Retroscena. La vera storia di una “riconversione”
Così ho salvato l’anima a Milingo
La fuga in taxi. I depistaggi in aeroporto. Lo slalom tra i cardinali. E poi: le spaghettate notturne, i soldi, il vino…Per la prima volta, parla l’uomo che ha riportato tra le braccia del Papa il più chiacchierato dei prelati. Con l’aiuto di una donna.
di Cesare Lanza
Maurizio Bisantis, operatore culturale, 59 anni, nativo di Gimigliano in provincia di Catanzaro, è l’uomo che intercettò nell’ agosto 2001 Emmanuel Milingo in fuga d’amore con l’agopunturista Maria Sung, protagonisti di una storia straordinaria che stava appassionando morbosamente l’opinione pubblica e in questi giorni torna di attualità. Bisantis riuscì a separare Milingo, arcivescovo emerito di Lusaka in Zambia, dalla sua adorata Maria Sung e dalla misteriosa setta dei Moon, e infine lo riconsegnò – smarrito, confuse e pentito – al Vaticano. Quel che segue è il racconto di Bisantis e del suo semplice, casereccio, bizzarro, improvvisato blitz di tre giorni, degno di una commedia all’italiana.
– Da quanto tempo, e come, conosceva Milingo?
“Da sette, otto anni avevamo un rapporto amichevole. Frequentavamo la
parrocchia di Palestrina, di don Angelo: spesso andavamo a cena, per bisboccia…”
– Bisboccia !?
“L’atmosfera era allegra, gioviale. Milingo era una buona forchetta anche se non mangiava carne né, a quel tempo, beveva alcol. Un rapporto amichevole, confidenziale.”
– Com’è nata l’idea del blitz?
“ Tutto cominciò con una telefonata, nel settembre del 2000, di Vitalba…”
– Vitalba?
“Una mia amica pittrice: Anna Vitali, in arte Vitalba. Milingo, tuttora esorcista
ufficiale della Chiesa, era in difficoltà. C’era chiasso per le sue attività, con tante chiacchiere. Si parlava di un forte giro di soldi intorno ai suoi interventi, come guaritore e contro il demonio: c’erano gelosie e curiosità per la sua popolarità con moltitudini di fedeli.”
– Qual è la sua opinione sugli interessi in ballo?
“ Milingo era inconsapevole, estraneo a traffici e speculazioni di denaro. Il suo
nome però provocava scandalo, diffidenza. Ricordo una pesante esternazione del cardinale Martini.”
– Cosa le disse Vitalba, nella telefonata?
“ Mi chiese di darle il numero di telefono di Milingo: voleva stabilire un contatto diretto
tra lui e il Papa. Per solidarietà: Milingo era in depressione, attaccato da tanti nemici, e si era avvicinato al reverendo Moon e alla sua setta. Era andato per convertire e invece, visibilmente, era rimasto influenzato, plagiato. Fino a spingersi alla sua incredibile storia sentimentale e alle nozze con Maria Sung, a New York, il 27 maggio.”
– Torniamo a Vitalba.
“Studiammo il modo di offrirgli aiuto con il Santo Padre. I potenti vertici del Vaticano
(i cardinali Ruini, Sodano, Ratzinger…) gli erano ostili, Papa Wojtyla no, aveva simpatia per lui. Ci voleva un contatto diretto. Vitalba vede Milingo, a cui era devota, grazie alla mia mediazione: raccoglie e ascolta il suo sfogo, lo induce a scrivere una lettera al Papa, per chiedere aiuto.”
– In quale data?
“Novembre, dicembre 2000.”
– Conosce il contenuto della lettera? E quale fu lo sviluppo?
“Lessi la lettera, naturalmente. Era scritta a caratteri grandi per facilitare la lettura, da parte del Papa. E io mi ingegnai affinchè, attraverso le mani giuste, arrivasse a destinazione.”
– Come?
“ Avevo ottimi rapporti, come si dice?, buone aperture in Vaticano.”
– Sia più preciso.
“La prego, no. Ho rapporti forti e riservati con funzionari e cardinali: non intendo coinvolgere nessuno in indiscrezioni e pettegolezzi.”
– La lettera giunse a destinazione?
