Voglio un diavolo custode
Vietati i bravi ragazzi, perché lei è nitroglicerina pura. A letto e fuori. E l’ha dimostrato anche in Tv: per non perdere la carica, Paola Perego ha preferito perdere il posto (a forum), risultato: la striscia pomeridiana di Rai2 e un ritrovato sex appeal. Guardare, per credere, queste foto esclusive.
di Cesare Lanza Capital
E’ vero che sta vivendo il momento di successo più folgorante della sua carriera?
“Sì, è vero. Prima, un passo per volta. Questa volta, ho rischiato molto e per fortuna tutto sta andando bene.” Di fronte a me, nel suo camerino alla Dear di Roma, Paola Perego. Nata a Brugherio, segno astrologico ariete con ascendente acquario, conduttrice di “Al posto tuo”. Al posto di Alda D’Eusanio, nel programma pomeridiano di grande successo su Raidue. Ha appena finito di registrare. E mi strega, con quegli occhi incredibilmente celesti.
Una sfida spericolata, prendere il posto di un’artista che aveva ottenuto indici di ascolto straordinari, creando chiasso e interesse intorno a sé.
“Le sfide sono nel mio destino. Come a Forum, quando subentrai al posto di Rita Dalla Chiesa. E non nascondo una piccola soddisfazione.”
Quale?
“A Mediaset, in sintesi, mi avevano detto che il mio posto era a Forum. Nulla di
meno e nulla di più.”
E allora?
“Dopo sei anni l’adrenalina era finita. E nel mio contratto, da sempre, era previsto che facessi altro, una serie in prima serata, altre cose. Invece, niente. Allora ho detto: se resto, faccio male a me e anche Mediaset fa male a se stessa. Perché l’entusiasmo è passato. Loro non credono in me e io sono stanca di quel programma. E me ne sono andata.”
Ha lasciato un contratto importante senza niente in mano?
“E’ così. Una decisione sofferta, con due bambini che vivono con me, il mutuo della casa da pagare… Poi è arrivata la chance della Rai.”
Determinata e coraggiosa, direi. E lei cosa direbbe di se stessa?
“Sono senza pace, in movimento continuo. Ho bisogno sempre di emozioni e cose diverse. Sono testarda, anche troppo. Leale. Curiosa di tutto.”
Difetti?
“Sono impulsiva: prima agisco e poi penso. Ma è la mia identità, non posso contrastarla. Inseguo le emozioni.”
Veniamo al punto: le ho chiesto questa intervista perché una volta le ho sentito dire, con candore coinvolgente, che lei adora le trasgressioni. Mi ha colpito. Era solo un gioco o c’è qualcosa di vero?
“Ne parliamo seriamente?”
Sono qui apposta.
“Se la trasgressione è provare ciò che ti incuriosisce, al di là delle regole del buon senso e della routine quotidiana, di certo sono trasgressiva. Se una cosa mi incuriosisce, la provo.”
Continui.
“Mai dire mai: ecco il filo conduttore. E quello che sento nella pancia, lo faccio.
Non mi basta immaginare come potrebbe essere. Voglio provare.”
Senza prudenza,
“Sì. Senza prudenza. Per vivere e conoscere me stessa fino in fondo.”
Molti hanno paura di scoprire se stessi.
“Al contrario, io ho paura di non scoprire chi sono. Voglio sapere: se no, sarebbe come avere un nemico in casa. Voglio sapere cosa c’è dentro di me. Per capire e convivere bene con me stessa. Sono istintiva e razionale. Nitroglicerina, dicono di me.”
E a che punto è arrivata?
“A buon punto. Oggi mi sento matura e adulta. Ho 37 anni, dai trent’anni in poi ho acquisito la consapevolezza di me stessa.”
E si piace?
“Negli ultimi anni, sì. Prima, trovavo tutte le altre donne più aggraziate di me. Ora non mi cambierei con nessuna.”
Quali sono state le svolte importanti, cruciali, nella sua vita?
“Il matrimonio fu una svolta, ma non mi ha aiutato. Forse c’ero arrivata frettolosamente: a 21 anni convivevo, a 24 sposata, a 25 il primo figlio. Tutto di corsa. E con un uomo che non c’era mai. Un matrimonio vissuto con leggerezza, quasi un gioco.”
E poi?
“Con la separazione ho scoperto la prima vera sofferenza. Con un bambino,
il secondo, di cinque mesi appena, per di più nato con qualche problema. Sola, in una città senza amici.”
Prima del matrimonio….
“Cruciale fu andarmene da casa, a 19 anni. Fino ad allora mia mamma, una chioccia, mi preparava il latte alla mattina. D’improvviso, da Brugherio a Milano, dalla provincia alla metropoli, un salto destabilizzante. Nell’ambiente della moda, può capire. Ero timida e lottavo contro la mia timidezza. Mi sentivo inadeguata, un passo indietro alle altre. Fu un trauma, sì.”
Dopo il matrimonio, altri momenti importanti?
“Ho scoperto il rapporto con la morte solo tre anni fa. Quando è scomparsa la mia amica più cara, Patrizia. Ho vissuto la sua malattia e la fine come lei aveva vissuto al mio fianco la mia vita. Ho sofferto, ho pianto con lei. E poi ho avuto rifiuto, rabbia. E ho capito la solitudine. Non ho ancora assorbito la ferita. Ma ho scoperto che prima credevo di aver paura di morire, invece avevo paura di vivere.”
