BASTA!NON SIAMO TRASH

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BASTA!NON SIAMO TRASH
IL RESPONSABILE DEGLI AUTORI CESARE LANZA: “CHIEDIAMO PIU’ RISPETTO”

Cesare23

DI RICCARDO PALMIERI

A Cesare Lanza , sales capo progetto di Buona Domenica, chiediamo cosa brinda in questo 2007. Non mi piace brindare, non mi piacciono i saluti rituali e convenzionali, obbligati per tradizione o per il rispetto, spesso ipocrita, delle cosiddette buone maniere. Ma posso parlare con sincerità del mio lavoro. “Buona domenica” è un buon prodotto televisivo, con alcune novità: il debutto di Paola Perego nel contenitore domenicale, le sue interviste, lo spazio dedicato ai minorenni, l’impegno nella valorizzazione – sempre difficile, in qualsiasi programma e in qualsiasi azienda – di esordienti o quasi come Stefano Bettarini, Elisabetta Gregoraci e Sara Varone. Il risultato è dovuto alla bravura e ai nervi saldi di Paola e al clima di solidarietà, propiziato da lei, che si è creato nel gruppo aurorale, da Roberto Cenci (che è anche il regista storico del programma) a Gianfranco Scancarello, da Stefano Jurgens a Marco Salvati e alla straordinaria Silvia Zavattini. Ecco dunque cosa mi auguro: di non ritrovare sulla mia strada perfidie professionali come quella inflittaci da Claudio Lippi, che ci ha tradito uscendo dal programma – dove aveva chiesto di entrare, accolto con simpatia affettuosa da tutti – con motivi pretestuosi. La perfidia è stata quella di attribuire alla rottura la scelta di una motivazione del tutto estranea alla verità – la qualità dei programmi, un tema certamente nobile e caro a tutti. Se Lippi avesse ottenuto ciò che in realtà chiedeva (un ingaggio più ricco e la possibilità di cantare, fare interviste, avere un ruolo più ampio a fianco di Paola), oggi sarebbe felice e beato con noi e la “qualità” gli interesserebbe con la stessa incisività che ha dimostrato nella sua lunga carriera, nel varietà frivolo e lieve di sempre. La perfidia però ci ha danneggiato – nel senso che bisognerebbe proprio citarlo per danni – perché i mass media hanno inzuppato il pane nella grottesca polemica, dandoci un’immagine che non meritiamo. Il tempo farà, come sempre, giustizia.

Quali possibilità ha il un neonato digitale terrestre?
Penso che le possibilità realistiche attuali siano soprattutto quelle legate alle opportunità di sperimentazione e di innovazione: territori in cui, per la preoccupazione degli ascolti e dei legami con la pubblicità, ci si avventura raramente e con troppe difficoltà.

Quale scenario disegna quest’anno l’offerta satellitare? Vede o prevede grandi rivoluzioni?
Sarà un anno di transizione, nessuna rivoluzione. Le tendenze, a favore dell’offerta dei programmi satellitari, sono però inequivocabili.

Un profilo del suo nuovo orizzonte dei generi Tv?
Io ho un chiodo fisso: legare al massimo qualsiasi programma e qualsiasi genere all’attualità e alla cultura divulgativa. Ovviamente, con gli stili e con le forme artistiche che attengono a ciascun autore… Vogliamo fare qualche esempio? Striscia e le Iene sono eccellenti dimostrazioni (sia pur in una formula esagerata, estremista) che legandosi a ciò che succede nella vita reale si fa un’informazione caustica ed efficace, si ride e si castiga. Il senso della vita è un esperimento notevole, condannato dall’orario notturno, per la possibilità di coniugare il serio e il faceto – ma sempre con attinenza alla realtà di ogni giorno, anche quella meno esplorata. Un altro esempio: se ne avessi la possibilità, inserirei nei reality personaggi tratti da chi ha beneficiato dell’indulto! Sull’indulto si è scatenato un putiferio, mi piacerebbe che la tivu potesse proporre all’attenzione del pubblico i protagonisti: poveracci, disgraziati, infelici, reietti che si arrangiano, ma anche criminali incalliti, alcuni pentiti e desiderosi di riscattarsi, altri pronti a ricominciare. Il criterio di base è libertario: ho rispetto della intelligenza del pubblico, il pubblico deve vedere, capire, essere informato senza censure… e poi saprà scegliere e giudicare.

