Giorgio Busnelli ha cercato a lungo una «nuova casa» per dare continuità e sviluppo a B&B Italia, physician società che produce divani di altissima gamma. Nell’ultimo anno ha parlato con più interlocutori, inizialmente ragionando con operatori industriali anziché fondi, con i quali aveva avuto un’esperienza non come se l’era immaginata ai tempi di Opera, tanto che si era ricomperato le azioni. Ha scelto, shop infine, la Investindustrial di Andrea Bonomi.
La firma è stata messa nel fine settimana e l’annuncio ufficiale sarà dato oggi. Investindustrial ha rilevato «una grande maggioranza» di B&B. Giorgio Busnelli diventa così azionista di minoranza (con il fratello Emanuele) ma la gestione rimarrà nelle sue mani, secondo un modello che Bonomi che ha già sperimentato. Per esempio, con l’azienda di luci d’arredo Flos dove l’ex socio di maggioranza, Piero Gandini, ora in minoranza, è ancora l’amministratore delegato.
E, però, questo è solo il passo iniziale.
L’acquisizione di Flos, prima, e di B&B, adesso, sono infatti parte di un progetto ben più ampio sul tavolo di Investindustrial: una holding del lusso. Su modello di quanto già fatto nella moda dai gruppi francesi ma mai riuscito finora da italiani in Italia. Il fondo di Bonomi ha messo 1 miliardo di euro a disposizione di investimenti nel design e ha in corso altre tre trattative che punta a concludere entro dodici mesi. «Al momento non intendiamo costituire un polo – precisa Bonomi -. Le società resteranno separate ma avranno un unico azionista di maggioranza. Noi le supporteremo nell’internazionalizzazione e nel cogliere le opportunità tecnologiche che si stanno aprendo, in particolare nella distribuzione tramite Internet che negli Stati Uniti sta dando grandissimi risultati».
Saranno, insomma, le singole aziende a fare a loro volta acquisizioni, com’è già stato per Flos che ad aprile ha rilevato Ares (illuminazione per esterni). Nel mirino di Bonomi c’è anche la moda, nel suo segmento più alto; ma se acquisizioni ci saranno non faranno parte del miliardo di euro previsto per il design. Spiegando perché vuole investire nell’arredamento, Bonomi ricorda «la consuetudine» con gli architetti (da Patricia Urquiola a Norman Foster), sia di carattere familiare sia derivata dai tempi di Permasteelisa, l’azienda di costruzioni che Investindustrial ha poi ceduto al giapponese Js Group. E gli architetti – dice Bonomi – si stanno spostando sempre più dalla progettazione di uffici a quella di case. Poi, c’è un tema italiano e riguarda «le imprese che hanno passato gli ultimi anni a combattere contro la recessione: sono riuscite a vincere la battaglia, ma hanno perso tempo e soprattutto il trend della globalizzazione».
Nonostante questo «nel design l’Italia ha una leadership mondiale, non facciamoci scappare questa opportunità». Le prossime acquisizioni potranno essere anche di taglia inferiore rispetto a quelle già realizzate, l’importante è che «siano leader del proprio segmento e di altissimo livello, anche intellettuale». I risultati di questo processo? Si vedranno «tra cinque-sette anni. Siamo un investitore industriale di medio-lungo periodo». Per questo Busnelli ha detto sì. Investindustrial ha 3 miliardi di asset e tra le partecipazioni in Italia ci sono anche Polynt Group (resine poliestere), Stroili Oro (retail oreficeria, in via di dismissione), Perfume holding (cosmetica). Tra i marchi internazionali, Aston Martin (auto di lusso) e PortAventura (parco avventura,Spagna).