Borse caute, petrolio in recupero. Attesa per l’asta Bce

borsaI listini trattano intorno alla parità. Deboli i dati sull’inflazione in Germania e Francia: altre indicazioni a Draghi per accelerare l’intervento. Oggi l’Eurotower comunica il risultato dell’asta di liquidità finalizzata a sostenere il credito alle imprese: sotto 120 miliardi sarà il secondo flop. Wall Street e Tokyo infilano la terza seduta consecutiva di ribassi

MILANO – Il crollo del prezzo del petrolio e l’evoluzione politica ad Atene, click con la richiesta di elezioni presidenziali anticipate da parte del premier Antonis Samaras e la possibilità che si arrivi a sciogliere il Parlamento – vista la sua insufficiente maggioranza -, fanno ancora da quinta alla giornata dei mercati. Sul fronte dell’oro nero le indicazioni sono per una pausa nel percorso di discesa delle quotazioni, spinte nelle ultime ore al ribasso dal taglio delle stime Opec sul fabbisogno del prossimo anno, mentre negli Usa le scorte sono aumentate inaspettatamente.

Il prezzo del petrolio è ritornato oggi sopra 61 dollari al barile. Sui mercati asiatici i future sul Light crude risalgono di una manciata di cent dopo essere scesi ieri a un minimo da 5 anni di 60,43 dollari. Anche i future sul Brent recuperano soglia 64 dollari, dopo il minimo dall’ottobre 2009 che ha affossato ieri sera Wall Street.

Diventano centrali allora le rilevazioni sui prezzi al consumo in Europa. Nessuna sorpresa dal dato dell’inflazione in Germania, che a novembre ha evidenziato un dato annualizzato pari allo 0,6% mentre su base mensile la dinamica dei prezzi è invariata. La lettura è allineata alle attese degli analisti. Deflazione in Francia: il dato mensile è di un -0,2% a novembre, che diventa un +0,3% annuo. Il dato è inferiore al consensus, che prevedeva una flessione più contenuta dello 0,1% mensile con l’inflazione tendenziale allo 0,4%. Rilevazioni che rafforzano ancora una volta l’urgenza di intervenire per la Bce, visto che è ben lontano l’obiettivo di avere nel medio termine un’inflazione poco sotto il 2%, anche nelle principali economie.

Proprio oggi, la Banca centrale europea rivela l’andamento della seconda asta Tltro, quella che garantisce liquidità a basso costo alle banche per tre anni, con l’impegno però che quei soldi vadano ad ampliare la concessione di credito alle imprese da parte degli istituti. Il primo appuntamento, di metà settembre, si era chiuso con richieste per ‘soli’ 84 miliardi di euro circa, deludendo le attese. Oggi gli analisti hanno posto l’asticella a circa 120 miliardi. In Italia, infine, c’è attesa per i dati sulla produzione industriale di ottobre, visti invariati dagli analisti.

In questo contesto, le Borse europee scelgono la via della cautela. Piazza Affari tratta poco sotto la parità, in linea con le altre: Londra sale dello 0,05%,Parigi e Francoforte sono allineate a Milano in rosso frazionale. BofA Merrill Lynch ha riavviato la sua copertura su Eni con suggerimento di acquisto e target price a 19 euro. Da monitorare Fca: nella serata italiana ha annunciato di prezzare a 11 dollari per azione il collocamento da 87 milioni di titoli, mentre la cedola del prestito obbligazionario a conversione obbligatoria da 2,5 miliardi di dollari sarà dell’7,875%.

Avvio in rialzo per lo spread tra Btp e Bund: il differenziale di rendimento tra il titolo decennale benchmark italiano e il pari scadenza tedesco si è portato a 142 punti base rispetto ai 138 della chiusura di ieri. Sale anche il rendimento, che si colloca al 2,09% dal 2,06% della vigilia, in attesa dell’asta a medio-lungo termine del Tesoro. Anche lo spread tra Bonos e Bund apre in rialzo, a 124 punti base, a fronte di un rendimento del decennale spagnolo che sale all’1,91%. L’euro apre sopra 1,24 dollari e lo yen risale. La moneta europea passa di mano a 1,2465 dollari, in ripresa dopo il minimo da 2 anni di 1,2247 di lunedì. Il cambio con lo yen è a 147,25.

In Asia si registra ancora una giornata difficile per la Borsa di Tokyo, appesantita dai dati macroeconomici: gli ordinativi di macchinari in Giappone sono scesi, ad ottobre, per la prima volta da 5 mesi e molto più delle attese. Il dato diffuso dal governo mostra una caduta mensile del 6,4% contro attese per un calo attorno al 2% e una flessione annua del 4,9 per cento. Il Nikkei termina così gli scambi in calo dello 0,89%, pagando anche il rialzo dello yen.

Anche Wall Street è reduce da tre chiusure negative di fila, complice il forte calo del petrolio. A soffrire più di tutti è stato infatti il settore energetico (-3,08%). Nonostante le vendite sull’azionario, secondo i trader non ci sono stati i segni del ‘panic selling’: i volumi non sono stati particolarmente intensi. Il Dow Jones ha archiviato la peggiore seduta dal 9 ottobre, perdendo l’1,51%, mentre per l’S&P 500 (-1,63%) bisogna tornare al 13 ottobre per trovare iuna giornata più nera. Il Nasdaq ha segnato un -1,73%.

Quanto alle materie prime, l’oro è stabile: il metallo con consegna immediata segna quota 1223 dollari l’oncia mentre gli investitori sono incerti sulla direzione che prenderà il mercato dopo il calo dei listini azionari e del greggio.

(di RAFFAELE RICCIARDI, La Repubblica)
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