SONO IMPUNITO, SPIETATO E ME NE VANTO
Per milioni di italiani “Striscia la notizia” è il telegiornale più credibile.Il gabibbo un giustiziere.
C’è da preoccuparsi? L’autore risponde.
Antonio Ricci
Intervista di Cesare Lanza su “Panorama”
Antonio Ricci, 51 anni, re della comicità televisiva, ha imposto due modi diversi di ridere: con “Striscia la notizia”, tredici anni di vita, 2500 puntate, con sarcasmo e denuncia; e “Paperissima”, anno undicesimo, ruzzoloni e torte in faccia. Obbligato a scegliere, cosa salverebbe?
– Striscia. E’ più vicina al mio carattere: fin da ragazzo, nei bar della mia Albenga, andavo a cercare guai.
Quali guai? Di recente Striscia è stato definito il tg più attendibile.
– Lo dicono da tempo. La missione è compiuta. Ho capito che era fatta quando i
big delle istituzioni, politici come Berlinguer e D’Alema, o manager come Passera, sono venuti a patti con il Gabibbo: obbligati a rispondere alle domande di un pupazzo.
Ma com’è nata, Striscia?
– Devo tutto a Bruno Vespa.
Una battuta maligna?
– E’ la verità. Lo sentii al telegiornale, c’era un solo tg Rai in bianco e nero,
mentre annunciava le accuse all’anarchico Valpreda. Pensai: bisognerebbe creare uno spazio alternativo a questo bietolone. E vent’anni dopo, quando siamo partiti, avevamo uno slogan: tenteremo l’impossibile, batteremo la comicità di Vespa. Nelle prime puntate di Striscia c’era un enorme vespone, pieno di nei, preso a mazzate dai conduttori. Ma non siamo riusciti a batterlo. Lui è sempre lui, sempre lì.
E come sono i rapporti con i suoi bersagli?
– Io non ho né odio né astio: colpisco serenamente. Sbagliano loro, se si
arrabbiano.
Loro, chi?
– Emilio Fede, ad esempio. Mi ucciderebbe con le sue mani, se potesse. Per
fortuna poi gli passa. L’ho lanciato io, nell’empireo, l’ho aiutato a realizzarsi. E’ un giocatore, gli piace soffrire. E noi gli diamo forti brividi, gli abbiamo fatto scoprire una roulette con 400 numeri!
Anche Berlusconi si arrabbia?
– No. Dice che il bene trionfa sempre sul male, tranne nel caso di Antonio Ricci. Una volta, dopo frasi rubate in bassa frequenza ad Alfredo Biondi, mi telefonò per dirmi che, secondo lui, non avrei risparmiato neanche mia mamma. E io lo ammisi: è vero.
E D’Alema?
– Caso interessante: abbiamo umanizzato un pezzo di legno. Il soffio sulle mani lo ha reso simpatico, gli ha portato fortuna. Con due scoperte: un bravo imitatore è una piovra che ti succhia l’anima. Il falso D’Alema imitava il vero D’Alema, ma gli faceva dire cose di sinistra. Così il vero D’Alema imitava l’imitatore e diceva anche lui, finalmente, cose di sinistra.
E la seconda scoperta?
– Non è vero che il potere logora chi non ce l’ha, come diceva Andreotti. D’Alema premier si logorava, invecchiava: non riuscivamo a stargli dietro con il trucco, per aumentare le rughe.
Il vostro avversario più duro?
– Il mitico Pippo Baudo: pesante, permaloso.
Rispetto a questi giganti, l’ultima rissetta con i Sottotono al Festival di
Sanremo, cos’è, una ragazzata?
– No. Abbiamo portato allo scoperto la lobby della stampa musicale.
I Sottotono sono indifendibili, il plagio è evidente. Eppure, entrando in sala stampa a Sanremo, avevamo l’impressione di violare un sancta sanctorum.
Lei, sempre più spesso, è accusato di essere crudele. E intoccabile.