Lei è con evidenza una donna passionale. Vorrei chiederle ora
quale sia il rapporto con l’amore e con gli uomini.
“Passionale, sì: mi butto a capofitto. Non calcolo, non mi doso, devo continuare, andare avanti… Finita la passione, finisce tutto. Ripeto! Vivo di entusiasmi.”
Azzardo: se uno le piace, cosa fa?
“Mi piace il gioco della seduzione. Mai niente di esplicito. Ma si può mandare
un messaggio con uno sguardo, con il linguaggio del corpo. Gli occhi! Gli occhi sono fondamentali: dicono tutto, se si vuole. E se si sa capire. Non parlo e non dico nulla, per carità. Ma trovo il mio spazio. Se uno mi interessa, sono sempre riuscita a farglielo capire e a farlo innamorare. Lo coinvolgo. E nessuno mi ha mai lasciato.”
E poi?
“Voglio tutto subito. Sono precipitosa, ingorda. Ma forse lei non capisce: sono
impulsiva, le ho detto.”
Una lampadina che si accende e mette tutto allo scoperto.
“E tutto va come deve andare. Come se la situazione sfuggisse al mio controllo.”
Non controlla l’istinto?
“No. Devo raggiungere il mio scopo.”
E non ha paura del contesto, della situazione ambientale?
“Il contesto non mi interessa. Temo a volte di non piacere. E fondamentale è stupire.”
Mi spieghi.
“Per stupire, basta dire ciò che hai in mente. Dopo che la lampadina si è
accesa, mai prima!, sono chiara ed esplicita.”
Scommetto che chi le sta di fronte resta coinvolto, turbato.
“E’ così. Non sono aggressiva. Ma dico ciò che penso. Mi considerano imprevedibile, in realtà dico ciò che mi passa in mente, senza filtro.”
Tutto questo è molto erotico.
“Ma allo stesso modo posso tagliare con due parole, se il corteggiatore non mi piace. Mi telefona per invitarmi a cena e io gli dico: con piacere, porti anche tua moglie? Da ragazza, al contrario, avevo paura di ferire i miei corteggiatori. Quando vivevo in famiglia, avevo dato a mia madre una lista di ragazzi non graditi. E le dicevo: se è uno di loro, dì che non sono in casa.”
E la mamma?
“Mi diceva: ma perché gli dai il telefono, se uno non ti piace, perchè non
rispondi tu? Avevo paura di essere scortese, ecco perché. Ora non più. Liquido i petulanti con due parole.”
Le propongo un gioco. Immaginiamo che un lettore di Capital voglia
conquistarla… Cosa deve fare?
“Dev’essere tenebroso, uno che non si mette in mostra. Spiritoso, ma non pagliaccio. Mi piacciono le allusioni, i doppi sensi. E deve riuscire a stupirmi. Detesto le persone opprimenti. Deve lasciarmi un dubbio: gli piaccio veramente o no? Così nasce l’intrigo mentale. Non lo voglio subito ai miei piedi. E guai se parla in modo banale, con frasi fatte. Lo voglio originale. Fantasioso. Galante, qualità in esaurimento. Ma spavaldo, detesto i timidi.”
Questa fame di curiosità presuppone anche esperienzelampo?
“ Non escludo anche una sola notte di amore o di sesso, ma con un
significato, un’identità. La vita è fatta di incontri: Di momenti. Di attrazioni immediate.”
E cosa l’attrae?
“L’odore della pelle è fondamentale. Non mi piacciono gli uomini con troppo profumo addosso. Bisogna riconoscersi: in fondo, in amore, siamo animali. Cosa dire? La sensualità è o non è. Ed è ciò che fa la differenza tra una donna e una femmina.”
Una sintesi dell’identikit.
“Voglio un diavolo custode. Un uomo, che mi tuteli e mi protegga. Ma non angelico.”
Ritorno a quella lampadina che si accende… Un messaggio di sensualità.
“Cosa vuole sapere ancora? Che, se la cosa mi piace, non posso aspettare? Una lampadina… Di più: sono una bomba accesa. Devo esplodere.”
Mi racconti l’esplosione.
“Eccolo… Vuole forse sapere come faccio l’amore? Via! Lascio fare e cerco di
capire. Non mi piace essere dominante. Devo stabilire un rapporto di complicità e reciprocità. Ci si incontra e ci si scopre. Perché a letto si va con la mente. Se no, è ginnastica.”
Il punto debole?
“La testa. L’immaginazione. La fantasia. Immagino una situazione, da
realizzare insieme. I preliminari sono fondamentali e tutto sta nella mente. Se uno mi prende la testa, è fatta. Sono nelle sue mani.”
Concludendo: se lei insegue le curiosità, se le trasgressioni non la spaventano…
“Attenzione, però: quando amo, sono esclusiva. Trasgressioni, curiosità, emozioni: va bene tutto. Nitroglicerina. Ma tutto da condividere con chi amo.”
Questa è un’improvvisa doccia fredda, Paola.
“Mai dire mai, ripeto. Ma non mi è mai successo di non essere esclusiva, di desiderare un altro.”
E se fosse lui a trasgredire al di fuori del rapporto? Lei perdonerebbe?
“Assolutamente no. Devo sentirmi unica, su un piedistallo. Se lui mi fa scendere, è finita.”
cesare@lamescolanza.com
Novembre 2003