Gli investitori sono cauti tra il calo del petrolio e la riunione dell’Eurotower, dalla quale si attendono nuovi stimoli per sollevare l’economia del Vecchio continente. Lo spread resta sotto 130 punti base, thumb ai minimi dal 2011. Comparto bancario sotto osservazione: a dodici istituti potrebbero mancare 66 miliardi di capitale. Crolla Saipem con lo stop di Mosca al South Stream
I listini europei tentano un rimbalzo dopo due giorni di debolezza e nell’attesa che Mario Draghi prenda posizione nella consueta riunione Bce del primo giovedì del mese. Il calo dei prezzi del petrolio, sulla scia delle decisioni dell’Opec di non diminuire la produzione nonostante l’abbondanza di scorte, e il continuo rallentamento del manifatturiero Ue sono gli elementi che pesano maggiormente sugli investitori che approcciano il Vecchio continente. Di contro, l’aspettativa per nuovi interventi dell’Eurotower spingono gli acquisti, in particolare sul comparto obbligazionario sovrano. Più della metà degli economisti del panel di Bloomberg ritiene che, qualora la Bce decida di procedere con ulteriori stimoli, lo farà attraverso l’acquisto di bond governativi.
A Milano, il Ftse Mib conferma il progresso dell’avvio e guadagna lo 0,7%, meglio di Parigi (+0,5%). Bene anche gli altri listini europei: Francoforte sale dello 0,1% e Londra dell’1,1%. A Piazza Affari crolla Saipem dopo lo stop della Russia alla costruzione del gasdotto South Stream. Il comparto bancario è sotto osservazione: secondo una serie di report di analisti indipendenti, gli ultimi stress test realizzati dalla Bce e dall’Eba sono stati viziati da alcune incongruenze e se si applicassero i parametri di capitalizzazione che scatteranno dal prossimo anno emergerebbe un ammanco da 66 miliardi di euro per 12 istituti ‘promossi’ nell’esercizio del mese scorso.
Come accennato, il momento resta più che favorevole per lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi, che si stabilizza a 128 punti dopo aver aggiornato a quota 126,5 il proprio minimo dall’aprile 2011. Il rendimento si attesta al 2,02%, a un soffio dal minimo storico del 2% toccato ieri. La giornata non prevede dati macroeconomici particolarmente rilevanti; in Europa i prezzi della produzione industriale sono tornati a scendere a ottobre, calando dello 0,4% nell’Eurozona e dello 0,5% nei 28. Negli Usa si aspettano le spese per le costruzioni di ottobre, attese in ripresa dello 0,5%. In Spagna, il numero dei disoccupati è sceso di 14.688 a novembre rispetto al mese precedente, anche se resta elevato, a 4,51 milioni di persone.
L’euro è stabile a 1,2458 dollari. La tendenza è tornata favorevole al biglietto verde, grazie alle dichiarazioni di ieri di alcuni alti funzionari della Federal Reserve che hanno puntato su un rialzo dei tassi in Usa entro la prima metà dell’anno prossimo. Gli investitori attendono però la conferenza stampa del presidente della Bce, Draghi, per valutare se riprendere o meno a vendere la moneta comune. Dopo l’aggiustamento di ieri, lo yen ricomincia ad arretrare e scende a quota 147,77 sull’euro e 118,62 sul dollaro, anche per l’effetto del recente declassamento del Giappone operato da Moody’s. Dopo la ripresa di ieri, con il Wti che a New York ha segnato il maggior balzo dall’estate 2012, il prezzo del petrolio si stabilizza: il barile di greggio con consegna a gennaio è scambiato a 68,6, il Brent con consegna a gennaio quota a 71,8 dollari a barile (le materie prime).
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo malgrado il declassamento del Giappone da parte di Moody’s. L’indice Nikkei ha guadagnato lo 0,42% (+73,12 punti) a 17.663,22 punti. L’indice Topix è salito dello 0,44% (+6,20 punti) a 1.427,85. Wall Street ha chiuso ieri in calo, con il Nasdaq che ha perso terreno per la prima volta in sette sedute. Era dallo scorso aprile che l’indice tecnologico non inanellava così tante giornate positive consecutive. Ieri ha pesato Apple (-3,25%), la cui flessione è vista come prova delle preoccupazioni per l’inizio debole della stagione dello shopping natalizio americano, con le vendite del Black friday sotto tono. Il Dow Jones ha segnato alla fine un calo dello 0,3%, l’S&P500 ha perso lo 0,7%. Il Vix, l’indice della volatilità, è salito del 7,2% a 14,29 punti.
di RAFFAELE RICCIARDI
La Repubblica