Dietro l’accordo ci sono gli interessi della Coalition of Services Industries (CSI), lobby statunitense che mira a scavalcare la sovranità degli stati per fare largo alla privatizzazione dei servizi. Nella CSI, infatti, ci sono grandi società dell’Information and Communication Technology, come AT&T, IBM, HP e Google.
Il documento trapelato si riferisce alla proposta del rappresentante del Commercio USA, datata 25 aprile 2014, e riguarda e-commerce, circolazione dei dati attraverso i paesi e net-neutrality.
Non si conosce lo stato attuale della discussione, ma la proposta americana conferma l’indirizzo dell’accordo UE-USA del 2011 sui principi del commercio dei servizi ICT, ovvero promuovere l’accesso e la distribuzione dell’informazione, delle applicazioni e dei servizi scelti dai consumatori, senza alcuna restrizione al trasferimento dei dati tra i paesi, né imposizioni ai fornitori di utilizzare infrastrutture locali.
Inoltre si sa che a novembre la lobby DigitalEurope, di cui fanno parte Google e Intel, ha chiesto al nuovo commissario UE al commercio di usare TISA e TTIP per “abbattere regole protezionistiche, compresa la localizzazione obbligatoria dei dati”.
Se la proposta degli Usa venisse accolta, spiega Kelsey, si consoliderebbe il controllo dei dati da parte americana, a vantaggio del governo – col pretesto della sicurezza nazionale – delle grandi imprese transnazionali e degli interessi commerciali collegati.
Inoltre, l’accordo restringerebbe fortemente le regolamentazioni nazionali che limitano attività e profitti dell’industria globale di internet. Il flusso e l’utilizzo dei dati, anche sensibili, non avrebbero più vincoli, con conseguenze ovvie per la protezione dei consumatori, delle leggi sulla privacy e delle politiche sulla concorrenza.
“È inaccettabile che i cittadini debbano ricorrere alle fughe di notizie per sapere quali leggi i propri governi stanno negoziando a loro nome” commenta Rosa Pavanelli, a capo di Public Services International (PSI), in prima linea contro la segretezza del TISA, dal 2013.
Con le rivelazioni di Wikileaks dello scorso giugno (pubblicate in Italia dall’Espresso) si è scoperto che il trattato punta a deregolamentare il settore finanziario, a consentire nuove privatizzazioni dei servizi anche quando si dimostrano fallimentari.
“Oggi scopriamo che si minaccia anche la privacy dei cittadini. Che cosa altro ci nascondo i governi che partecipano al TISA?” chiede Pavanelli.
La segretezza del negoziato è confermata dalla clausola “confidential”, all’inizio di ciascun capitolo, in cui si impone di non rivelare i contenuti dell’accordo per cinque anni dalla sua entrata in vigore, che lo rende ancora meno trasparente