FRANCESCO CEVASCO, OGGI SU SETTE: CESARE LANZA, UN GIUDICE SPIETATO SPIEGA…

Cesare Lanza
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Cesare Lanza…vizi e virtù (poche) della tivu: nomi, cognomi,  ruffianerie, malefatte, imbrogli nel mondo del piccolo schermo. Tutto questo in un nuovo blog che non le manda a dire

(Francesco Cevasco, da “Sette”) A una delle vostre cene buttate lì questo nome: Cesare Lanza. E poi state zitti e fate parlare gli altri. Ascolterete tutto il bene e tutto il male possibile. Perché Lanza non è capace di vie di mezzo. Ha vissuto il destino infelice dei ragazzi prodigio: fnché sei piccolo e bravo piaci a tutti, appena diventi grande e rompi le scatole te la fanno pagare. E anche oggi, che ha girato i 72 anni, Lanza fa ancora parlare di sé. S’è appena inventato un sito online che si chiama: il decoder.com. È dedicato, 24 ore su 24, a tutto quanto accade in televisione. «Cioè alla vita vera e fnta», dice. «E mi tolgo sassolini dalle scarpe». Nomi, cognomi, ruffanerie, malefatte, imbrogli, compiacenze. Un po’ di cose lui le sa dopo vent’anni passati in tv come autore di Domenica in, Buona Domenica su Canale 5, Festival di Sanremo eccetera. E allora facciamolo parlare di tv senza dimenticare che prima di fnire lì dentro e di uscirne («sono disgustato dalla tv, dal degrado di qualità, dalla rozzezza di confezioni, dalla mancanza di idee, dall’assenza di meritocrazia, dagli sprechi») ha diretto giornali, ha inventato ebdomadari, ha scritto libri, ha diretto flm, ha scritto pièce teatrali, ha scoperto gente di talento. Adesso lui si lamenta un po’: che non c’è gente che è lì a bussare alla sua porta per approfttare del suo talento giornalistico. Ma non è vero. Il peggio e il meglio. Ha preso il peggio di tutti i posti che ha frequentato nella sua complicata vita. “Mugugnone”, cioè brontolone, come i genovesi; cocciuto, ostinato e permaloso come i calabresi; iperattivo come i milanesi; giocoliere come i romani. E allora facciamolo parlare di tv senza dimenticare che è il massimo esperto italiano vivente del gioco d’azzardo (chemin de fer e non solo): «Dicono che mi sono rovinato al gioco. Ho buttato tanti soldi, ammetto. Ma il gioco è una metafora della vita, insegna a saper perdere e a saper vincere. Due miei zii mi insegnarono il poker quando avevo cinque anni…». E allora facciamolo parlare, per davvero, di tv. Lanza ha sempre amato le pagelle e i giudizi tranchant da cui molti suoi colleghi si sono sempre astenuti per evitare problemi. E, allora, vai Cesare: «Michele Santoro è morto. Superbo, intollerante, egocentrico. I migliori: Giuliano Ferrara e Vittorio Sgarbi: non hanno lo spazio che meriterebbero, li castrano, li censurano. Maria De Filippi: ha creato una tv di coatti e di sgallettate, specchio italiano verace. Il maledetto problema della tv è la vanità in salsa di insicurezza: chi è fuori vorrebbe starci dentro, ultimo esempio Massimo Giannini che pure era uno splendido giornalista a Repubblica. Mara Venier, Pippo Baudo, Raffaella Carrà, Maurizio Costanzo sono mostri sacri, ma anche loro non riescono a capire che il viale del tramonto è inesorabile. Paolo Bonolis: un genio potenziale, un romanaccio pigro. Fabio Fazio: è fnto, fntissimo. Luciana Littizzetto: ridimensionata, forse rovinata da Fazio».
Ci sarà pure “un meglio” della tv? Risposta: «Celentano, Fiorello, Crozza, Gabanelli, Ricci, Striscia la notizia, Ilaria D’Amico, lo sport di Sky». E, siccome la tv è legata e spesso succuba della politica, volete che Lanza, “interconettendo” (se mai si potesse dire) le due cose non abbia la sua sentenza? Eccola: «Renzi è finto, un paraculo. Ci porterà alla rovina. Se va in campo Della Valle ha le palle grandi come la cupola di San Pietro: può farcela. Ha intorno menestrelli grandi e piccoli: Luca di Montezemolo, Carlo Rossella o anche persone complesse come Mentana e Abete che però hanno in mente strategie proprie».