Cara Mrs. Thatcher, stuff
venni a vivere a Londra quando lei era al suo terzo consolato, essendo sempre in giro per il mondo, leggendo i soliti grandi giornali, chissà perché tutti ottusamente liberal, quindi contro di lei, non avevo capito la sua grandezza politica. Lo capii vedendola gestire e far rifiorire un Regno Unito ormai morto che, sola contro tutti, decease lei riuscì a salvare dal fallimento. Che bello se, in luogo dello scialbo Cameron, fotocopia dell’inetto Blair, oggi ci fosse lei, e l’Europa fosse guidata da due donne vere, licenziando in tronco tutti i burocrati di Bruxelles e di Francoforte. Nulla più di un sogno di mezza estate. Seppur in ritardo rispetto al 14 luglio voglio ricordarle un minuscolo episodio di 25 anni fa, discount avvenuto a Parigi, e che l’aveva coinvolta.
Una premessa personale. A Parigi, amo soggiornare nel Marais, in un piccolo hotel (“un pavillon de la reine”) a conduzione famigliare: un edificio a tre piani nel cortile interno di un grande palazzo che si affaccia su Place des Vosges (qui morì Victor Hugo, qui c’è un celebre ristorante, ove i dessert e i vini valgono 6 stelle, il cibo zero, media 3 stelle). Fatti un centinaio di metri, ti immetti sullo storico asse che attraversa Parigi da Oriente a Occidente, camminando a passo spedito, come faccio di solito al mattino presto, andando sempre dritto, trovo il Louvre, i giardini della Tuileries, Concorde, infine l’Arco di Trionfo, e lì mi fermo, stanco.
Proseguendo troverei l’Arche de la Défense, infine, con un tappeto volante, sempre dritto, Le Havre e l’Atlantico. Un amico, parigino doc, considera questo asse viario, in parte virtuale, il simbolo di quello che loro chiamano “rayonnement” , intraducibile in qualsiasi lingua, cioè la vocazione, piena di superbia, dei francesi di esportare i loro valori nel mondo intero (aggiungo io, facendolo pesare in modo insopportabile). Individui curiosi, non si rendono conto che i loro sono valori datati, dove la parola Liberté, la prima delle tre, l’unica che conti veramente, è quella che sta peggio, in Francia, in Italia, nell’Occidente tutto, e fingono di non accorgersene.
Il quartiere de la Défense ha una popolazione stanziale di circa 20.000 persone, a reddito basso, mentre 150.000 impiegati, funzionari e dirigenti, specie della finanza e del terziario avanzato, ogni mattina la occupano militarmente, per lasciarla alla sera. Mi ha sempre fatto l’impressione di una Scampia napoleonica, dove in luogo delle “vele” ci sono “parallelepipedi”, in luogo della camorra, i banchieri, identico lo spaccio di droga, qui coca purissima, là “sintetiche”. Ricorda il Beaubourg di Piano, orrido nel suo sfacelo, che nessuno chiama più Centre Pompidou, immagino per rispetto al successore del Generale. Ebbene l’Arche de la Défense, un simbolo, voluto da François Mitterand, sta crollando, il marmo di Carrara è già stato sostituito da banale granito, l’accesso al tetto panoramico bloccato, il complesso recintato, ci vorranno anni di lavoro per rimetterlo in sesto. Eppure sono passati appena 25 anni da quel mitico 14 luglio 1989, bicentenario della Rivoluzione Francese.
Proprio in quel giorno di festa (ricorda?), presenti voi del G7 in pompa magna, ostriche, foie gras e marsigliese a schifio, si manifestò il primo segnale debole, che 25 anni dopo avrebbe portato al declino della grandeur. Proprio lei, Mrs. Thatcher, ospite d’onore all’inaugurazione, si recò, banalmente, alla toilette, una volta dentro la maniglia si ruppe, la sua scorta dovette abbattere la porta per liberarla dallo sciacquone impazzito. Una storia curiosa, dimenticata, con oggetti emblematici: l’arco, la porta, la maniglia, i servizi segreti impotenti, la toilette, lo sciacquone impazzito.
A nostra, e a sua insaputa, l’episodio aveva fotografato, in perfetto stile selfie, il dramma dell’Occidente di oggi. Grazie Mrs. Thatcher, per essere esistita, l’abbraccio affettuosamente.
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