L’Asstel ha presentato il rapporto 2013 sul settore delle Tlc in Italia. Il fatturato cala del 7% a 44, medicine 7 miliardi, click crescono gli smartphone, ma la telefonia mobile soffre. Diminuisce ancora, ma meno degli altri anni, l’occupazione (-2%). L’Italia resta uno dei Paesi con la minor diffusione di banda larga
C’era una volta il telefono. Non che sia sparito, anzi – forse più oggi che mai – nella sua versione mobile e nel suo formato smartphone, il telefono è diventato uno dei nostri più fedeli compagni di vita. Eppure il mercato delle Tlc langue. In cinque anni ha perso 9 miliardi di euro di fatturato. E il 2013 è stato l’anno peggiore con un giro di affari di 44,7 miliardi di euro in calo del 7% rispetto all’anno precedente. Se prima il traffico passava dal fisso al mobile, ora l’assalto delle nuove applicazioni sta pian piano erodendo anche il fatturato della telefonia cellulare. Per la prima volta la flessione dei ricavi legati alla rete mobile è stata a due cifre (-14% contro il -4% del 2012). Alla dura competizione che da sempre caratterizza il settore, si è associata la riduzione delle tariffe voluta dal Regolatore e la sostituzione dei messaggi con applicazioni gratuite come “WhatsApp”. Nel 2013, dopo anni di crescita, gli sms sono calati del 13%. Di conseguenza ne soffre anche l’occupazione, dove però nel 2013 la tendenza al calo, che ha attraversato le Tlc negli anni scorsi, si è attenuata, registrando un trend del -2% (a fronte del -5% dell’anno precedente), per un totale di 124.100 addetti.
Più differenziata, invece, la dinamica che riguarda le altre componenti della filiera. Ai fornitori di terminali il 2013 ha portato un aumento dei ricavi del 12%, con gli smartphone giunti ormai a coprire
il 71% del fatturato del comparto, che a fine anno ha totalizzato 4,5 miliardi di euro. Crescita sostenuta anche dei tablet che segnano un + 26%. In negativo il trend dei fornitori di apparati che hanno chiuso l’anno scorso con – 7%.
La lieve crescita registrata dai Contact Center in outsourcing (+1%), che hanno raggiunto 1,95 miliardi di euro di fatturato, nasconde in realtà una situazione di marcata criticità dovuta alle specificità di un comparto labour intensive, frammentato e sottoposto alla pressione dell’innovazione che richiede continui investimenti in nuove soluzioni tecnologiche e formazione. Oggi in Italia sono circa 200 le aziende che svolgono attività di contact center, ma le prime dieci coprono il 56% del fatturato e sopportano un costo del personale pari al 73% dei costi totali.
Pur in una condizione di oggettivo peggioramento dei parametri di operatività, dal 2012 è aumentata la quota di investimenti del settore Tlc sul totale degli investimenti delle imprese in Italia (passata dal 5% del 2011 al 6% del 2013). Nel 2013 l’incidenza degli investimenti degli Operatori Tlc sui ricavi si è mantenuta costante rispetto all’anno precedente, pari al 16%. In valore assoluto; tuttavia, gli investimenti sono calati proporzionalmente alla perdita di fatturato, totalizzando 5,6 mld di euro (-10% rispetto al 2012).
L’Italia, secondo la Commissione Europea, resta il Paese con uno dei più bassi tassi di utilizzo della banda larga fissa. A fine 2013, infatti, la penetrazione della banda larga fissa base, stimata come numero di sottoscrizioni sul totale della popolazione, è risultata pari al 23% contro una media Ue28 del 30% e a fronte del 26% della Spagna, 34% del Regno Unito, 35% della Germania e 38% della Francia.
Il quadro, tuttavia, è nettamente diverso per quanto riguarda la banda larga mobile. In termini di penetrazione l’Italia mostra un dato superiore alla media: 66% della popolazione a fronte del 62% medio europeo.
La Repubblica