L’agenzia internazionale Moody’s, buy per la prima volta dal 2011, ha tagliato il rating del Giappone da Aa3 a A1 con outlook stabile. Tra le motivazioni del downgrade gli analisti hanno citato l’incertezza sulla realizzazione degli obiettivi di riduzione del deficit, sui tempi e sull’efficacia delle misure politiche a favore della crescita in un contesto di pressioni deflazionistiche e, di conseguenza, l’aumento del rischio di un rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato e una ridotta accessibilità del debito nel medio termine.
In particolare, la decisione del primo ministro, Shinzo Abe, di posticipare di 18 mesi il secondo aumento dell’Iva, comporta rischi per il consolidamento fiscale e, nel lungo termine, per l’accessibilità e la sostenibilità del debito. Quanto al consolidamento fiscale, sarà sempre più difficile da raggiungere a causa dell’aumento della spesa pubblica generato soprattutto dai programmi sociali associati a un rapido invecchiamento della popolazione.
“L’outlook stabile riflette il sostanziale equilibrio tra i rischi al rialzo, come il notevole consolidamento fiscale e una ripresa della crescita economica e rischi al ribasso, tra cui l’intensificazione delle pressioni deflazionistiche e la perdita di slancio economico”, ha spiegato Moody’s, secondo cui il Giappone ha ancora molti punti di forza grazie a un’economia diversificata. Oggi anche l’agenzia di rating Standard & Poor’s si è espressa sul Paese, confermando il merito di credito AA- ma con outlook negativo.
Dopo il downgrade di Moody’s lo yen è salito a 119,135 dollari, per poi ritracciare a quota 118,308 ai minimi da sette anni. L’indice Nikkei ha terminato le contrattazioni in rialzo dello 0,8% a quota 17,590,10 punti, aggiornando i massimi degli ultimi sette anni in scia alle indiscrezioni su una forte partenza della stagione dello shopping negli Stati Uniti. Il volume degli scambi si è attestato a 1 miliardo di azioni.
Separatamente, da un’indagine del Ministero delle Finanze nipponico è emerso che gli investimenti di capitale delle imprese sono saliti del 3,1% nel terzo trimestre dell’anno rispetto al trimestre precedente. I dati del Dicastero saranno utilizzati per stimare gli utili societari nell’attuale anno fiscale che termina a marzo del 2015.
di Serena Berici
Milano Finanza