Sei già un giovane promessa nel mondo della danza, prostate da dove viene Giorgia e dove vorrebbe arrivare? Quando hai scoperto la passione per la danza?
Quando ero piccola vedevo la danza come una bellissimo “passatempo” ed un modo per fare nuove conoscenze. D’altronde c’erano tante bambine che condividevano il mio stesso interesse ed avevo la possibilità di osservare le ragazze più grandi, sperando di diventare un giorno come loro. Direi che la passione è nata gradualmente, stuff con il corso degli anni e l’aumentare delle lezioni: non c’è stato un momento preciso in cui ho deciso di provare a fare la ballerina. A undici/dodici anni la mia insegnante mi ha consigliato di aumentare il numero di lezioni. Facevo lezione mediamente dalle 14, appena finita la scuola, fino alle 21, con un’oretta di pausa per studiare e fare i compiti. A mio parere, anche la routine e questa quotidianità rigidamente scandita e pianificata hanno incentivato la mia passione. Ovviamente tutto è diventato più chiaro quando sono stata presa in Accademia a Stoccarda: insegnanti preparatissimi ed un ambiente “intriso di danza” mi hanno fatto capire che avrei fatto, o almeno provato, a fare questo nella vita.
Quali sono le personalità’ del balletto alle quali t’ispiri?
Non ho un/una ballerino/a preferito/a in particolare, cerco di trarre ispirazione da chiunque veda ballare. Sicuramente degne di nota sono l’italiana Alessandra Ferri, la francese Sylvie Guilleme, le russe Svetlana Zakharova e Natalia Osipova, così come Alina Cojocaru e Marianela Nuñez. Mi ispiro a tutti coloro che mi trasmettono qualcosa attraverso il proprio movimento. La danza non è solo esecuzione, non è sport, è un arte, il che implica la trasmissione di emozioni.
Qual e’ la realtà della danza oggi in Italia?e nel resto del mondo?
Qui tocchiamo un tasto dolente. Per quanto riguarda l’Italia, credo che la maggior parte della gente veda la danza come qualcosa di vecchio, obsoleto ed elitario. Mi spiego meglio: abbiamo un patrimonio artistico e culturale unico ed ineguagliabile al mondo, ma non viene sovvenzionato, “sfruttato” e molte volte neanche apprezzato. E non è solamente una questione economica e politica: non metto in dubbio l’evidente mancanza di fondi per il mantenimento di un teatro. Ma come possiamo mantenere aperto un teatro, un’arena, se ad ogni spettacolo vengono venduti la metà, massimo i tre quarti dei biglietti? Ovviamente l’economia non aiuta, ma è necessario cambiare mentalità. All’estero, invece, ho notato una maggior attenzione all’arte. All’ Opernhaus di Stoccarda, dove ha sede la compagnia, ci sono due/tre serate di balletto a settimana, accompagnate da opera e prosa. Questo avviene tutto l’anno, persino durante le feste. A Natale e Pasqua, per esempio, le repliche aumentano, al fine di permettere una maggior affluenza. Sconvolgente sapere che tutti gli spettacoli sono sold-out. La vendita dei biglietti inizia due mesi prima, e spesso capita di non trovare più biglietti il giorno dopo l’apertura delle casse. Come si può notare è sicuramente una questione economica, ma anche culturale. Ovviamente anche qui “non è tutto ora quello che luccica”: non è semplice essere in una grande compagnia, soprattutto i primi mesi, quando ti senti “l’ultimo arrivato”. Inoltre, con l’entrata in compagnia si passa da studio a lavoro, quindi sarebbe ipocrita dire che non c’è “competizione”. Ma, fortunatamente, questo processo di ricerca della perfezione fa crescere e maturare, non solo come artista, ma anche come persona.
Credi che il talento possa emergere sempre e comunque? Ed il merito prevalga?
A mio parere, il talento gioca un ruolo importante nella carriera di un ballerino, ma non è l’unico fattore. La predisposizione può aiutarti nelle prime fasi, ma ci sarà sempre un ostacolo da superare, qualcosa da migliorare: è il momento in cui si vede se un bel fisico è collegato ad un buon cervello. Nella danza, così come nella vita, non ci si può “sedere sugli allori”: si tratta di una continua ricerca della perfezione, non c’è un punto d’arrivo. Il talento aiuta, ma sono il lavoro, lo sforzo e la dedizione che portano al miglioramento. L’impegno, la fatica sono elementi quotidiani nella vita di ogni artista. Ovviamente ci si augura sempre che il merito prevalga, ma ci vuole anche un pizzico di fortuna. Alla premiazione di un concorso, ho avuto l’onore di ascoltare le parole della grande Carla Fracci: “Il lavoro è fondamentale, ma non è il solo: ci vuole anche un po’ di fortuna. Essere nel posto giusto al momento giusto”. E non vale solo nella danza.
Se avessi la possibilità di realizzare i tuoi desideri a breve, quali avrebbero la priorità?
I miei sogni a breve termine sono due. Innanzitutto spero di aver la possibilità di continuare con questa passione, che mi arricchisce quotidianamente. In questo momento non credo di essere psicologicamente pronta a lasciare ciò che è stata la mia vita fino ad ora. Come secondo desiderio, vorrei potermi laureare con buoni voti e senza intoppi alla Facoltà di Lingue e Letterature straniere che ho iniziato a frequentare quest’anno dopo la maturità.