nurse 000 iPhone 6″ width=”250″ height=”188″ />Rinnovare la pubblicità per i dispositivi mobili, perché qui si sono trasferiti consumatori preziosi. Attenzione, però, a scegliere gli strumenti più adatti a far scattare l’interesse per i prodotti. Perché i possessori di smartphone e tablet sono un pubblico poco incline alle interruzioni nell’intimità della propria navigazione, che fa qualche eccezione solo per i video. In questo senso, il native advertising, ovvero i contenuti pubblicitari realizzati con un approccio giornalistico, è un’alternativa anche ai filtri anti-spot. Al Festival della pubblicità in corso di Cannes, in Francia, è tornato alla ribalta un problema connaturato alla pubblicità stessa: il rischio di risultare invasiva, o poco originale, tanto da raggiungere risultati opposti, rispetto alle intenzioni. Nel canale di internet, specie in mobilità, un simile errore viene amplificato e non resta senza conseguenze.
Secondo il Digital news report del Reuters Institute per lo studio del giornalismo, la maggioranza dei possessori di smartphone non vuole ricevere pubblicità, mentre si informa. Attitudine confermata dall’ascesa dei filtri che bloccano gli annunci sgraditi, contro cui neppure le ragioni di fatturato di editori come Axel Springer, Rtl,Prosiebensat.1, o quello di Die Zeit, hanno prevalso. In Germania, infatti, diversi tribunali si sono pronunciati a favore di AdBlock Plus, filtro della start-up Eyeo che consente di bloccare gli spot, visualizzare solo quelli graditi, o quelli di chi ha pagato per non essere censurato. Senza contare che altri produttori di software stanno andando nella stessa direzione: Apple, in autunno, rilascerà iOs 9 per iPhone e iPad, il nuovo sistema operativo che permetterà di bloccare alcune forme di pubblicità sgradita durante la navigazione con Safari.
(Di Alessio Odini)