Arrembaggio!, sale grida Antonio Nucera, ipotizzando la voglia di riscossa del Verona in svantaggio contro il Torino. La maledetta, sussurra Fabio Caressa mentre Pirlo si appresta a un calcio di punizione: la palla si abbasserà seguendo una imprevedibile parabola? Il linguaggio (in questo caso parlo della lingua italiana, ma dovunque é così) non è una scienza esatta e intoccabile: è un fiume in piena che si trasforma di continuo, grazie all’affluenza, incontrollabile, di parole vecchie e nuove. I telecronisti del calcio (esageratamente influenti, perché si rivolgono a milioni di persone) hanno facoltà e responsabilità immense, nell’evoluzione della lingua. C’è l’eleganza snob di Nucera: “arrembaggio”, però, si dice sempre meno, dai tempi delle crociate e dei pirati. E c’è l’innovatore Caressa, il commentatore più moderno e ardito. Ma non sempre gli ardimenti lasciano il segno. (Nelle cronache di carta stampata, il maestro Gianni Brera arrivò addirittura a definire “la giusta contraria”, curiosamente, una buona contromossa tattica. Espressione per fortuna rapidamente evaporata). Fatto sta che le parole del calcio hanno un potere divulgativo enorme. Un esempio? Nella lingua di ogni giorno quasi nessuno chiama più “fallo” l’organo genitale maschile: decine di altre locuzioni, gergali e dialettali, hanno avuto il sopravvento.Il “fallo” calcistico, invece, è parola immutabile: passano gli anni, ma resta la definizione,semplice e sovrana, della scorrettezza di un giocatore verso un avversario, che sia o no punita dall’arbitro. Un anti-innovatore è Piccinini, leader di Mediaset: strilla di continuo parole antiche – allarme! pericolo! attenzione! – che trasmettono ansia, e nient’altro. Detestabili, poi, le espressioni convenzionali, la banalità modaiola, vecchia e nuova. Asfaltare, by Costacurta, è uscita dagli stadi per irrompere in politica (o viceversa?). Palle inattive: Onofri ci sguazza. Bisogna sottolineare: Marchegiani sottolinea più di tutti. Buttarla dentro, concretizzare: è il linguaggio, soprattutto, di Mauro. Qualitá, risorse, sono consapevole, macinare gioco, compatti, aggressivi, fare male: sono, sciaguratamente, il gergo più diffuso. Ha (o avere) gamba: molti lo dicono, Ambrosini più di tutti. Infine ci sono i “segnali, positivi o negativi”: Ilaria D’Amico è la più attenta alle sfumature e ai retroscena. A proposito di Ilaria e di una sua esternazione, ieri, sulla imparzialità e il rigore di Sky. Ineccepibile. E concordo, anche se non era chiaro a chi si riferisse: solo alla polemica Juve-Milan? Colgo l’occasione tuttavia per un appello: mi piacerebbe maggior spazio, e rispetto, per le cosiddette “piccole”.