Alexis Tsipras ha vinto ancora, seek ed è stata la sua vittoria più difficile e forse per questo quella dal sapore più dolce. Syriza, sovaldi lievemente favorita alla vigilia ma sulla quale pesava la disillusione di molti elettori e l’aggravarsi dell’incertezza politica ed economica, si è aggiudicata uno straordinario 35,47% dei voti e 145 seggi nel parlamento greco, mentre gli ex alleati di governo, i nazionalisti Greci Indipendenti hanno il 3,69% e 10 seggi.
I due riproporranno la stessa alleanza nata a gennaio, forti di una maggioranza di 155 seggi su 300. Lo ha confermato prima Panos Kammenos, leader di Anel, e poi lo stesso Tsipras, che si è portato l’alleato sul palco davanti alla folla di Syriza in tripudio a piazza Klathmonos.
«È una grande vittoria del nostro popolo, è un mandato di quattro anni», ha esultato l’ex e prossimo premier nel discorso della vittoria. «Siamo troppo duri per morire, anche se siamo stati presi di mira da tanti», ha gridato dedicando il successo «a coloro che lottano per un altro domani». In Grecia e in Europa.
I risultati del voto vedono poi i conservatori di Nuova Democrazia al 28,09% (75 seggi), i neonazisti di Alba Dorata al 6,99% (18 seggi), i soti del Pasok alleati al partito di sinistra Dimar al 6,28% (17 seggi), i comunisti del Kke al 5,55% (15 seggi), il partito di centro sinistra To Potami al 4,09% (11 seggi) e l’Unione Centrista al 3,43% (9 seggi). Il partito Unione Popolare formato dai dissidenti di Syriza ha ottenuto il 2,86%, sotto la soglia di sbarramento del 3%, e rimane quindi fuori dal parlamento.
Insomma i greci – almeno quelli che sono andati a votare – non hanno creduto alla narrativa del tradimento dopo il referendum bensì a quella di un primo ministro che ha lottato fino all’ultimo per strappare a Bruxelles (e a Berlino) il miglior accordo possibile.
Certo, l’affluenza ai seggi è calata notevolmente – e su questo pesa la disillusione palpabile di molti – ma ad oltre metà dello scrutinio ufficiale sembra essersi attestata sopra il 55%.
In un solo colpo, il leader della sinistra, che dopo le sue dimissioni ad agosto aveva visto i suoi consensi sgretolarsi nei sondaggi, ha dunque respinto l’assalto dei conservatori di Nea Dimokratia, ha visto i suoi ex compagni ribelli di partito di Unità Popolare fallire nel loro intento di entrare in Parlamento, e ora si prepara a governare di nuovo la Grecia con la promessa di mitigare l’austerità contenuta del memorandum per le classi meno abbienti e tenere i riflettori accesi sulla madre di tutte le sue battaglie: la rinegoziazione del debito greco.
Inutili le sirene dei piccoli partiti socialdemocratici Pasok e Potami che speravano di essere decisivi per una nuova maggioranza.
Unica macchia sulla gioia della sinistra di Syriza, l’ennesimo exploit dei neonazisti di Alba Dorata (soprattutto tra i disoccupati), che non solo si confermano terzo partito ma aumentano i loro consensi.
A Tsipras sono subito arrivati i complimenti del suo avversario diretto, il leader di Nea Dimokratia Vangelis Meimarakis, che dopo qualche momento di incertezza per i primissimi exit poll che annunciavano un margine molto più stretto ha ammesso la sconfitta: «Congratulazioni a Tsipras – ha detto -. Ora può fare il governo che crede. Io voglio ringraziare chi ha lavorato con noi in queste elezioni. Pensavano fossimo finiti, invece siamo ancora qui, e forti».
La festa della folla di Syriza, come nelle scorse vittorie di gennaio e al referendum di luglio, va avanti tutta la notte. Ma Tsipras è già al lavoro per il nuovo governo: sarà formato al massimo entro tre giorni, assicurano dal suo partito.
(IlMessaggero)