Juncker a Renzi: “Non sono a capo di una banda di burocrati”. La Ue taglia le stime

Jean Claude Juncker
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Jean Claude JunckerSecondo Bruxelles, generic l’anno prossimo l’indebitamento tricolore sarà al massimo storico del 133,8%, per poi scendere. Tagliate le stime di ripresa rispetto alla primavera. Rallentano soprattutto Francia e Germania, colpo di reni della Grecia: è fuori dalla recessione

La Commissione Ue rivede al ribasso le stime di crescita dell’Italia e dell’intera Eurozona, generando debolezza sui mercati finanziari. E lanciata una frecciata al premier italiano: “A Renzi dico che non sono il capo di una banda di burocrati: sono il presidente della Commissione Ue, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi”, ha detto Jean Claude Juncker rispondendo ad una domanda del capogruppo del Ppe al Parlamento europeo Manfred Weber in merito alle parole di Renzi a margine dell’ultimo Consiglio europeo contro i tecnocrati di Bruxelles. “In Italia ce la stiamo giocando, la partita non è vinta né persa ma stiamo segnando dei gol”, ha replicato così il premier italiano nel corso dell’intervista a Ballarò. “Nessuno dice che Juncker sia un tecnocrate, ma è bene per l’Italia e l’Europa che non dia troppo ascolto ai tanti tecnocrati che lo circondano”, aveva ribattuto nel pomeriggio il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi.

Al di là dei botta e risposta tra i vertici europei, la Ue è preoccupata soprattutto dal fatto che, rispetto alla primavera scorsa, le prime due economie dell’area con la moneta unica, Francia e Germania, sono tra quelle che hanno subito le maggiori sforbiciate alla crescita del prossimo anno: se nel complesso dell’Eurozona si è scesi dal +1,7 al +1,1% per il 2015, per Parigi il taglio è stato dal +1,5 al +0,7% e per Berlino dal +2 al +1,1%. Non è un caso che lo stesso vicepresidente della Commissione Ue, il falco Jyrki Katainen, abbia invitato Angela Merkel all’azione: la Germania gioca “un ruolo significativo” nell’economia europea ma nell’Ue “servono più motori, non ne bastano solo 1 o 2” ed è “per questo che la Commissione ha insistito sulle riforme”, “necessarie anche” a Berlino. “Per il bene della stessa Germania ha senso investire in Ricerca e Sviluppo e in infrastrutture”.

Per quanto riguarda il Belpaese, Bruxelles si allinea di fatto a quanto certificato anche dal Documento di economia e finanza. Secondo la Commissione, a dire il vero, quest’anno la recessione sarà del -0,4% (-0,3% per il governo) con una “tiepida ripresa” nel 2015, stimata in un +0,6% del Pil (in linea con il Def) e dovuta “all’accelerazione della domanda esterna”. Eventuali “rischi al ribasso sono legati all’ulteriore slittamento della domanda esterna”, si legge nelle stime autunnali di Bruxelles. L’anno dopo ancora, il 2016, prevede una crescita dell’1,1%.

Seppure in linea con Roma, le nuove stime danno l’idea di quanto la recessione si sia protratta: solo a maggio scorso dalla Commissione si indicava per l’anno prossimo una crescita dell’1,2%, ora è stata dimezzata. “Confidiamo che le nostre previsioni siano adeguate” e “rimaniamo dentro le nostre previsioni di crescita”, ha commentato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio.

Deficit e debito. Le notizie che tengono elevata l’allerta per i conti pubblici tricolori si leggono sul fronte del deficit e del debito. Quest’anno, infatti, secondo i conti della Commissione si chiuderà con un disavanzo al 3% del Pil, proprio il limite oltre il quale scatta la possibile procedura d’infrazione, dalla quale l’Italia è uscita con difficoltà grazie agli sforzi dei precedenti governi e dei cittadini. Si tratta del livello, d’altra parte, che lo stesso governo aveva scritto nel Def e nel suo aggiornamento, richiamando la flessibilità richiesta in tempi di recessione. Il percorso di rientro dovrebbe essere più lento delle previsioni di Roma: secondo Bruxelles, infatti, l’anno prossimo il deficit/Pil sarà al 2,7%, contro il 2,6% previsto dal governo nell’ultimo aggiornamento della Stabilità (era al 2,9% prima della correzione di fine ottobre). Il bilancio in termini strutturali passa dallo 0,9% nel 2014 allo 0,8% nel 2015, all’1% nel 2016. Per quanto riguarda il debito, invece, si avrà un picco storico dell’indebitamento nel 2015, quando si passerò dal 132,2% del Pil per il 2014 al 133,8%, per scendere al 132,7% nel 2016.

