MPS sta guadagnando terreno in Borsa sull’ipotesi di rinviare il rimborso dei Monti Bond. Pare anche che ci sia già l’ok del Tesoro. Tuttavia negli ultime ore ha iniziato a circolare un’altra idea, treatment che sarebbe molto pi`u costosa per lo Stato e di conseguenza per il contribuente italiano: un piano per la conversione dei Monti-bond in azioni della travagliata banca. Si tratta di un’eventualità già contemplata per contratto dalle obbligazioni sottoscritte dal Tesoro, ma prevista per i casi in cui la banca non fosse in grado di pagare la cedola annua. La Commissione europea ha richiamato il governo italiano nel 2013, affinché consideri la conversione del credito in azioni, calcolando il valore di queste ultime ai prezzi di mercato, mentre era stato deciso in precedenza di computarle sulla base del patrimonio netto contabile. Per Monte Paschi c’è il rischio che lo stato entri in possesso di un pacchetto azionario molto consistente, visto che il valore del titolo è precipitato negli ultimi anni, rispetto a quello iscritto a bilancio. Come scrive Investire Oggi il piano prevede che il Tesoro rivenda le azioni MPS non appena realizzasse una plusvalenza o quanto meno evitasse una perdita. “Ma le ampie fluttuazioni in borsa degli ultimi mesi non lasciano presagire alcunché di positivo per lo stato, quindi, per il contribuente italiano, che potrebbe essere costretto a sorbirsi perdite e minusvalenze”.
Profumo: Mps valuta proroga rimborsi Monti bond
Intervista di Silvia Aloisi e Luca Trogni
Nell’ambito delle opzioni strategiche per ovviare alla carenza di capitale certificata dai test Bce MPS sta valutando anche una proroga per i rimborsi della quota residua di aiuti di stato.
A dirlo è il presidente della banca senese, Alessandro Profumo, che da qui al completamento del piano di ristrutturazione, a fine 2017, vede un ruolo di Mps a sostegno dell’economia, forse all’interno di un gruppo di maggiori dimensioni.
“E’ ovvio che le opzioni sono molteplici. Nella comunicazione della nostra autorità di vigilanza si dice che senza considerare il rimborso dei 750 milioni [dei cosiddetti Monti bond] di euro la shortfall scende a 1,35 miliardi, credo che sia corretto valutare anche questa opzione” dice a Reuters Profumo a proposito della possibilità di ritardare il pagamento della quota di Monti bond ancora in essere.
Oggi Alessandro Rivera, direttore del dipartimento banche e finanza del Tesoro, ha detto che il ministero non avrebbe nulla in contrario se Mps chiedesse di rinviare il rimborso dei residui aiuti di Stato.
Entro il 2017, in base agli accordi sottoscritti con la Commissione europea, Mps deve restituire ancora quasi 1,1 miliardi di Monti bond suddivisi in 600 milioni nel 2015, 150 milioni nel 2016 e 321 milioni nel 2017.
Dopo il verdetto delle autorità europee sullo shortfall da 2,1 miliardi di euro Mps sta “lavorando a 360 gradi” e ha come “obiettivo che il board nei tempi previsti approvi il capital plan che sarà solido e sostenibile” commenta il presidente della banca senese che da domenica ha messo al lavoro gli advisor Citi e Ubs.
“Non abbiamo ancora preso alcuna decisione, ma se dico tutte le opzioni strategiche intendo tutte, ovviamente c’è anche questa” risponde Profumo a proposito di una possibile fusione, possibilità che la stessa Banca d’Italia ha detto di valutare positivamente.
E, a una domanda sulla realtà di Mps da qui a fine piano di ristrutturazione, Profumo risponde, ipotizzando una banca che, completato il piano di ristrutturazione “sosterrà l’economia, magari anche nell’ambito di una realtà più ampia”.
“Penso di essere stato chiaro” aggiunge.
Nell’immediato la banca, presa in mano da Profumo e dall’AD Fabrizio Viola a ridosso delle inchieste giudiziarie e dei problemi di bilancio provocati in primo luogo dall’acquisto a caro prezzo di Antonveneta e dalla gestione dei derivati, non ha avuto contatti con possibili partner.
“No, allo stato assolutamente no” risponde con forza Profumo.
Il presidente di Mps sottolinea poi la propria sorpresa per il fatto che gli stress test si sono basati solo parzialmente sul piano di ristrutturazione approvato dalla Commissione europea.
“Dobbiamo ricordare che siamo appena partiti con la realizzazione del piano di ristrutturazione, che è stato approvato nel novembre del 2013, ma siamo stati considerati come altre banche che hanno piani di ristrutturazione da molto più tempo, alcune da sei anni. C’è una grandissima differenza” sottolinea.
Il presidente di Mps ricorda poi i progressi già fatti.
“Noi abbiamo un piano di deleverage importante, dal 2011 ad oggi abbiamo ridotto gli attivi di circa 45 miliardi .. E mi piace anche ricordare altri risultati importanti, tra cui la riduzione dei costi su base annua di 760 milioni di euro, un altro numero che dimostra che stiamo realizzando il piano in modo molto puntuale”.
Adesso è l’ora di rispondere al nuovo scenario tratteggiato dalla Bce. E tocca a “Ubs e Citi valutare tutte le possibili azioni che possano supportare il capital plan e le opzioni strategiche” per presentare alle autorità europee il piano di copertura della carenza di capitale nei 15 giorni previsti. (Reuters)
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