Borse caute, ma il petrolio tiene. Lo spread sopra 140 punti base

borsa (archivio)(di RAFFAELE RICCIARDI, clinic La Repubblica)I listini contrastati in scia al quadro generale di tensione, shop alimentata dal calo del greggio e dall’incertezza sul futuro politico di Atene. Oggi l’oro nero riesce a stabilizzarsi, nonostante l’Opec abbia annunciato che non taglierà la produzione neppure con i prezzi a 40 dollari al barile. Il rendimento dei Btp decennali verso il 2,1%. Wall Street riparte dalla peggior settimana dell’anno e aspetta le mosse della Fed, Tokyo scivola (-1,6%) nonostante la vittoria di Abe. La temuta riapertura dei mercati, dopo una delle peggiori settimane da mesi, avviene ancora sotto il segno della cautela, tanto in Asia quanto in Europa, dove le prime battute di scambi sono comunque meno traumatiche delle aspettative.

Sono molti gli elementi che preoccupano gli investitori, fin qui sospinti dalle generose iniezioni di liquidità delle banche centrali. In primo luogo il tracollo del prezzo del petrolio, che ha dimezzato il suo valore in sei mesi, e mette in apprensione i mercati. E’ vero, infatti, che un calo dei prezzi anche alla pompa rappresenta una sorta di ‘manovra’ di mercati, un aiuto all’economia e ai consumi. Ma d’altra parte le quotazioni degli energetici, il rischio di accelerare la deflazione, la guerra geopolitica tra Opec e Usa e il pericolo che alcuni petro-Stati finiscano gambe all’aria non lasciano dormire sonni tranquilli. A ciò si aggiunga il fatto che la domanda è bassa perché l’economia globale è tutt’altro che florida e si ottiene il mix giusto per avere i ribassi di mercato. Anche perché il cartello dei produttori, nel fine settimana, ha fatto sapere di non voler tagliare i volumi estratti “neppure con il petrolio a 40 dollari”: chiaro segnale di determinazione a portare avanti questa guerra contro lo ‘shale’ americano fino alla fine. Sullo sfondo, inoltre, si agita lo spettro delle elezioni anticipate di Atene, che fa riprecipitare il Vecchio continente in uno stato d’incertezza.

Così le Borse europee trattano caute ma positive: a Milano, Piazza Affari si rafforza al +0,6%. Londra e Francoforte sono poco mosse a +0,1%, ancheParigi – che inizialmente sconta il taglio del rating francese da parte dell’agenzia Fitch – passa in verde a +0,3%. Trainante per il Ftse Mib èSaipem, che prova a rimbalzare con convinzione dopo un’infilata di sedute negative. La Borsa di Tokyo non riesce a beneficiare del largo successo di Shinzo Abe alle elezioni da lui stesso anticipate per rafforzare la maggioranza. La coalizione Liberaldemocratici-Komeito ha riconquistato la maggioranza dei due terzi nella Camera Bassa, rafforzando le prospettiva di una stabilità politica di lungo termine, ma il Nikkei ha terminato gli scambi con una brusca correzione dell’1,57%, scontando le perdite registrate venerdì da Wall Street e l’incertezza dello yen.

Se non altro, oggi il prezzo del petrolio sembra prendersi una pausa nel vortice di ribassi: passa di mano in leggero rialzo sopra 58 dollari. Sui mercati asiatici i future sul Light crude avanzano di 43 cent a 58,24 dollari, dopo aver toccato un minimo dal maggio 2009 di 56,25 dollari. Il Brent di Londra sale di 65 dollari a 62,50 dollari, doper aver raggiunto 60,28 dollari al barile, un livello che non si registrava dal luglio 2009 (le materie prime).

Partenza in rialzo per lo spread Btp-Bund. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi si attesta in avvio a 145 punti base dai 143 registrati venerdì in chiusura. Il rendimento del titolo italiano decennale è al 2,08%. L’euro apre in rafforzamento sopra 1,24 dollari e anche lo yen avanza, mentre sui mercati prevale l’avversione al rischio. Occhi puntati sulla riunione della Fed che si terrà questa settimana prima delle vacanze natalizie, e potrà dare qualche indicazione sul percorso di innalzamento del costo del denaro. La moneta europea passa di mano a 1,2465 dollari, il cambio con lo yen è a 147,35.

L’agenda macro odierna non è particolarmente ricca, ad esclusione dei dati sulla produzione industriale negli Usa e sulla fiducia nel settore delle costruzioni. In Italia, l’Istat traccia una diminuzione dei prezzi all’importazione industriale, a ottobre, dello 0,1% rispetto a settembre e dell’1,7% nei confronti di dodici mesi prima. Più avanti in settimana, oltre alla riunione Fed, emergeranno dati importanti sulla fiducia in Germania e sull’inflazione dell’Eurozona (l’agenda dei mercati). In mattinata, dal Giappone è emerso che la fiducia delle grandi imprese manifatturiere è scesa di un punto a dicembre, segno della prudenza dovuta a un’economia in recessione. La fiducia è scesa a +12, secondo l’indagine Tankan realizzata su base trimestrale.

Wall Street è reduce dalla peggior settimana del 2014, con gli indici industriali tornati sui livelli d’ottobre. Il timore per il petrolio, come accennato, non è solo per un eccesso di scorte ma anche di un rallentamento dell’economia globale, come indica la flessione del 46% dei prezzi del greggio dai massimi di giugno. Con tutte le 30 blue chip in calo, il Dow ha chiuso la peggiore giornata in due mesi lasciando sul terreno 315,51 punti, l’1,79%, a quota 17.280,83. Nell’ottava ha ceduto il 3,8%, la peggiore contrazione dal novembre 2011. L’S&P 500 ha segnato un -1,6%, con un bilancio settimanale a -3,5%, il peggiore dal maggio 2012. Il Nasdaq ha perso l’1,16%, a quota 4.653,6, in ribasso del 2,7% in 5 giorni di scambi.

Infine, l’oro è debole sui mercati asiatici in attesa delle decisioni del vertice della Federal Reserve. Il metallo con consegna immediata cede lo 0,7% a 1213,5 dollari l’oncia.

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