Entro fine mese arriveranno le linee guida del governo guidato da Matteo Renzi per riorganizzare il settore delle agenzie stampa e soprattutto per razionalizzare la spesa delle convenzioni e il numero delle agenzie in Italia (11 in tutto). Ecco, no rx allora, tadalafil che alcune testate si stanno muovendo per adeguarsi, mentre altre (quelle piccole in particolar modo) rischiano di essere tagliate fuori dal sistema con cui l’esecutivo paga per avere flussi aggiornati di news.
Tra i nuovi parametri annunciati nei giorni scorsi a editori e sindacato non c’è solamente una redazione con almeno 50 giornalisti assunti a tempo indeterminato full time, un minimo di 500 lanci di news al giorno e disporre di tre sedi nazionali.
Ma viene richiesto anche che il peso delle convenzioni non sia superiore al 45% del loro fatturato complessivo. In particolare, le testate destinatarie dei fondi pubblici devono avere almeno 30 contratti di abbonamenti veri (ossia pagati). Entrambe le indicazioni puntano a evitare situazioni passate in cui gruppi editoriali avevano nelle convenzioni statali fino al 70% circa dei loro ricavi. «Il mercato non possiamo essere noi», ha ribadito in settimana Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria, durante un incontro con gli editori.
Le nuove regole partiranno a regime dal prossimo anno, nelle intenzioni del governo che le inserirà in un regolamento ad hoc, ma riguarderanno già la seconda tranche di pagamenti di quest’anno (vedere ItaliaOggi del 30/12/2014). In aggiunta, il nuovo schema comprende che ogni agenzia italiana abbia una partnership con una testata internazionale e che ogni redazione resti aperta 15 ore al giorno, tutti i giorni. Sul fronte occupazionale, si terrà conto della reale occupazione al netto dell’uso degli ammortizzatori sociali (per esempio nel caso di regimi di solidarietà che riducono stipendi e orario di lavoro).
Ma chi sono le agenzie che rispettano i nuovi parametri e come si stanno muovendo quelle che rischiano di rimanere tagliate fuori? Il punto di partenza è che il governo punta a una riduzione del numero delle agenzie ma «possiamo solo promuovere una moral suasion», ha sottolineato Lotti, non potendo intervenire a colpi di norme sulla libera iniziativa privata. Quindi sono due le ipotesi più probabili: o le realtà che non rispondono ai parametri annunciati si aggregheranno tra loro (verosimilmente le piccole agenzie) oppure sarà chi è in regola (i big del settore) a inglobare gli altri.
Partendo dai grandi del settore, si è ripreso a parlare nuovamente di una possibile fusione Agi-Ansa. Mentre l’Ansa ha riconfermato ieri Giulio Anselmi per la terza volta alla presidenza dell’agenzia e ha approvato un bilancio 2014 in sostanziale pareggio, dall’Agi il suo a.d. Gianni Di Giovanni bolla la fusione come «nuovamente nulla di vero». Semmai, conferma a ItaliaOggi Di Giovanni, «lo strumento giusto per una razionalizzazione del settore è l’Ati-Associazione temporanea di imprese, una sorta di raggruppamento temporaneo di impresa, stabile e durevole. Quello che è in essere, per esempio, tra Agi e Italpress e che può essere allargato ad altri». Di base c’è il ragionamento di molti addetti ai lavori che, se il governo specificherà in modo dettagliato le sue necessità di essere informato su ambiti differenti, allora le agenzie si potranno alleare in raggruppamenti diversi proprio per offrire flussi informativi specializzati. Per esempio, una grande generalista con una più piccola specializzata sui lavori parlamentari (come 9colonne) o sulla finanza (come Radiocor). Tra le realtà medio-grandi ci sono, poi, alcune agenzie che soddisfano la maggior parte dei parametri e sono al lavoro per rispondere a quelli restanti. Diversa, invece, la posizione delle agenzie più piccole tra cui pure Velino e Dire, che non rispondono ai principali requisiti. Al di là di come prenderà forma la razionalizzazione del settore, se razionalizzazione sarà, «sicuramente ci sarà una ricaduta occupazionale», ha dichiarato il neosegretario generale Fnsi Raffaele Lorusso. «Per questo abbiamo chiesto di salvaguardare i livelli attuali. Inoltre, chiediamo di premiare chi va oltre il rispetto formale dei parametri».
di Marco A. Capisani Italia Oggi