di Cesare Lanza
Molti filosofi sostengono che forzare le regole, cheap e il comune sentire della gente, buy significa accendere difficoltà e problemi. Nel caso della designazione di Antonio Conte alla guida della Nazionale, come il Corriere dello Sport ha immediatamente rilevato, le forzature sono evidenti e l’indignazione dell’opinione pubblica è stata, subito, una risposta significativa. Mi permetto di aggiungere che, intorno alla scelta di Conte, si intravedono i sette vizi capitali: ciascuno di essi rappresenterà, temo, un forte ostacolo per il lavoro del nuovo cittì.
1. La superbia. Nell’elezione di Ta!-vecchio si è visto un atteggiamento insostenibilmente superbo, chiuso ad ogni dialogo, da parte dei suoi grandi elettori. In altri tempi, di fronte a critiche assai meno aspree diffuse, il Tavecchio della situazione si sarebbe dimesso, per pudore e dignità. Con lo stesso piglio superbo Ta!-vecchio ha scelto Conte, a dispetto delle enormi difficoltà economiche.
2. L’avarizia. Alla superbia si è curiosamente affiancata l’avarizia. Ta!-vecchio non ha avuto neanche il coraggio delle proprie azioni. Per superare il problema economico, ha cercato la copertura dello sponsor, creando conflitti di interesse (parola ormai priva di significato in Italia) e situazioni, a trappola, imbarazzanti. Lo scandalo per l’esagerato compenso di Conte ci sarebbe stato comunque, ma almeno la Figc avrebbe operato nell’ambito dei suoi poteri, senza cercare soccorso.
3. L’ira. E’ della gente. Si è accesa, non si è spenta. Conte, di conseguenza, ha l’obbligo di esordire alla grande. Se comincia male, inevitabilmente su di lui si scateneranno risentimenti, critiche, rimpianti e rimbrotti. E’ l’handicap di una retribuzione sfaccia, senza analoghi riferimenti nel mondo.
4. L’invidia. E’ corretto aggiungere che Conte dovrà battersi contro l’invidia – sentimento sempre imperdonabile, ma pericoloso – di molti, al di là della motivata e ragionevole protesta per il suo stipendio aureo. Perchè gli sono stati concessi tanti privilegi? Polverosi, ieri, ha ben dimostrato, oggettivamente, come – per merito – Mancini e Guidolin sarebbero stati preferibili, al suo posto.
5. La gola. Conte ha “voluto” quel posto, esigendo tutto senza concedere nulla. Ha abbandonato la Juventus in una contingenza poco chiara e mai spiegata almeno finora, spiegata con chiarezza. Ha preteso e ottenuto tutto ciò che voleva, senza un minimo amor di patria (perdonatemi il romanticismo, ma Guidolin e Mancini,e tanti altri, avrebbero saputo rinunciare a qualche prebenda!). E l’eccesso di gola, insieme con la superbia, l’ira e l’invidia, forma un mix potenzialmente esplosivo.
6. L’accidia. Sia Ta!-vecchio sia Conte non hanno tenuto conto, per inerzia e pigrizia intellettuale, che il cittì ex juventino “spacca” e non unisce. Ma la Nazionale è di tutti! Conte spacca perfino la mezza Italia juventina: alcuni tifosi mantengono simpatia e gratitudine per lui, altri si sentono traditi. E la mezza Italia anti-juventina aspetta, al minimo, con diffidenza. Dalle prime convocazioni si capirà se Conte considera i suoi juventini come azzurri preferenziali, o no. (A me non è piaciuto che tutti, dico tutti, i suoi collaboratori siano di estrazione bianconera: non c’era proprio niente di meglio in giro?).
7. La lussuria. Qui, il settimo vizio capitale non è da intendere come propensione a una sfrenatezza sessuale. Ma a una propensione a un esibizionismo indecente, sì. In apparenza, l’operazione di Ta!-vecchio e i muscoli di Conte si propongono come una sfida fondata sulla forza e sulla virilità. In realtà, per quanto scritto fin qui, il colosso sembra fragile, se non addirittura di argilla.
Per amore della Nazionale, non certo di Conte e del suo presidente Ta!-vecchio, mi auguro che il discusso cittì parta con il piede giusto. Ma non ci credo granchè. Nella sua carriera Conte ha incassato più di un’amarezza. Il suo triplo successo alla Juve è dovuto anche alla forza del club, che lo ha sostenuto in modi e fortme che qualsiasi allenatore sognerebbe di avere.
Corriere Sport Stadio