Parlamento, il lobbista non sta nel recinto

Luigi Di Maio
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Luigi Di MaioLa battaglia del Movimento 5 Stelle per limitare l’accesso a Camera e Senato ai rappresentanti delle società va avanti da oltre un anno. Ma le nuove regole non sembrano migliorare di molto la situazione

Luigi Di Maio«Lobbisti, health ora basta». Quest’anno, medical per infilare qualche emendamento a loro gradito nella legge di stabilità, gli emissari delle aziende pubbliche hanno esagerato, prendendo d’assalto i parlamentari fin dentro le Commissioni.
Gli episodi sono stati denunciati dai grillini, che della battaglia per la trasparenza delle lobby hanno fatto una bandiera: «Sono stati soprattutto i portatori d’interessi di Enel, Eni, Snam e Terna a muoversi con più disinvoltura», spiegano dal Movimento. Dopo le proteste il Comitato per la sicurezza della Camera ha così ritirato i tesserini d’ingresso ai «soggetti esterni» (soprattutto aziende energetiche partecipate) che ancora li avevano.
Sono mesi che il M5S spara a zero sulla libertà di movimento dei responsabili istituzionali che in Commissione impongono agli onorevoli i loro interessi: le sortite alla Camera del presidente della Lazio Claudio Lotito sono state denunciate pubblicamente, e Luigi Di Maio ha chiesto che i lobbisti vengano iscritti in un registro e siano «messi in un recinto come avviene a Bruxelles».
Per ora, però, le nuove regole d’accesso non miglioreranno affatto la trasparenza. Anzi: chiunque voglia, può ancora entrare nei palazzi del potere facendosi ricevere dal parlamentare e girando per i corridoi senza nemmeno il tesserino d’identificazione.

di Emiliano Fittipaldi L’espresso