Novari: “Prezzi troppo bassi? Per fare margini a Tre servono 5 milioni di utenti in più”

vincenzo novari
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vincenzo novariL’AD DEL QUARTO OPERATORE MOBILE ITALIANO RESPINGE LE ACCUSE DI AVER INNESCATO UNA GUERRA DI TARIFFE CHE BLOCCA I NUOVI INVESTIMENTI: “SIAMO GLI SFIDANTI È OVVIO CHE GIOCHIAMO SUL PREZZO. IL CONSOLIDAMENTO CI SARÀ: SARÀ FUORI CHI È SOLO IN ITALIA”

Il 2013 è stato un anno di lacrime e sangue per gli operatori del mobile, con forti perdite di ricavi e passaggi di clienti da un brand all’altro. Fattori che hanno scatenato polemiche e accuse reciproche tra i manager alla guida delle rispettive aziende. Nel mirino ci sono Wind e 3 che applicano le tariffe più convenienti ma in quest’intervista Vincenzo Novari, ad di 3 Italia, respinge al mittente tutte le accuse. Dottor Novari, nel corso dell’estate il management di Telecom Italia vi ha accusato di portare avanti una politica di prezzi irrazionale, che alla fine si è riversata negativamente sui conti del 2013 di tutti gli operatori. Che cosa risponde? «Le regole basilari del marketing dicono che i leader di mercato devono tenere i prezzi e competere sulla qualità mentre spetta ai challenger essere più aggressivi con l’obbiettivo di conquistare clienti e quote di mercato. Ed è esattamente ciò che stiamo facendo noi a 3 da dieci anni a questa parte, fatto che ci ha permesso di costruirci spazi vitali con 10 milioni di clienti». Il vostro driver è solo quello di utilizzare la leva del prezzo? «Gli assi portanti della nostra strategia sono due, i prezzi e la tecnologia, cerchiamo di proporre le offerte più avanzate tecnologicamente, come ad esempio, sono state in passato il Dvb-h e il Cubo wi-fi. Alcune vanno bene, altre meno, ma ci permettono di posizionarci davanti agli altri». Tornando ai prezzi, voi che siete leader negli abbonamenti nel febbraio 2013 avete lanciato un’offerta al ribasso per le ricaricabili, un segmento dove siete gli ultimi dopo Tim, Vodafone e Wind. È una scelta che ha pagato? «Con nostro grande stupore i leader di mercato nell’estate 2013 hanno deciso di seguirci, pareggiando le offerte al ribasso. Un errore strategico e di marketing enorme che dimostra come i leader facciano fatica a comportarsi da leader». Dunque respinge al mittente le accuse di dumping? «Per me è strano sentirmi ripetere che lo sfidante deve mantenere i prezzi a un certo livello. È il leader che deve farlo in virtù di una magratori giore qualità e servizi che riesce a offrire. Se la Skoda esce con un modello simile all’Audi ma con un prezzo più basso, l’Audi abbassa il prezzo? Credo di no. Invece Tim, Vodafone e Wind, nonostante le batoste del 2013 continuano a fare campagne dirette ai loro ex clienti per farli tornare a bordo con sconti del 50% e oltre. E così fanno arrabbiare i loro attuali clienti che pagano un prezzo pieno». Proseguendo di questo passo gli utenti ne beneficeranno sempre più ma gli operatori dovranno tirare il freno sugli investimenti a discapito di tutto il mercato. Non è così? «Il mercato italiano richiede grandi investimenti, ora c’è Lte e poi arriverà l’Lte advanced, l’industria delle tlc è obbligata a investire continuamente per stare al passo con le nuove tecnologie e supporgruppo tare la crescita del traffico dati. Oggi la copertura della rete Lte in Italia rispetto all’Europa è inferiore rispetto a quella che si raggiunse con l’Umts e il primo Gsm dove noi italiani eravamo i leader. Evidentemente oggi gli investimenti stanno calando». Dunque fino a quando andrete avanti a proporre tariffe scontate rispetto agli altri? «Fino a quando non raggiungeremo una posizione di redditività. Oggi siamo a break even operativo con 10 milioni di clienti, dobbiamo arrivare a 15 milioni e siccome siamo in un mercato saturo, con 90 milioni di Sim (1,5 per ogni italiano), l’unica via è strappare clienti agli altri operatori, con prezzi più attraenti o con proposte più innovative». Quanto ha investito finora il vostro azionista di maggioranza, il cinese che fa capo a Li Ka Shing? «Hutchison Whampoa ha investito circa 13 miliardi di euro dal 2000, quando ci fu la gara per le licenze Umts, a oggi. Abbiamo conquistato 10 milioni di clienti e siamo in pareggio. Ma per arrivare a una redditività del 3-4% sul capitale ci occorrono altri cinque milioni di clienti. Diciamo 2 da Tim, 2 da Vodafone e 1 da Wind. Sempre che nel frattempo il mercato non si consolidi». Da tempo si rincorrono le voci di trattative per una fusione tra 3 e Tim o tra 3 e Wind. Sarebbero operazioni risolutive per il mercato? «Sono dell’idea che nei prossimi anni si andrà verso un forte consolidamento del settore in Europa, dove oggi esistono 100 operatori e dovrebbero rimanerne una decina. Chi ha una posizione forte solo in Italia dovrebbe cominciare a pensare in chiave europea. Tutti gli operatori dovrebbero fare un’analisi strategica per arrivare a creare sinergie sulla mobilità dei clienti e alla fine una tariffa unica per tutta l’Europa. In questo quadro noi siamo aperti a varie possibilità, essendo presenti anche in Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Austria e Svezia. Bisognerà vedere se si riesce a trovare il momento giusto e la combinazione giusta». Ma con il consolidamento a rimetterci sarebbe il cliente finale? «No, la concorrenza si sposterebbe dall’asse del prezzo e libererebbe risorse per nuovi investimenti in tecnologie avanzate, come ad esempio il mobile payment o il machine to machine. I prezzi resterebbero attraenti ma gli operatori si farebbero più concorrenza sui servizi utili ai clienti». (g.pon.) A lato, un negozio di Tre: l’operatore mobile è sotto accusa da parte degli altri operatori mobili per le sue tariffe troppo basse Qui sotto, Vicenzo Novari, ad di H3g Italia che opera con il marchio Tre.

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