«È difficile risollevarsi se nessuno ti da una mano». avverte Marco Baldini. Uscito dal tunnel cinque anni fa, purchase è ancora pieno di debiti
La voglia matta di sedersi a un tavolo verde, cure l’ossessione di giocarsi tutto. L’azzardo è una bestia affascinante: fa innamorare e non si lascia scaricare facilmente. Capita a tanti di naufragare nell’abisso di questa droga perfetta, anche perché legale. La dipendenza è un fenomeno di massa che ha coinvolto il mondo dello spettacolo. Molti vip hanno perso tanto, patrimoni e affetti. Infatti i problemi fatalmente coinvolgono tutta la famiglia e spesso la spaccano. Una lezione che ha imparato anche Marco Baldini, disc jockey e spalla dell’amico Fiorello in Fuori Programma su Radio Uno. Cavalli, carte, Lotto, scommesse l’hanno rovinato, ma lui, nel libro fi giocatore, non ha avuto paura di raccontare la sua discesa all’inferno e la risalita. Una scelta che si paga molto cara Una vita al cardiopalma, che Baldini sta ancora pagando molto cara, perché in questo momento è senza soldi e senza casa. «Continuo a strappare le giornate con i denti e i gomiti… Ho restituito quasi quattro milioni di euro, quello che mi frega è che sono onesto, alla fine torno e ripiano…», ha raccontato il dj a II Fatto Quotidiano. «Dal 2011 in poi ho passato due anni durissimi. Fiorello era impegnato in altro, io senza lavoro e con una separazione volontaria in corso. Non sapevo come mettere insieme i soldi della giornata; non della settimana o del mese, della giornata». Marco è single per scelta: per non danneggiare la carriera della moglie Stefania Lillo, speaker radiofonica, l’ha lasciata, anche se la considera la donna della sua vita. Le sue re- i centi dichiarazioni hanno fatto pensare che fosse ricaduto nel
vizio. Così ha affidato il suo rammarico a Facebook: «Non potete avere un’idea di quanto fa male e che danno devastante fanno queste affermazioni. Le persone che ti vogliono bene si sentono tradite e quei pochi che volevano darti una mano si spaventano e scappano. La maldicenza uccide più del piombo, date retta a me. Detto questo, è vero tutto, che non ho una casa e che sono in estrema difficoltà». Interpellato da Nuovo, Marco ha precisato: «Si è trattato veramente di un’incomprensione. Del resto, quando uno semina tempesta… Quando ho dichiarato che è molto difficile risollevarsi se nessuno ti da una mano sul serio, mi riferivo alla mia situazione finanziaria, non al gioco. Ho smesso tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, quando ho partecipato al reality La Fattoria». Mentre il gioco d’azzardo continua a fare vittime, chi ha lasciato tanto sui tavoli verdi ha pochi dubbi. «È qualcosa di più di una malattia», dichiara a Nuovo Emilio Fede. Per colpa delle carte, il giornalista era finito nei guai con la giustizia: nel 1987 si chiuse il suo rapporto con la Rai, dopo un processo per gioco d’azzardo, finito poi con la sua assoluzione. «Io ho vissuto questa esperienza perché durante un’inchiesta, mi sono invaghito del rischio ai tavoli verdi, che ho frequentato per un periodo. A Montecarlo, nel 1998, ho vinto un miliardo di lire, ma bisogna tener presente che nel gioco vige una sola drammatica legge: non si vince davvero, poi si perde. Sarebbe utile che persone come me partecipassero a terapie di gruppo, raccontando la propria tragedia. Solo chi ha vissuto la stessa esperienza può convincere qualcun altro a smettere». Bisogna avere la forza di ammettere Tra i vip malati d’azzardo, c’è chi ha perso tutto. Pupo è oggi un conduttore in Tv, anche grazie all’aiuto di amici come Gianni Morandi, Maurizio Costanzo e Paolo Bonolis. Qualcuno riesce a tirarsi fuori dal vizio con la forza di volontà, ma c’è chi si è giocato il matrimonio. Solo ammettendo di avere una difficoltà, si può fare qualcosa per eliminarla. Lo testimonia il lavoro che molte associazioni svolgono per aiutare chi è malato d’azzardo e i familiari del giocatore. «È una delle dipendenze più subdole. In genere, si comprende quello che sta succedendo al partner quando è tardi», spiega Fabrizio, responsabile della comunicazione di Giocatori Anonimi (www.giocatorianonimi.org), che non svela il suo cognome ed è stato un giocatore incallito per 30 anni. «Il giocatore può manifestare apatia, esagerata svogliatezza, nervosismo. Spesso evita il contatto con la compagna. Ma il problema emerge quando cominciano gli ammanchi dal conto corrente, i furtarelli in casa, le telefonate delle banche per ripianare i debiti. Per non parlare degli usurai». Scoperto il dramma, è meglio non scontrarsi frontalmente. «Essere duri potrebbe avere conseguenze negative», sostiene Fabrizio. «Meglio accogliere il partner con dolcezza, consapevoli che soltanto la sua richiesta di soccorso può cambiare le cose. Saper chiedere aiuto è il gesto di umiltà capace di salvare la vita. Poi, si può cominciare un percorso di gruppo, in cui piano piano si riconquistano autostima e amor proprio. Attenzione: il percorso evidenzia come il gioco sia la punta di un iceberg, su cui si deve lavorare per far emergere la parte sommersa, che costituisce il vero cuore del problema». Però c’è chi si oppone ai divieti Contro ogni proibizionismo è, invece, Cesare Lanza, giornalista e autore televisivo, giocatore e autore di più di 15 libri sull’argomento. Che cosa può fare, quindi, una moglie per arginare la passione pericolosa del proprio uomo? «Deve dirgli di utilizzare la grande chance che l’azzardo consente a chi gioca contro chi tiene il banco: valutare le proprie risorse, non fare puntate al di sopra delle proprie possibilità, interrompere la partita quando si vince ciò che si desiderava e quando la perdita è arrivata al limite di ciò che volevamo rischiare. E questo è l’unico vantaggio del giocatore. A favore del banco, ci sono due vantaggi implacabili: il calcolo delle probabilità; il fatto che, normalmente, il giocatore quando vince vuole vincere sempre di più e alla fine perde; quando perde insiste fino all’ultimo centesimo, nella vana speranza di rifarsi».
Daniela Artidi
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