(di Cesare Lanza per LaVerità) Scommettiamo che non esiste una forza della natura in grado di evitare i refusi – così li chiamiamo noi, responsabili o vittime – nel giornalismo? Potete convocare chi volete: i servizi segreti, i vigili del fuoco, le guardie forestali, il 118, il telefono azzurro e la Croce rossa, gli alpini o i marines. Niente cambierà: il demone dei refusi vincerà. Ieri, in questo giornale e in questa rubrica, volevo elogiare «l’onestà» di Sandro Pertini. Sapete cos’è uscito, grazie al correttore automatico (il nemico giurato di noi giornalisti)? «L’obesità»! Il bello è che, per evitare le insidie del correttore automatico, quando digito il mio articolo, guardo di continuo a destra e sinistra: con un’attenzione maggiore rispetto a quella che avevamo da bambini, per rispettare gli ordini della nonna, al momento di attraversare la strada. Se il correttore automatico deve imporsi, si imporrà; se il refuso deve vincere, e sfuggire alla nostra meticolosa attenzione, lo farà. Sono stati scritti libri, sui refusi; sono stati condotti studi scientifici. Ma non è ancora stato scoperto un modo per neutralizzarli. Oscar Wilde disse che il refuso è la sublimazione del concetto che si vuole esprimere. Indro Montanelli mi confidò che i refusi possono rendere interessante un articolo noioso (ma lui non scriveva mai articoli noiosi, chissà a chi si riferiva). Penserete, che sto cercando un mezzuccio per giustificarmi. No, no. Il correttore automatico ha una sua perfida genialità. Scrivere che Pertini era onesto è una banalità. E sono stato punito. Pertini obeso, lui che era magro come un chiodo, è una sorpresa, bislacca, ma una sorpresa. Perché però dovessi elogiarlo per la presunta obesità, resta un mistero.