
Si amplia il fronte delle indagini della Consob sui titoli delle banche popolari. Sono stati attivati canali di cooperazione con varie autorità di mercato, sia all’interno dell’Unione Europea che al di fuori. Anche se siamo ancora nella fase di indagini preliminari, ciò segna un passo significativo nella ricostruzione di quell’immenso movimento speculativo che ha caratterizzato la riforma delle banche popolari, approvata per decreto dal governo. Proprio ieri, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha ribadito l’importanza di procedere con una tempestiva accelerazione. Ci sono stati incrementi a doppia cifra e volumi cresciuti fino a diciassette volte dal 19 gennaio, con la Popolare Etruria che è diventata improvvisamente la più desiderata nel panorama delle banche popolari.
È praticamente certa l’attivazione della “sorella” britannica FCA (Financial Conduct Authority) da parte della Consob, poiché sarebbero emerse posizioni significative su alcune banche proprio a Londra. Anche Lussemburgo e Svizzera sarebbero coinvolte in una possibile richiesta di cooperazione, ma se i rumor sui pacchetti trasferiti a Singapore e Cayman sono veritieri, c’è il rischio che questo si fermi a un livello successivo, quello dei paradisi fiscali impermeabili alle autorità di controllo. Determinare chi ha operato non significa necessariamente scoprire chi ha tratto vantaggio. Inoltre, se l’operazione è puramente speculativa, rientra nella logica del mercato; è un’altra questione se derivi da un abuso di informazioni privilegiate. Insomma, il compito degli uffici della Consob si presenta lungo e complesso. Alcuni dettagli aggiuntivi potrebbero emergere dall’audizione di mercoledì prossimo alla Camera del presidente della Commissione, Giuseppe Vegas.
In secondo piano, ma sempre sotto i riflettori, c’è il caso della Popolare Etruria (+65% in cinque sedute dal 19 al 23 gennaio), l’istituto toscano di cui è vicepresidente Pier Luigi Boschi, padre della ministra per le Riforme, Maria Elena. Era l’unica banca del gruppo a aver già annunciato la trasformazione in Spa, un annuncio che ha innescato un’accelerazione per le altre banche popolari. Anche se al momento non sembra esserci un collegamento diretto con i movimenti speculativi, posizioni di soci e conti correnti relativi all’attività della banca di Arezzo sono collegabili a un’istituzione privata di Lugano, la Banca Zarattini, e a UBS di Zurigo.
Ieri, Pier Paolo Baretta, sottosegretario per l’Economia, ha risposto alla Camera a un’interpellanza di Renato Brunetta (FI), offrendo una panoramica sulle dinamiche borsistiche delle banche popolari. «Le analisi condotte finora dalla Consob – ha chiarito Baretta – hanno evidenziato la presenza di intermediari attivi sul mercato con posizioni vantaggiose». Questo significa che sono stati effettuati acquisti prima del 16 gennaio (data delle prime comunicazioni specifiche sulla riforma) «eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva». Nella maggior parte dei casi, tali acquisti «sembrano costituire l’assunzione di posizioni lunghe», quindi al rialzo. Baretta ha anche sottolineato che Matteo Renzi, il 16 gennaio, «a mercati chiusi, quindi dopo le 17.30, ha rilanciato sul tema della riforma alla direzione del PD». «Inquietante», ha replicato Brunetta. Ma cosa disse esattamente Renzi a quella direzione del PD «dopo le 17.30»? «Credo che nelle prossime ore, nelle prossime settimane arriverà un provvedimento importante per il settore del credito». Ore più che settimane. E alle 17.58 di venerdì 16 gennaio, l’agenzia Ansa riportava già la notizia: «Banche: in arrivo norme per la riforma delle Popolari e delle Bcc».