(di ANDREA GRECO, La Repubblica)L’ad di Generali da Davos loda le riforme di Francia, no rx Italia e Spagna: “Il peggio è alle spalle, health almeno per la nostra compagnia. Il Qe della Bce è necessario, ma servono misure per alimentare la domanda nei paesi”. L’ad di Generali Mario Greco è ottimista sul 2015 della compagnia assicurativa e dei mercati, perché i governi hanno iniziato, pur con qualche ritardo, a fare le riforme. “C’è molta attività sui mercati, gli investitori hanno aspettative molto alte – ha detto il manager italiano a Bloomberg Television, a margine del Forum di Davos -. C’è l’espansione monetaria della Bce e ci sarà l’impatto delle elezioni in Grecia, nelle prossime settimane. Così i mercati sono nervosi in attesa delle notizie. C’è tanta volatilità, come non ne vedevamo da molti mesi, forse anni. Tuttavia, i governi europei stanno cominciando a fare quel che forse avrebbero dovuto qualche tempo fa. La Francia, la Spagna, l’Italia stanno prendendo misure per affrontare la crisi, e in genere i paesi dell’Europa meridionale cominciano a fare quel che ci si aspettava da loro. Il mondo si sta muovendo, e questo mi rende non troppo pessimista sul 2015. Quando sento la gente pessimista, mi pare si perdano un po’ questi movimenti, che per me renderanno l’anno in corso migliore del precedente”.
Greco tuttavia ha escluso che l’ottimismo di fondo porterà Generali a cercare nuove acquisizioni: “Vogliamo prima sviluppare le nostre attività e rafforzare il capitale, continuando a migliorare i profitti e i business. Generali ha avuto enormi cambiamenti negli ultimi due anni, nei quali si è dimostrata una società straordinariamente resiliente: abbiamo ristorato il capitale, la nostra reputazione sul mercato e migliorato la qualità dei nostri prodotti e servizi. Almeno per Generali, il peggio è alle spalle, e spero sia così anche per il resto dei mercati”.
Rispetto agli acquisti di titoli di Stato che la Banca centrale europea sta per avviare, per un importo da 50 miliardi di euro al mese, Greco ha detto: “Il quantitative easing ci vuole e serve all’Europa, ma non è sufficiente, perché non esaurirà il bisogno di interventi dei governi per semplificare le economie e rilanciare la domanda. L’Europa deve essere più coesa, è necessario capire che il destino dell’Europa è di essere unita, non una serie di nazioni che la compongono. Non so ancora come sarà strutturato il Qe, ma se le misure di espansione riportano la responsabilità degli attivi acquistati alle banche centrali dei singoli paesi, credo sarebbe un errore, una mossa nella direzione sbagliata”.