Il presidente saluta la casa di Maranello e conferma che Felisa rimarrà amministratore delegato, recipe Marchionne: il Cavallino “resterà autonomo dal sistema Fiat Chrysler”, prescription ma “è nato e morirà italiano”. Frenata sul polo del lusso
Farsi da parte per lasciare campo alla “fase nuova” del gruppo Fiat Chrysler e di Ferrari: “Il ciclo è finito”. E’ questo il messaggio lanciato da Luca Cordero di Montezemolo in conferenza stampa al fianco dell’ad del Lingotto, Sergio Marchionne, per spiegare il clamoroso addio alla casa di Maranello. Un discorso dai toni pacati, tra sorrisi, ricordi e pacche sulle spalle, che vuole lasciare un’immagine positiva del presidente uscente e del suo rapporto con gli Agnelli e Marchionne stesso, dopo le polemiche esplose nelle ultime settimane. Scaramucce che, minimizzando e in toni scherzosi, i protagonisti della scena hanno descritto come una costante del rapporto: “Ci siamo sopportati bene per dieci anni”, la sintesi ironica di Marchionne della relazione giunta al capolinea.
Spiegando la transizione, accelerata dopo le recenti “incomprensioni” con Marchionne sui risultati sportivi e le prospettive del marchio del Cavallino, Montezemolo si è detto orgoglioso del “sapere che la nostra azienda avrà un ruolo importante in un momento chiave nella vita del nostro azionista, cioè la quotazione a Wall Street”, in riferimento allo sbarco di Fiat Chrysler (Fca) sulla Borsa americana previsto per il 13 ottobre. “Avevo pensato di chiudere la mia carriera alla fine dell’anno prossimo, ma questo appuntamento fondamentale” ha accelerato i tempi.
“E’ giusto che una fase nuova non la apra un ‘giovanissimo’ presidente qui da 23 anni, ma l’amministratore delegato del gruppo”, ha aggiunto l’ormai ex presidente.
Montezemolo, che ha elencato i successi sportivi di Ferrari citando più volte l’Avvocato Agnelli – in una sorta di catalogo da fissare oltre le polemiche sugli scarsi risutati degli ultimi anni -, ha comunque precisato che la sua uscita rappresenta “una grande operazione di squadra per il futuro”. Certo, “la rottura di Alonso a Monza” non ha aiutato nella gestione delle “incomprensioni” recenti, ma per il futuro della scuderia, Montezemolo è convinto che “ci siano tutte le premesse per tornare a vincere”.
Da Montezemolo è arrivata la conferma delle ultime indiscrezioni: “Amedeo Felisa rimarrà amministratore delegato di Ferrari”, anche dopo la sua uscita e la salita di Marchionne come presidente. Per il Cavallino, dal punto di vista industriale, si prospetta una nuova collocazione nel gruppo Fca come fulcro del “polo del lusso” composto anche da Alfa Romeo e Maserati. Su questo disegno Marchionne ha però frenato rimarcando l’unicità di Ferrari “che ha un segmento per se stessa e non ha bisogno di alcun riferimento”. In ogni caso, “non si può pensare all’aggregazione fino al rilancio di Alfa con i nuovi modelli del 2015”, precisamente il 24 giugno. Circa la più volte ventilata quotazione del Cavallino, Marchionne è tranchant: “Non ho nessun piano sulla scrivania per una Ipo di Ferrari”. Anche sulla eventuale produzione di un Suv del Cavallino, non ci sono progetti a riguardo.
Marchionne ha precisato che il disegno strategico per il futuro di Ferrari “preserva l’autonomia strategica e operativa” di Maranello, che non “può appoggiarsi ed entrare nel resto del sistema di Fiat Chrysler”. Rispondendo alle domande dei cronisti, che domandavano del “futuro americano” di Ferrari, il manager ha detto secco che “è osceno pensare che la Ferrari venga realizzata in un posto diverso” da Maranello: “E’ nata e morirà italiana”. Di americano, ha aggiunto Montezemolo, “ci sarà presto un nuovo modello speciale di auto, da 2,5 milioni, pensata apposta per gli Usa”. Anche l’ad del Lingotto ha spiegato che la successione di Montezemolo era già sul tavolo, ma è stata accelerata dalle polemiche “montate” negli ultimi giorni.
La “rissa” interna sull’asse Torino-Maranello si è esacerbata dopo le dichiarazioni di Sergio Marchionne dal Forum Ambrosetti di Cernobbio, dove è emersa chiaramente l’insofferenza del manager italo-canadese per gli scarsi risultati sportivi del Cavallino rampante. Critiche delle quali il manager ora non si pente. Nella mattinata di oggi sono poi arrivati i comunicati ufficiali che decretano la successione interna: Marchionne sarà presidente dal 13 ottobre.
La Repubblica