– E’ vero. Siamo impunibili. Ci dicono che siamo delinquenti? Vero, siamo delinquenti. Falsifichiamo le cose? Vero, falsichiamo. Ci sta bene qualsiasi accusa. Ma la risposta è: sempre meno di voi. E qui sta il punto. Non vogliamo opporre una verità a un’altra, tanto meno – mi farebbe schifo – presumiamo di essere detentori della verità assoluta. Noi gettiamo il dubbio in un mondo in cui tutto è finto. E siamo più credibili degli altri.
Ed è un motivo di orgoglio?
– Nient’affatto. Non ci inorgoglisce che gli altri siano meno credibili. Se Striscia è il tg più credibile, siamo ridotti veramente male. Siamo nelle mani di un pupazzo. E il bello è verificare come funziona il Gabibbo.
Come?
– Il Gabibbo è odiato d’istinto da tutti i gabibbi, che non hanno senso
dell’umorismo. Ma chi odia il Gabibbo nasconde qualcosa.
Finzioni, ipocrisie: dopo tredici anni di gabibbate, si stupisce ancora?
– Sì. Pensi ad Alda D’Eusanio, uno dei nostri bersagli: è finta, “pettinata”: Kitch.
E tutti i giornali l’attaccano. Ma sono più finti e “pettinati” di lei.
Niente censure? Né autocensure?
– Niente di rilevante. Dai pericoli di censura mi difendo mandando in giro copioni finti. Striscia funziona perché ha uno scudo: il successo degli ascolti. Da quattro milioni al debutto ai dieci milioni di oggi.
Si può dire che Striscia è eterna, è un’istituzione?
– Fino a quando non batteremo la comicità di Vespa…
Ma è davvero convinto che l’informazione, ormai, si può fare solo ridendo?
– Sarebbe terribile. Certo non mi diverto quando succede che un soldato che
stava morendo, e poi è morto, per la scandalosa tragedia dell’uranio in Kosovo, si è rivolto a noi per avere giustizia.
E’ grato in particolare a una coppia di conduttori di Striscia?
– Tutti bravissimi, tutti hanno portato acqua al mulino.
Sì, ma esiste una coppia perfetta?
– La perfezione non esiste. Anche due coppie formidabili come Greggio e
Iacchetti, e Bonolis e Laurenti, non sono perfette perché la prima propone due personaggi del nord e l’altra due romani. Meglio equilibrare nord e sud.
E cosa pensa degli altri protagonisti della comicità? Cominciamo dalla
Gialappa’s.
– Si stanno avvitando, prigionieri di se stessi. Dovrebbero forse lasciare più
spazio ai comici: i troppi interventi rischiano di diventare stucchevoli.
Il gruppo di Serena Dandini.
– Mi piacciono molto i fratelli Guzzanti. Anche perché non hanno mai
accoltellato il padre.
Daniele Luttazzi.
– Acerbo. Prima si è appiccicato a Woody Allen, ora a Lettermann. La prossima
volta, se crede in se stesso, farà meglio.
Grillo e Benigni.
– Grandissimi, ipnotizzano un Palasport da soli. Grillo o Benigni: un uomo solo al
microfono! Una loro serata è un’esperienza indimenticabile.
I toscani: Panariello, Pieraccioni, Ceccherini a Sanremo…
– Ceccherini al Festival è ingiudicabile. Ma sono bravi, sanno “tenere” il pubblico con astuzia, con garbo.
E altri comici?
– Sono affezionato, si sa, a Emilio Fede. E a Luca Giurato. Non mi perdo mai “Unomattina”, aspetto i suoi lapsus per cominciare bene la giornata: è arrivato a dire “Unomatita”. Ma anche Michele Cucuzza ha momenti irresistibili.
Seriamente…
– Vorrei più spazio, in tutti i palinsesti, per la satira.
Perché?
– Ragazzi cari, bisogna ridere di più. Ridere è essenziale per la salute mentale.
16-03-01