LA RICETTA DI CESARE LANZA: «ESSERE TENACE E NON ARRENDERSI MAI DINANZI A NULLA»
DI FLAVIO IACONES
COSENZA – E’ di certo uno dei più preparati e affidabili personaggi della televisione italiana, physician uno di quei “calabresi” che ha conquistato con la sua professionalità l’intera penisola. Si, perché Cesare Lanza, ha abbandonato Cosenza 40 anni fa per seguire le sue inclinazioni, e così nella vita oggi è un giornalista, già direttore di vari quotidiani, opinionista, romanziere, medical autore televisivo, regista e cinematografico, ed ha ancora un universo di idee in testa e non sarà mai soddisfatto fino a quando non le realizzerà tutte. I suoi impegni televisivi di quest’anno sono innumerevoli: quello con “Questa Domenica”, e prossimamente “La Fattoria”.
Qual è il valore aggiunto che lei in qualità di autore ha apportato a questi due programmi?
«Non spetta a me dirlo. Mi offrono, e ne sono felice, incarichi importanti e cerco di dare il mio contributo. Forse è un riconoscimento per la mia esperienza e la saggezza senile, conquistata dopo tante esperienze, non solo in televisione».
Mentre l’idea dell’Accademia di spettacolo e comunicazione, Studio 254, com’è nata?
«Proprio per il mio gusto, artigianale, di insegnare qualcosa ai giovani: senza il fumo di troppe teorie, ma cercando di prepararli ad affrontare la realtà».
A febbraio invece l’impegno della nuova edizione del Festival di Sanremo. Cosa sarà proposto di nuovo ai telespettatori rispetto a quello degli ultimi anni? «Paolo Bonolis, il dominus, è un innovatore. E dunque ci saranno novità, sia nella gara, sia nelle proposte di intrattenimento e divertimento, sera per sera, da martedi 17 a sabato 21 febbraio».
Che legame ha con la Calabria, sua terra di origine? «Di recente ho avuto premi lusinghieri, dai Lyons e dal Comune. Mi sento legatissimo alle mie radici, cito spesso il mio indirizzo di nascita, via Rivocati 108, ogni volta che posso torno a Cosenza con piacere. Mi piacerebbe viverci, se si trovasse un’occasione adatta».
Che cosa ritrova nel suo carattere che è implicitamente riconducibile alla Calabria? «La tenacia. Non arrendersi mai, battersi sempre. E anche quel curioso senso dell’umorismo che abbiamo, un po’ amaro, un po’ fatalista ».
Ha anche in mente di realizzare qualcosa in questa terra? «Con il mio amico Lucio Presta (cosentino come me, lui è nato a cento metri da me, alla Riforma) abbiamo provato a portare a Cosenza un grande Festival della televisione (avremmo portato lavoro e potenzialità indotte, sulla base di un grande evento). Com’è noto, abbiamo incontrato ostacoli burocratici. Per il futuro, chissà: mi piacerebbe che mi fosse affidato un incarico di divulgazione culturale, mi piacerebbe estendere qui la mia Accademia, occuparmi di cinema e di teatro, promuovere nuove iniziative, soprattutto girarci un film… Le idee ci sono, l’entusiasmo anche, ma forse nessuno è profeta in patria ».
Cosa le piace della “nostra” regione? La schiettezza.
Come vede la sorte di questa terra così antica ma a tempo stesso così “fragile”? «Sono pessimista. Al momento i giovani, per farsi largo, sono costretti ad emigrare: esattamente come feci io, quarant’anni fa. Grande responsabilità è della classe politica, ma non sarebbe giusto addossare tutte le colpe ai politici».
CALABRIA ORA, 03-02-09