(di Andrea Secchi, Italia Oggi) Il trimestre più forte da quattro anni a questa parte in quanto a incrementi negli abbonati digitali ma anche i tre mesi migliori per la raccolta pubblicitaria della carta stampata. I conti del New York Times diffusi ieri possono non sembrare strabilianti se confrontati a quelli delle trimestrali delle aziende solo digitali o tecnologiche di questa settimana (da Apple a Twitter), tadalafil ma il gruppo editoriale ha di che brindare rispetto alle altre realtà del proprio settore che abbondano di segni negativi.
La società editrice del New York Times ha infatti chiuso il trimestre giugno-settembre con utili per 9,4 milioni di dollari (8,6 mln di euro), ovvero 9 centesimi per azione quando le stime erano di 6 centesimi per azione, e contro perdite nello stesso periodo di un anno prima pari a 12,5 milioni di dollari (11,4 mln di euro), mentre in totale il fatturato è stato di 367,4 milioni di dollari (336 mln di euro, +1%).
I buoni margini sono dovuti al calo dei costi del 7,6% (soprattutto carta e stampa), ma anche al contributo positivo dato dal digitale. «È stato un trimestre forte per The New York Times Company», ha detto Mark Thompson, ceo della società. «Abbiamo aggiunto 51 mila abbonati digitali netti, arrivando a un totale di clienti solo digitali di 1,04 milioni. È il più alto numero di abbonati digitali che abbiamo ottenuto in un singolo trimestre dal 2012, l’evidenza della nostra abilità di continuare a crescere negli abbonati digitali a più di quattro anni dopo il lancio del modello a pagamento, ma anche dell’alta richiesta per il giornalismo digitale».
L’andamento del Nyt è importante proprio per questo.
Essendo stato il primo grande quotidiano ad aver sperimentato il paywall (e ad averne aggiustato il modello), il risultato è guardato con attenzione dal resto del settore.
Thompson ha anche detto che quello appena passato è il più forte trimestre dell’anno per il suo gruppo anche dal punto di vista pubblicitario, con la migliore performance nella carta stampata, mentre sull’advertising online l’attesa è che ritorni a crescere nel quarto trimestre. In totale la raccolta è calata del -2,1% a 135,4 milioni di dollari (124 mln di euro), con un -1% (ottimo risultato di questi tempi) sulla carta stampata che ha permesso di contenere la perdita. È infatti la pubblicità cartacea che occupa ancora la fetta maggiore della raccolta, il 63%, mentre l’advertising online, pari a 36,5 milioni di dollari (33,4 mln di euro), è calato del 5%.
L’incremento del digitale ha invece tirato su i ricavi da diffusioni: in totale +1,1% a 209,1 milioni di dollari (191,3 mln di euro), dei quali 49 milioni dall’online (45 mln di euro, +14%).
Tutti numeri, quelli del digitale, che però dovranno raddoppiare entro il 2020 secondo Thompson, quando i ricavi online dovranno essere pari a 800 milioni di dollari dagli attuali 400 milioni, ossia 703,6 milioni di euro partendo da 351,8 milioni.