“Sì: Vitalba e io avemmo riscontri inequivocabili.”
– E poi?
“Persi di vista Milingo. Seguivo le polemiche sui giornali. Fino a quel 27 maggio in cui
Milingo, insieme con altre sessanta coppie, decide di sposare Maria Sung. Probabilmente uno strumento nelle mani di Moon e dei moonier per agganciarlo. Milingo si comportava in modo strano.”
– Che vuol dire?
“Per come lo avevo conosciuto e frequentato io, poco credibile. Ad esempio, durante il
matrimonio, Milingo è l’unico che tenta di baciare la sposa. Sì: era un tipo scherzoso, giocherellone, ma quell’atteggiamento, l’espressione della faccia, i comportamenti in foto e in tivu non erano convincenti. In smoking con farfallino bianco, il garofano rosso…”
– Quanto era assidua la vostra frequentazione? Ad esempio: quante volte siete stati
a cena insieme?
“Almeno venti volte.”
– Chi eravate?
“Io, lui, don Angelo della parrocchia di Palestrina e un amico, proprietario di un bar.”
– C’erano anche donne, con voi?
“Ma no. Sempre e soltanto uomini: noi quattro soli, quasi sempre.”
– E dove, le cene e gli incontri?
“Nella villetta di don Angelo e in parrocchia. Mai in luoghi pubblici.”
– Cosa mangiavate?
“Cose buone, casalinghe. Spaghetti, bistecche, salumi e formaggi sardi, ricordo buone
patate al forno…Lui non mangiava carne, come ho detto.”
– E non beveva.
“Allora no. Per noi qualche bicchiere di vinello procurato dalle perpetue, sì..”
– Super alcolici?
“Mai.”
– Perché riusciva a vedere Milingo così spesso?
“Perché aveva una congregazione a Zagarolo, in una villa regalata da un importante
imprenditore di Rimini, al quale aveva guarito il figlio. Milingo aveva altre due congregazioni in Zambia.”
-Torniamo al clamoroso matrimonio.
“Vitalba, in ansia, era riuscita stabilire un contatto con Milingo, attraverso amici americani. C’erano state varie telefonate.”
– Ma quali erano le vostre intenzioni?
“Volevamo recuperare Milingo e restituirlo alla Chiesa.”
– Ma perché volevate avere una parte attiva?
“Per sbloccare le cose. Capivamo che Milingo era cambiato e non era un cambiamento
naturale.”
– Sia più chiaro: plagio, droghe?
“ Non so, qualsiasi cosa: anche ipnosi… Non so. Non era normale. Dopo l’adesione ai
moonier era cambiato in modo vistoso. Anche fisicamente: gonfio, strano. Non era ragionevole, l’adesione a quella setta.”
– E come reagiva, nei contatti telefonici?
“Vitalba aveva scelto una buona chiave intelligente. Gli dicevamo che Sua Santità
stava male e soffriva, che voleva vederlo. Finalmente a metà luglio Milingo dice: verrò in Italia! E Vitalba mi chiama: dobbiamo essere pronti a intervenire, ai primi di agosto.”
– Prosegua.
“La sua posizione era peggiorata. Milingo aveva fatto una “sparata” sui giornali,
parlando di 180.000 preti sposati nel mondo, rivendicando i suoi diritti…L’irritazione della Chiesa era fortissima.”
– Quando tornò in Italia e come fu organizzato il blitz?
“Ritornò lunedi 6 agosto alle 10 del mattino, in aereo da New York, a Milano
Malpensa. Erano lui, la moglie e un prete dei Sung, il reverendo Oliver.”
– E voi?
“Io aspettavo a Roma. Vitalba, a Milano, intervenì con uno strattagemma. Il piano
prevedeva, con due taxi alla Malpensa, di far credere a Maria Sung a un trasferimento in albergo. Invece Vitalba riuscì a far salire Maria Sung e Oliver su un taxi. Con l’altro lei e Milingo andarono a Linate dove avevamo prenotato l’aereo per Roma.”
– E poi?
