(ANSA) – Anche i ricchi hanno cuore. Lo si evince dall’ultimo studio di Ubs-PwC sui miliardari del pianeta in cui viene indicato che dal 2010 ad oggi, diagnosis oltre 100 miliardari statunitensi hanno aderito alla campagna ‘The Giving Pledge’, click lanciata in quell’anno da Bill Gates. Facendolo i paperoni hanno accettato di donare in beneficenza più del 50% del loro patrimonio. Lo studio si basa su un sondaggio a cui hanno risposto 1.300 miliardari residenti in Europa, case Usa ed Asia, che possiedono il 75% della ricchezza patrimoniale globale. Di questi 917 sono “venuti dal niente” ed hanno costruito 3.600 miliardi di patrimonio globale.
Oltre 2/3 dei miliardari ha compiuto 60 anni e ha più di un figlio e deve affrontare quindi il problema della successione. Dal ‘Billionaire Report’ di Ubs-PwC è emerso che tra i miliardari che si sono fatti da soli negli Usa e in Europa, la maggioranza (60%) sceglie di mantenere il controllo sulle attività che li hanno resi ricchi, il 30% cede quote della società tramite quotazione o una vendita sul mercato, mentre il 10% vende l’intera azienda.
Molti di loro hanno iniziato da giovani il proprio viaggio verso la ricchezza, con il 23% che ha stabilito la prima attività imprenditoriale prima dei 30 anni, mentre nel complesso il 68% l’ha fatto prima di compierne 40.
“Noi viviamo oggi in un’epoca di opportunità, nella quale la creazione di ricchezza è accelerata, molto simile all’Età dell’Oro del tardo 19° e primo 20° secolo, quando l’imprenditorialità negli Stati Uniti e in Europa ha portato alla prima ondata di innovazione nella storia moderna,” sostiene Josef Stadler, Responsabile all’interno di UBS del Global Ultra High Net Worth. “Ma la generazione di ricchezza è ciclica, e negli ultimi decenni abbiamo tratto beneficio dall’essere sulla parte alta dell’onda.”
Mentre i membri della popolazione miliardaria mostrano normalmente alcuni tratti simili, ovvero una intelligente propensione al rischio, un’attenzione ossessiva verso il business e una forte etica del lavoro, essi hanno costruito i loro patrimoni in modi diversi.
Negli Stati Uniti, ad esempio, il settore dei servizi finanziari è stato il principale creatore di miliardari venuti dal nulla, con una quota del 30%. Il patrimonio per ciascun miliardario all’interno del settore sfiora una media di 4,5 miliardi di dollari. Per contro, i miliardari che si sono fatti da soli nell’ultimo ventennio in Europa (il 49,5%) e in Asia (il 20%) sono un prodotto dell’industria dei consumi. Con un patrimonio medio di 5,7 miliardi di dollari, gli imprenditori europei sono significativamente più ricchi degli asiatici (3,2 miliardi di dollari).
Tuttavia, il gruppo di miliardari self-made asiatici è un caso unico, perché l’accumulo di ricchezza nella regione è più recente rispetto ad altre parti del mondo. I miliardari asiatici sono generalmente più giovani rispetto agli altri, con una età media di 57 anni, ovvero 10 anni in meno rispetto agli americani e agli europei. Inoltre, il 25% di loro è cresciuto in povertà, una percentuale importante rispetto all’8% degli americani e al 6% degli europei. Quale conseguenza di questi fattori, UBS e PwC prevedono che in futuro l’Asia sarà il centro della creazione dei nuovi patrimoni miliardari.
La maggior parte dei miliardari self-made che decide di vendere l’intera società diventa un investitore finanziario. In Europa e in Asia, è molto probabile invece che i miliardari creino una dinastia economica, con il 57% delle famiglie miliardarie europee e il 56% di quelle asiatiche che subentrano nell’azienda di famiglia quando il patriarca/fondatore si ritira. Questo scenario è invece di gran lunga meno comune negli Stati Uniti (il 36%), dove si è diffusa la pratica dei lasciti in filantropia lanciata da Bill Gates. Queste donazioni sonoa supporto dell’istruzione, della salute e delle cause umanitarie in tutto il mondo. In particolare, tendono a concentrarsi su iniziative che offrano dei risultati tangibili e misurabili: sapere quante vite siano state influenzate dalle loro donazioni, vedere migliorare le condizioni di salute o di vita, oppure finanziare cause diverse attraverso il micro-credito. Negli Stati Uniti, è molto popolare la “filantropia visibile”, con donazioni effettuate attraverso istituzioni.