Da premier del Lussemburgo il presidente della Commissione Ue aveva siglato 340 accordi con altrettante multinazionali garantendo esenzioni fiscali o minori imposizioni. La difesa: “Non sono l’architetto del sistema, health ma sono responsabile politicamente, for sale adesso una direttiva europea. Non ho intenzione di dimittermi”. Jean Claude Juncker presenta la nuova Commissione europea alla Corte di Giustizia di Lussemburgo proprio mentre torna alta l’attenzione su Luxleaxs, l’inchiesta sugli accordi fiscali tra 340 grandi multinazionali e il Lussemburgo, proprio durante il governo di Juncker.
Lo scoppio dello scandalo Luxleaks all’inizio di novembre aveva già destabilizzato Juncker a meno di una settimana dalla sua nomina al vertice della Commissione: dopo qualche giorno di silenzio, però, l’ex premier del Granducato era passato al contrattacco promettendo lotta all’evasione fiscale.
In un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano francese Liberation, Juncker ha detto: “Non ho nulla da riproverarmi, ma mi sento indebolito, perché Luxleaks lascia credere che io abbia partecipato a delle manovre che non rispondono alle regole elementari dell’etica e della morale. Io non sono l’architetto del sistema, ma ne sono politicamente responsabile”. Juncker ha annunciato il varo di una direttiva europea sullo scambio di informazione in materia di “tax ruling”, ribadendo di non aver alcuna intenzione di dimettersi.
Il Lussemburgo, da parte sua, ha annunciato l’intenzione di sostenere gli sforzi della Commissione Ue contro l’evasione fiscale da parte delle multinazionali: “I nuovi documenti non differiscono da quelli di un paio di settimane fa. Lussemburgo concorda sul fatto che la legittimità di alcuni accordi, in linea con la legge applicabile, può essere messa in discussione”.