“ Milingo si convinse che bisognava andare subito dal Papa, a Castelgandolfo. Mentre Maria Sung lo aspettava in albergo, a Milano. L’appuntamento con me, a Roma, era al Nomentano: aspettavo a bordo di una Twingo di fronte al distributore Agip dopo il raccordo. Il piano funzionò, una cosa da cinema. Ci trovammo intorno alle 18.”
– E a Castelgandolfo quando arrivaste?
“ Riuscimmo a entrare nel palazzo, nonostante le difficoltà, dopo le 20. Il bello fu che
Milingo si trovò casualmente faccia a faccia con il Papa… Milingo fece appena in tempo a bisbigliare: “Santità, tutti hanno mentito…” Il Papa neanche lo riconobbe e disse: “Pregate, pregate…” E passò oltre. Fummo trattati molto freddamente. Il segretario del Papa, monsignor Stanislao, ci consigliò di tornare a Fiumicino e scegliere un certo albergo là vicino. Voleva rinviare tutto a settembre. Ma non mi fidai. Scoprii che in quell’albergo era prenotato anche l’arrivo del vice di Moon.”
– E dunque?
“Con discrezione accompagnai Milingo dalle suore del Buon Soccorso, in via degli
Artisti. Lì Milingo passò la notte. Le suore spensero tutte le luci delle sale comuni, per evitare che Milingo fosse riconosciuto, e ci rifocillarono. Eravamo sfiniti e affamati, era ormai mezzanotte: pomodori, affettato, vino caldo usato per la messa ”
– E la mattina dopo, 7 agosto?
“ A Roma non c’era nessuno in quei giorni di agosto: tutti i cardinali erano in vacanza.
Decido di tornare a Castelgandolfo e siamo ammessi nella residenza del Papa: ci riceve monsignor Tarcisio Bertone. Era chiaro che voleva tagliarci fuori. Io mi opposi anche al tentativo di una guardia di intimidirmi. Bertone mi chiese: non si fida di me? E io: no! Ci fu concesso di arrivare fino all’anticamera del pontefice. Poi Milingo si incontrò col Papa, in totale per un’ora e tre quarti: in parte con Bertone e monisgnor Stanislao, in parte da solo.”
– E come andò l’incontro?
“Milingo ci disse che il Papa gli sussurrò subito: “Monsignore, davvero ci voleva
abbandonare?” E poi: “Vede, monsignore, il diavolo che lei combatte tutti i giorni, questa volta si è servito di lei per attaccare la Santa Chiesa….” ”
– E lui?
“Era soddisfatto. Ripeteva: “La Chiesa mi riconsidera”. Perché il Papa aveva detto ai
suoi collaboratori: “Ricordate che ha fatto del bene a tanta gente…” ”
– A che ora finì il colloquio?
“Uscimmo intorno alle 13, da un’uscita secondaria, per evitare la ressa dei giornalisti.
Avevo parcheggiato la macchina sulle strisce pedonali, così prendemmo anche una multa…”
– E poi?
“Intorno alle due ci fermammo a colazione in un ristorante sull’Appia, da Ciro. Ricordo che Vitalba, nervosa per motivi personali, era un po’ sgarbata e sbrigativa con Milingo, a sua volta mortificato e irritato. Mi chiedeva Milingo: che cos’ha, contro di me? E forse voleva scaricarla.”
– E la notte?
“Lo portai da amici all’Hotel Colonna a Tor Lupara di Mentana, che ora si chiama
Fontenuova. Appena arrivati, lui chiama i Moon di Zagarolo e cerca Maria sul telefonino… Era inquieto. Era successo che monsignor Bertone, inopportunamente, ci aveva salutato così: allora ci troveremo con la signora Maria… Così Milingo, che aveva allontanato la moglie dalla sua mente, era tornato nervoso: chiedeva di lei, e quando arrivava e dov’era, insisteva per fare i biglietti per un aereo per la signora, le prenotazioni… Un tormento! Gli dissi che l’Alitalia era in sciopero e lui: provate con Air One… Infine chiesi ai miei amici di staccare i telefoni, di dire che in albergo c’era un guasto…”
– Riuscì a calmarlo?
“ Lo portai a casa mia con la scusa di una pizzata, assistemmo in tivu a una partita
della Roma. Era molto tifoso di Montella. Ed era cambiato: mangiava alla grande, beveva vino. Mi chiese una bottiglia di cognac, ma gli diedi solo un po’ di porto…””
– 8 agosto, ultimo giorno.
