“Chi vuol far paragoni, medicine può avere un primo parametro” nello spread dell’Italia del 2011, cioè 500 punti base sopra il Bund tedesco, che “per inciso è quello precedente all’ingresso dell’Italia nell’euro”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, in audizione alla Camera.
“Le prospettive di crescita sono in questo momento più favorevoli che negli ultimi anni”: ha detto il presidente della Bce, aggiungendo che vi sono segnali che “la ripresa debole e disomogenea acquisti forza e stabilità”.
“In vari paesi dell’Eurozona la crescita potenziale si è smorzata già prima dell’introduzione dell’euro”, passando per l’Italia dal 2,5% dell’inizio degli anni ’90 all’1,5% del 1999, e riducendosi ora a quasi zero secondo il Fmi.
“In Italia vi è un’alta concentrazione di micro-imprese a produttività inferiore alla media, con una regolamentazione che le incentiva a rimanere piccole”. Draghi rileva che dimezzare i procedimenti civili aumenterebbe le dimensioni fra l’8 e il 12%.
Il calo dei tassi d’interesse a lungo termine e il deprezzamento dell’euro, conseguenza del ‘QE’, dovrebbero spingere la crescita italiana “di un punto percentuale entro il 2016”.
Poi sulla possibilità che la Bce possa finanziare il piano Juncker: “Già oggi la Bce sta acquistando, o acquisterà, obbligazioni della Bei (Banca europea degli investimenti, ndr), ma può farlo soltanto sul mercato secondario. Questo è certamente qualcosa a cui guardare”.
Per il presidente Bce “un consolidamento” del sistema bancario italiano ha “argomenti forti. Draghi rileva come fino a poco fa l’Italia aveva “750 banche che sono 750 cda e ogni cda ha minimo 5 membri: una banca ne aveva 19 qualche anno fa, tutto questo sistema lo pagano i clienti”.
L’Italia, come altri, ha consolidato i propri conti aumentando le tasse e tagliando gli investimenti pubblici, “mentre la spesa corrente continua ad aumentare”. Lo dice Draghi che condivide “pienamente” la necessità di più investimenti pubblici.
“Io personalmente penso che trincerarsi nuovamente dentro i confini nazionali non risolverebbe i problemi”. Secondo Draghi ci sarebbero ugualmente i temi della “bassa demografia e del debito alto” e “la disoccupazione finirebbe per aumentare”.
La Bce può aiutare a riavvicinare la crescita al livello potenziale, ma questo può essere alzato “solo attraverso le riforme strutturali”.
“Le regole di bilancio nell’Eurozona sono state disattese più volte sottoponendo la fiducia reciproca a forte tensione”. Draghi spiega che i paesi devono darsi come obiettivo quello di sostituire le regole, che vanno rispettate, con “istituzioni più forti”.
“Certo, la Bce vede con favore la bad bank in Italia”.
Vi è chi crede che la politica monetaria espansiva della Bce disincentiva le riforme strutturali, ma “noi abbiamo un punto di vista opposto, la Bce crea le condizioni economiche migliori per fare le riforme strutturali”.
Draghi giudica non verosimile chi dice che vi sia “scarsità di titoli” da acquistare nell’ambito del programma di Qe. Parlando in audizione alle commissioni riunite della Camera ha rilevato come “da 30 anni si dice che in Europa c’è un debito pubblico alto” ribadendo gli obiettivi di acquisti per 60 miliardi a marzo.
La Bce “guarda con molto favore a iniziative per ridurre il peso delle partite deteriorate nei bilanci delle banche in modo da liberare risorse” a beneficio delle imprese. Draghi sottolinea che il processo di emersione delle sofferenze è iniziato con gli stress test della Bce.
Prima dell’audizione Draghi ha incontrato la presidente della Camera Laura Boldrini. Stretta di mano e scambio di battute di cortesia davanti ai fotografi prima del colloquio privato.