Meno dipendenti stabili e più precari. È questa la fotografia del pubblico impiego che emerge dall’Annuario statistico della Ragioneria generale dello Stato, che aggiorna i dati al 2016. l numero dei dipendenti pubblici si ferma a 3 milioni 356 mila, segnando ancora un altro calo annuo (-0,2%), sintesi di una riduzione dei posti ‘fissi’ controbilanciata da una crescita di quelli precari. Rispetto all’anno prima si contano 29 mila 687 occupati a tempo indeterminato in meno (-1%), mentre le unità di lavoro flessibili salgono di 22 mila 718 (+7,8%). Il totale vede una discesa di 6 mila 969 unità tra il 2015 e il 2016. Se si guarda al dato complessivo, l’aggregato dei dipendenti mostra un calo sensibile dai 3,66 milioni del 2002 ai 3,35 milioni del 2016, con una riduzione quindi di 300 mila posti.
l costo del lavoro invece resta poco mosso, praticamente invariato, risultando pari a 159 miliardi e 651 milioni di euro (erano 159 miliardi e 525 milioni l’anno precedente). I conti ancora non risentono degli effetti del rinnovo contrattuale: pur decorrendo dal 2016 l’accordo è stato firmato solo alla fine del 2017 e i primi aumenti sono stati caricati nelle buste paga a inizio 2018. Ecco che “rispetto al 2009, l’anno in cui la spesa è stata massima, al netto dei nuovi enti – entrati nel conto nel frattempo – nel 2016 sono stati spesi per il pubblico impiego circa 12 miliardi in meno”, osserva la Ragioneria.