Uber accerchiata: dall’India a Rio, tutti vogliono bloccare l’app

uberNuova ondata di cause per fermare l’applicazione che connette autisti privati e clienti: a Nuova Delhi operatività congelata dopo un’accusa di stupro, sovaldi ma lo stop arriva anche a Madrid. A Portland e Rio de Janeiro si muovono le autorità locali.

MILANO – Sale di tono la guerra contro Uber, l’app dei taxi fai-da-te che ha ricevuto una valutazione stellare superiore a 40 miliardi di dollari. In India, Spagna e in Brasile sono arrivati gli ultimi congelamenti dell’applicazione, dopo che a giugno i tassisti di Londra, Parigi, Berlino, Madrid e di altre città europee, sono scesi in piazza per protestare contro l’applicazione della società californiana colpevole, a loro avviso, di infrangere i regolamenti locali per la concessione delle licenze.

Nuova Delhi. Due giorni fa il servizio è stato bandito in seguito alla denuncia di una turista che accusava uno dei suoi autisti di stupro. La polizia di New Delhi ha presentato oggi una denuncia contro la società americana per truffa e per violazione dei regolamenti governativi. Gli investigatori accusano l’azienda di non effettuare i controlli sulle referenze degli autisti ingaggiati contrariamente a quanto dichiarato sul loro website. Per questo motivo si profila il reato di truffa nei confronti dei clienti indiani.

In seguito al clamore causato dell’incidente, ieri Uber è stata messa al bando dalle autorità di New Delhi. Intanto la questione è stata oggetto anche di un intervento in Parlamento oggi del ministro dell’Interno Rajnath Singh, il quale ha chiesto di effettuare controlli anche sull’attività di Uber in altre cinque città indiane.

Dopo Uber, anche le altre società di trasporto che utilizzano applicazioni mobili sono state congelate dalle autorità indiane. La società californiana, tuttavia, non sta rispettando il divieto e continua a lavorare nella capitale indiana, sostenendo di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e che, comunque, quando accadrà, farà appello. La decisione delle autorità locali si basa sull’idea che le imprese di trasporto passeggeri che usano “una tecnologia basata sul web” non rispettino i regolamenti.

Madrid. Uber è stato messa al bando anche in Spagna. Un tribunale di Madrid ha infatti accolto il ricorso di una associazione di tassisti spagnola, rilevando che gli autisti delle auto a nolo (con conducente) reperibili tramite la “app” non dispongono delle necessarie autorizzazioni per il trasporto di passeggeri. Ne deriva così quella che i giudici spagnoli hanno ritenuto una concorrenza sleale.

La decisione del tribunale madrileno segue procedimenti simili in altre metropoli o paesi, mentre uber viene generalmente accusata dai tassisti tradizionali di essere una forma di concorrenza diretta che opera al di fuori dalle necessarie autorizzazioni.

Rio de Janeiro. Il Brasile si aggiunge alla lista dei Paesi che cercano di bandire la popolare app: l’ufficio trasporti di Rio ha infatti annunciato di aver presentato una denuncia alla polizia contro Uber e altre società simili, sostenendo che operano illegalmente in città, non avendo una licenza adeguata per il servizio di taxi. “Il SMTR ha inviato una lettera alla polizia chiedendo di avviare un’indagine”, si legge in una dichiarazione che definisce il servizio offerto da Uber “illegale” e gli autisti rischiano il sequestro delle loro auto.

Secondo quanto ha risposto la polizia, sul caso sta indagando il capo dell’unità crimini informatici della città. Mentre Uber ha fatto sapere di non ha ricevuto alcuna notifica da parte delle autorità di Rio e si è dichiarata impaziente di lavorare con le istituzioni per avere una regolamentazione.

Portland. La città Usa ha citato Uber lunedì scorso, per impedirle lo sviluppo nella città dell’Oregon fino a che non seguirà le normative locali. L’app è già attiva nella aree limitrofe, ma l’ingresso in città risale solo a venerdì scorso, ma è avvenuto senza il consenso delle autorità o un qualsivoglia accordo su come dovrebbe essere regolamentato il servizio. “La citazione da parte della cittàrichiede che il giudice si esprima dichiarando Uber soggetta alla regolamentazione della città“, ha spiegato l’amministrazione in un comunicato. “L’azione legale chiede inoltre alla Corte di ordinare a Uber l’interruzione del servizio a Portland fino a che non sarà conforme alle norme su sicurezza,salute e tutela dei consumatori della città“. Recentemente il Nevada aveva bloccato l’app, primo Stato negli Usa.

Repubblica.it
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