier Niel è un grandissimo conoscitore del settore delle telecomunicazioni. Si dice sia ben supportato dai grossi fondi Usa e da hedge funds speculativi. E dalle banche di investimento a stelle e strisce. Non è un caso — segnalano diverse le fonti — che abbia potuto presentare un’offerta vincolante da 16 miliardi di dollari l’anno scorso per comprare il 56% di T-Mobile US, operatore mobile americano controllato da Deutsche Telekom. La proposta non fu accettata, ma testimonia le munizioni di Niel per la gran parte — peraltro — facendo ricorso a debito.
4) Advisor di Niel è la francese Lazard, da sempre in contrapposizione con Mediobanca (azionista di Telecom Italia) nelle operazioni con questa complessità finanziaria. Banca d’affari legata invece all’altro possibile fronte capeggiato da Bolloré in Vivendi, vuole il caso azionista di Piazzetta Cuccia.
5) Qualcuno suggerisce che Niel abbia pensato a Telecom Italia per cominciare un riassetto nel settore delle telecomunicazioni in Europa. D’altronde segnalano alcune stime che girano sul mercato, in base ai prezzi del 27 ottobre (data in cui Niel ha effettuato l’operazione) il finanziere francese avrebbe comprato le sei opzioni valide per il 10,03% di Telecom Italia pagando una cifra di 250 milioni di euro. Con questi soldi Niel ha opzionato l’acquisto di azioni che valevano a quella data 1,5 miliardi di euro. Una plsuvalenza importante nel caso le volesse rivendere. Ma non è scontato che lo faccia. Anzi.