I listini internazionali sono in una fase d’attesa dopo la galoppata degli ultimi sei mesi che ha portato le azioni globali a crescere di 5mila miliardi di dollari. Le Borse Ue cercano il rimbalzo, capsule poi peggiorano. Pmi dei servizi in crescita nell’Eurozona, peggiora l’Italia. Telecom sotto osservazione dopo il piano per la banda larga
(di RAFFAELE RICCIARDI, Repubblica)
MILANO – Ore 14:20. I mercati europei cercano il rimbalzo in una fase di stallo, che sta caratterizzando gli ultimi giorni di contrattazioni dopo un periodo d’oro: l’abbondante liquidità iniettata dalle Banche centrali, l’attesa per quella in arrivo dalla Bce e l’andamento confortante dell’economia Usa hanno portato nell’ultimo semestre 5mila miliardi di dollari in più sui listini azionari, come dicono i calcoli Bloomberg. “Mancano nuove scintille per far scattare gli acquisti e questo spinge gli investitori a prendere profitto e attendere nuovi segnali”, annota Matthew Sherwood di Perpetual all’agenzia Usa: “Il mercato azionario sta iniziando a mostrare segni di affaticamento”.
L’agenda macro di giornata, alla vigilia del board della Bce che dettaglierà il Quantitative easing, si concentra sugli indici Pmi dell’istituto Markit sul settore dei servizi e composito per l’Eurozona. A febbraio l’indice Pmi dei servizi sale a 53,7 punti nella zona con la moneta unica, trainato da Spagna, Irlanda e Germania. Delude invece l’Italia, con una quota di 50 punti che rappresenta un calo dal precedente 51,2. Da monitorare anche le vendite al dettaglio dell’area con la moneta unica, dopo il boom della Germania di ieri: i consumi sono aumentati dell’1,1% a gennaio 2015 nella zona euro e dello 0,8% nella Ue-28. Più ricco il programma negli Stati Uniti, dove i nuovi occupati Adp del settore privato salgono meno delle attese (+212mila) a febbraio.
In questo clima, le Borse europee trattano contrastati dopo la pausa di riflessione della vigilia: Milano avanza dello 0,2%, Parigi dello 0,5% e Francoforte dello 0,2%. Peggio Londra, in rosso dello 0,1%. Da monitorare Telecom, dopo che il governo ha presentato le linee guida per la banda larga senza dare diktat all’azienda Tlc sulla vecchia rete in rame.
L’euro, in scia ai deboli riscontri arrivati dagli indici Pmi servizi dei principali paesi dell’area euro, strappa di nuovo al ribasso: il cambio col dollaro Usa è sceso fino a 1,1119, molto vicino ai minimi sotto 1,11 toccati il 22 gennaio dopo l’annuncio del QE da parte della Bce. Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi è stabile a 101 punti: il rendimento si attesta all’1,38% ed è poco lontano da quello spagnolo.
La seduta di ieri a Wall Street è stata la peggiore da settimane: S&P 500 e Nasdaq non registravano una performance simile da fine gennaio. Gli investitori, che hanno preso beneficio dopo i record, hanno anche digerito le immatricolazioni auto deludenti registrate negli Usa a febbraio. C’è attendismo in vista del target di crescita del Pil per il 2015 da parte della Cina (previsto per domani) e del rapporto sull’occupazione americana (venerdì). L’S&P 500 ha perso lo 0,45%, il Dow Jones ha ceduto lo 0,47%, il Nasdaq ha visto un -0,56%.
L’andamento negativo degli Usa ha pesato anche sulla Borsa di Tokyo, in mattinata, con l’indice Nikkei che ha ceduto lo 0,59% attestandosi a quota 18.703,60 punti. Il Topix ha segnato la prima seduta negativa in cinque giorni. Non ha giovato agli scambi il fatto che l’indice Pmi per i servizi di Markit di febbraio, in Giappone, sia calato a 48,5 punti dai 51,3 di gennaio. Cala anche l’indice composite, che scende a 50 punti dai 51,7 di gennaio. Miglioramenti invece il Cina: il Pmi servizi si è attestato a 52 punti dai 51,8 di gennaio. Restano comunque le tensioni sui mercati emergenti dell’Est: l’India ha tagliato a sorpresa i tassi d’interesse, una riunione del Ppcc cinese potrebbe fare il punto sul rallentamento economico.
Sul fronte delle materie prime, infine, tendenza contrastante per le quotazioni del petrolio con i contratti sul greggio Wti con scadenza aprile che guadagno ancora e vengono scambiati a 50,54 dollari al barile. Inverte il trend invece il Brent che scende a 60,7 dollari al barile. Quotazioni dell’oro in rialzo sui mercati asiatici dove il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,5% e a 1.209 dollari l’oncia.