“ Al mattino, seguendo i consigli degli assistenti del Papa, mi ero avviato in auto
verso Firenze: A Castelgandolfo ci era stato consigliato di incontrare un altro prelato, monsignor Re. Ma, appena usciti da Roma, a Fiano, sentii alla radio che i Moon avevano annunciato una conferenza stampa. Mi allarmai. Tutti pensavano che Maria Sung fosse a New York, noi invece sapevamo che era a Milano. Capii che bisognava forzare, rendere pubblico il ripensamento di Milingo e convocai la conferenza stampa, di cui poi parlarono tutti i giornali. ”
– Milingo si era veramente pentito?
“ Sì. Facemmo tappa a Guidonia, da un amico, per una spaghettata. Lì Milingo, su un
divano, cominciò a scrivere il suo atto di sottomissione al Papa. Alle 19 avevo organizzato una conferenza stampa, per rendere pubblico il suo ritorno alla Chiesa. Lui era gonfio, frastornato, balbettava in inglese, non parlava in italiano… Una brutta situazione. E alle 23 eravamo di nuovo in auto in giro per Roma, per depistare i giornalisti.”
– E come finì?
“Al bivio dell’Appia per Castelgandolfo, a notte inoltrata, consegnammo Milingo a due
suorine che ci aspettavano in una piccola auto. Era la conclusione corretta, ma lui si irrigidì, e io mi sentivo come Giuda. Una suora gli disse: monsignore a Castelgandolfo lo aspetta don Peppe, ch’era un prete amico…
– Da quella notte, lo ha mai più rivisto?
“ Una volta sola, di sfuggita.”
– In quei tre giorni di vicinanza, di forte emotività e confidenza, cosa le raccontava
Milingo?
“ Soprattutto dei suoi guai, cominciati nel ’78, per l’avversità del nunzio apostolico
Angeloni. All’epoca c’erano traffici di valuta in Zambia, uno scandalo tipo Tangentopoli. E Milingo aveva scoperto verità scottanti, anche su ecclesiastici. Lo richiamarono non a caso in Vaticano e tenuto d’occhio come uno stregone, per un anno e mezzo. Soldi, soldi, sempre questione di soldi, credo… Fino al ‘97 fu tranquillo: la metà degli introiti che otteneva dai fedeli andava alle parrocchie della Chiesa. Ma quando fondò la “Pamo”, una società che gestiva il denaro dei fedeli direttamente, con sede in via della Conciliazione, altri problemi: forse perché i rubinetti si erano chiusi? Milingo è stato molto perseguitato: commissariato, sfrattato…”
– Perché lei ha deciso di raccontare tutto questo e di reclamare attenzione?
“Mi sento responsabile verso i sujoi fedeli. Dopo più di otto mesi, la situazione è
misteriosa. Si sa che monsignore è marcato a vista da due preti, uno polacco, l’altro americano che lo seguono ad ogni passo.”
– Dove si trova, secondo lei?
“Di certo è stato a San Damiano a lungo, vicino ad Assisi, in un monastero. E forse ora
è in Argentina.”
– E’ vero che ha avuto minacce di morte?
“ Vero. Le ha avute lui e le ho avute anch’io. Lettere anonime.”
– E’ vero che il caso è stato risolto anche grazie a un patto di denaro? Si parla di
sette miliardi, arrivati ai Moon.”
“ No comment. Certo Milingo è disinteressato: addirittura, ha pagato al Vaticano l’oblazione prevista per il perdono.”
– E’ possibile che Milingo torni a vivere con Maria Sung?
“Non credo proprio.”
– Ha avuto rapporti sessuali con lei?
“Non credo proprio”
– Come vi parlava di Maria Sung?
“Con grande rispetto. La chiamava sempre “La signora”…
– E vero che la conobbe solo due giorni prima del matrimonio?
“Sì, secondo le regole dei Moon. Poteva anche scegliere tra altre donne, forse Maria
non era neanche quella che gli piaceva di più.”
– Gli piacevano le donne?
“ Questo sì. Debbo dire proprio di sì.”
“Sette”03-05-02