Disoccupazione. Secondo la Commissione, il tasso di disoccupazione italiano “resta elevato ai suoi livelli storici” e si riflette “nell’attività economica depressa”: lo scrive la Commissione Ue nelle stime economiche autunnali, che prevedono una disoccupazione al 12,6% per il 2014 e 2015.

Gli altri Paesi. Nelle stime europee, spicca il fatto che si vede in rallentamento l’economia della Germania: si espanderà dell’1,3% nel 2014, per poi rallentare nel 2015 con una crescita dell’1,1%. Nel 2016 la prima economia dell’Eurozona è invece vista in espansione dell’1,8%. Cautela anche sulla Francia, la cui ripresa “non è imminente”. Gli investimenti “non ripartiranno prima del 2016” e quindi è attesa “una moderata crescita” del Pil dello 0,7% nel 2015 e dell’1,5% nel 2016. La fiducia degli investitori resterà bassa è sarà “una zavorra”. Inoltre si sottolinea che il deficit del 2014 sarà del 4,4% mentre a primavera era previsto al 3,9% e “continuerà a peggiorare” al 4,5% nel 2015, con un’impennata del debito: 95,5% nel 2014, 98,1% nel 2015 e 99,8% nel 2016. Il disavanzo di Parigi, il più alto d’Europa, secondo il ministro delle Finanze, Michel Sapin, “è frutto di un calcolo puramente teorico”, che “non significa niente”. Il deficit della Spagna sforerà il limite del 3% del Pil previsto dal Patto di Stabilità per almeno altri tre anni. Il disavanzo dei conti di Madrid si attesterà al 5,6% nel 2014, al 4,6% nel 2015 e al 3,9% nel 2016. Il Pil spagnolo è invece previsto in espansione dell’1,2% nel 2014, dell’1,7% nel 2015 e del 2,2% nel 2016.

L’Eurozona. Nel complesso dell’area con la moneta unica, nel 2015 la crescita del Pil sarà dell’1,1%, dopo il +0,8% previsto per quest’anno. Nel 2016 si rafforzerà all’1,7%. Si tratta comunque di stime sforbiciate nettamente rispetto a maggio, quando si prevedeva una crescita nel 2015 dell’1,7%. Nella Ue allargata, il Pil del 2015 farà +1,5% dopo il +1,3% nel 2014, e nel 2016 sarà +2% (a maggio, per l’anno prossimo si stimava un +2%). L’inflazione salirà da quota 0,5% di quest’anno allo 0,8% dell’anno prossimo e quindi all’1,5% nel 2016. “La ripresa iniziata nel 2013 resta fragile, lo slancio in molti Stati membri è ancora debole, la fiducia più bassa che in primavera e nonostante le migliori condizioni finanziarie, la ripresa nel 2015 sarà lenta”, commenta la Commissione mostrando la massima cautela.

I commenti. “La domanda interna sarà il motore della crescita nei prossimi due anni” grazie anche a “condizioni del credito che saranno più favorevoli”, ha affermato il neo-Commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, presentando le previsioni economiche d’autunno assieme al vicepresidente Katainen. Moscovici ha ricordato che i programmi di aiuto hanno funzionato, tanto che in Irlanda si registrerà la crescita maggior per il 2015, a +3,6%, mentre la Grecia supererà la media della Ue con +2,9% e l’uscita ufficiale dalla recessione. Katainen stesso ha salutato il risultato di Dublino dicendo: “Congratulazioni Irlanda!”. Per l’ex ministro francese, inoltre, “l’accelerazione degli investimenti è indispensabile per assicurare la crescita in Europa”.

La Repubblica