Ritorna il Costanzo Show. Quanta forza conserva ancora e in cosa dovrebbe cambiare?
E’ una domanda delicata. Io considero Maurizio un mito della televisione, mi dispiace che le nostre strade non si siamo mai incontrate, ho stima e amicizia per lui. Dunque non mi permetto di dare suggerimenti, al massimo potrei dirgli di battersi con l’energia e le palle di sempre. Se fossi suo fratello, lo obbligherei ad orientarsi verso incarichi dirigenziali, potrebbe fare il presidente della Rai, il direttore dovunque… Ma capisco che staccarsi dal video, per un creativo, una star come lui, sarebbe una rivoluzione psicologica e umana troppo drastica. Ma non voglio trinciare giudizi…è ciò che detesto. C’è un personaggino piccolo piccolo di Domenica in, Massimo Giletti: ho lavorato con lui e gli ho regalato, al di là del mio dovere professionale, un’abnegazione che non meritava, sul piano umano mi ha deluso totalmente. Non sa lavorare senza il vizietto di riferirsi continuamente al lavoro degli altri, non pensa mai per sé, pensa sempre “contro” qualcuno. Mi hanno detto che perfino il 31 dicembre ha sottolineato che il programma di Raiuno andava in onda, a differenza di “altri”, cioè noi, che avevamo sospeso per le festività. Roba da suk, da mercato: venghino, venghino… I precedenti sono infiniti: per far parlare di sé, come anche in questa occasione, ha bisogno sempre di parlare degli altri. Più seria e corretta è la sua ex fidanzata, Giada, spero di poterla prendere nella nostra squadra.

Vittorio Sgarbi ha sottolineato uno stile meno teso nel Ring. Si è inaugurata una linea di ‘morbida aggressività’?
Non abbiamo mai voluto essere deliberatamente aggressivi, lo spirito del Ring è quello di dar la possibilità di esprimersi a tutti come vogliono e come possono: cioè come succede nella vita. Uno specchio della vita, neanche deformante. Libertà, libertà, libertà. Ci sono momenti aspri e momenti morbidi, romantici e grossolani, comici e tristi: è la vita.

La battaglia del direttore Donelli per la prima serata, lo stesso ritorno di Costanzo:
cambia qualcosa di profondo a Mediaset?
Donelli è un intelligente allo stato puro, eclettico: ne intuii le esplosive capacità quando aveva quindici e anni e lo assunsi al Secolo XIX, che dirigevo a fianco del direttore/editore Sandrino Perrone, personaggio indimenticabile. Nei mass media ha fatto qualsiasi cosa, sempre con successo: è un unicum. La sua nomina, sorprendente, rafforza la squadra al vertice di Mediaset. Ho grande stima per Piersilvio e i suoi collaboratori più stretti, non me ne sarei andato dalla Rai in caso diverso. Li ho conosciute i visti all’opera anche in occasioni non facili: l’eredità del Cavaliere avrebbe stroncato chiunque, invece i risultati sono eccellenti. Non ci saranno cambiamenti rivoluzionari, le rivoluzioni destinate a durare si fanno con riforme coraggiose, anche in tivu.

Buoni propositi per l’anno appena inaugurato?
Esigere rispetto per il mio lavoro e quello di chi collabora con me e avere rispetto per il lavoro degli altri: sperando, senza ottimismo, che anche chi opera in questo difficile ambiente possa attenersi a questa regola, peraltro elementare.

Da consigli per una migliore fruizione dei palinsesti oppure ritiene che il telecomando
sia sovrano e con esso il pubblico?
Se si riuscirà a realizzarla, è eccellente la svolta annunciata per il rispetto degli orari. La televisione non deve essere un saloon del Far West.
Per il resto, ho già detto che il pubblico è sovrano, ma non è una frase fatta: ho stima per l’intelligenza e la sensibilità del popolo televisivo, e della brava gente che sa e deve decidere da sé, senza censori, educatori, predicatori e istruttori: il telecomando è il vero arbitro definitivo e inappellabile.

RADIOCORRIERE TV 9-1-2007


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