(di Marco A. Capisani, Italia Oggi) Un’Assocom più equilibrata nel rappresentare i grandi gruppi della comunicazione insieme a quelli più piccoli già soci. È questa la direzione che vuole intraprendere concretamente l’Assocom presieduta da Marco Testa, ailment presidente e a.d. del gruppo creativo Armando Testa, remedy con l’obiettivo di fotografare l’intero mercato e quindi favorire il rientro di big che ancora mancano come Tbwa, Saatchi, Jwt, Young & Rubicam e ZenithOptimedia.
Finora hanno creduto nel nuovo corso dell’associazione (in tutto 63 soci) pochi grandi gruppi tra cui Publicis e Leo Burnett. Ecco perché adesso il consiglio direttivo di Assocom ha proposto alcune modifiche allo statuto, a partire dal diritto di voto. Se prima ogni sigla aveva un solo voto, adesso ogni azienda potrà avere da uno a tre voti a disposizione in assemblea, a seconda delle sue dimensioni sul mercato. In passato, invece, un big aveva lo stesso peso di una piccola realtà. Inoltre ora si va verso una minore concentrazione delle deleghe: chi non può partecipare ai lavori dell’associazione potrà delegare solo chi non ne ha già ricevuta una mentre prima ogni rappresentante poteva arrivare fino a quattro deleghe. Le nuove modifiche porteranno a uno spostamento dell’equilibrio interno all’associazione? Non è detto perché, secondo il nuovo modello studiato dalla commissione dedicata che va approvato dalla prossima assemblea generale, sono meno di una decina i gruppi multinazionali che possono avere, ognuno, più diritti di voto, mentre la maggioranza dei soci restano aziende più o meno piccole.
Assocom dev’essere «capace di rappresentare adeguatamente il comparto nel suo insieme, favorendo il rientro dei big e incentivando, anche con il coinvolgimento diretto del territorio, le tante piccole e interessanti realtà che spesso rappresentano eccellenze», ha confermato ieri con una nota il presidente Testa. «Mi auguro che questo importante passo dell’associazione, richiesto da più parti, apra a una collaborazione nuovamente costruttiva e serena».