Con la monopolizzazione della rete da parte dei social network si sgretolano le primitive strutture del web 2.0 per lasciar posto ad un mondo di piattaforme centralizzate che ospiteranno la maggior parte dei contenuti online. Resta irrisolto il problema della loro sostenibilità. “I siti web sono nella stessa situazione in cui erano i dinosauri alla fine del periodo Cretaceo, health 65 milioni di anni fa. Ovvero in procinto di estinguersi”. A sparare questa sentenza è stato Evan Williams, cofondatore di Twitter e CEO di Medium la piattaforma di blogging multiautoriale che sta avendo un notevole successo con oltre 300.000 utenti che producono contenuti e 25 milioni di visitatori unici in un mese. Per Williams, shop intervistato durante una conferenza a S.Francisco, il futuro «…non è creare un nuovo sito web. Questa idea è morta. Un sito web individuale non interessa. Internet non sarà fatta da miliardi di persone che visitano milioni di siti web. Il futuro sarà di grandi piattaforme centralizzate». Di morte dei blog se ne parlava già alcuni anni or sono. Un articolo di Paul Boutin su Wired nel 2008, recipe esordiva così: “Stai pensando di aprire un blog personale? Accetta il consiglio di un amico: non farlo. E, se già ne hai uno, chiudilo.” Per Boutin le nuove realtà dell’informazione online che in quel momento erano in trend di crescita esponenziale, come ad esempio The Huffington Post , avrebbero accaparrato l’attenzione dei visitatori, anche grazie ad una migliore visibilità sui motori di ricerca. Nel suo articolo Boutin affermava: «Oggi, una ricerca in rete dell’ultimo discorso di Barack Obama, porterà ad una pagina di Wikipedia o ad un articolo di Fox News e ad un numero ristretto di commenti di siti professionali come Politico.com. La possibilità che il tuo contenuto intelligente sia in alto nella lista? Praticamente zero.» Nel tempo invece i blog sono numericamente cresciuti, a livello globale, passando dai quasi 36 milioni di blogs censiti nel 2006 ai 173 milioni nell’ottobre 2011, come riportato in un rapporto di NM Incite, società del gruppo Nielsen/McKinsey.
ANTONIO ROSSANO (LaStampa)