Agenzie fiscali senza pace. In vista una nuova riorganizzazione che sotto l’egida del ministero dell’economia riveda l’accertamento e controllo, i servizi al contribuente e la prassi tributaria. Una tripartizione di funzioni e competenze con l’affidamento alla Guardia di finanza delle funzioni di accertamento e controllo, all’Agenzia delle entrate-territorio, fusa con Dogane Monopoli, dei servizi ai contribuenti, siano essi dichiarazioni, rimborsi e ruoli, e la funzione interpretativa-normativa al dipartimento delle finanze. Il progetto è, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, all’attenzione della presidenza del consiglio e forse in questa chiave deve essere letta la scelta, senza precedenti, di affidare per la prima volta la guida dell’Agenzia delle entrate a un generale di ruolo della Guardia di finanza, Antonino Maggiore, creando in questo modo una commistione tra funzione di accertamento, affidato in via normativa all’Agenzia, e funzione di controllo affidato alla Guardia di finanza. Il riassetto dell’Agenzia e l’annuncio di una riforma fiscale di più ampio respiro in preparazione per settembre con flat tax e pace fiscale, potrebbero dare il la a una riorganizzazione radicale dell’apparato amministrativo fiscale. La legge di Bilancio 205/2017 ha portato solo a parziale completamento il restyling della struttura sia dell’Agenzia delle entrate sia dell’Agenzia delle dogane, guardando soprattutto al personale. L’Agenzia delle entrate con il direttore uscente Ernesto Maria Ruffini aveva intrapreso un restyling separando al suo interno la funzione accertamento da quella dei servizi riparametrandole sulle tipologie di contribuenti.
Ora tutto potrebbe cambiare di nuovo. Il punto di partenza resta ancora una volta il rapporto Fmi-Ocse del 2015/2016 sulla macchina fiscale italiana. Nel rapporto i tecnici Ocse in missione al ministero dell’economia evidenziarono che: «Nella maggior parte dei paesi, un singolo ente è responsabile per la gestione e l’esecuzione delle norme fiscali che si applicano alle imposte nazionali in modo esteso come le imposte sul reddito e l’Iva. Unificare la gestione di queste imposte garantisce sinergie ed efficienza. Un ente separato per le dogane è anche l’approccio più usuale. Un unico ente con un insieme di responsabilità dell’intero processo in termini di assistenza, accertamento fiscale, controlli e riscossione coattiva è altresì ottimale per favorire una gamma completa di approcci coordinati per la gestione della compliance agli obblighi fiscali. A tal riguardo, la situazione in Italia è anomala a causa della ripartizione delle responsabilità dell’amministrazione fiscale tra enti distinti». Nel documento, poi, c’è un altro passaggio sull’assetto italiano della macchina fiscale: «Il gap più critico è nella duplicazione di controlli e indagini tra le agenzie fiscali e la Gdf».
Un indizio che il governo starebbe studiando di rimettere mano anche alla struttura amministrativa arriva da un incontro avuto a fine luglio dal ministro dei rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro con i rappresentanti sindacali dei lavoratori dell’Agenzia delle entrate. In quell’occasione dalle parole del segretario generale di Flp Marco Carlomagno, il ministro ebbe modo di sottolineare che per svolgere controlli e accertamenti fiscali qualificati e mirati si potevano istituire nuclei investigativi provinciali e regionali «sotto un’unica coordinata regia che raggruppi tutti gli enti preposti ai suddetti controlli fiscali: Agenzia entrate, Agenzia dogane e monopoli, Guardia di finanza, in modo tale che il contribuente selezionato debba essere assoggettato a un unico controllo in materia tributaria e contestualmente alle minori incombenze possibili».
Il governo gialloverde del resto ha sempre ribadito di pensare a un fisco non vessatore che non assilli i contribuenti onesti tanto che il vice premier ministro del lavoro Luigi Di Maio ha commentato la nomina del nuovo direttore dell’Agenzia delle entrate Antonino Maggiore dichiarando che: «Antonino Maggiore sono certo lavorerà nell’interesse dei cittadini onesti e sarà nemico dei grandi evasori, che fino ad oggi l’hanno fatta franca a spese dello stato e degli imprenditori e cittadini onesti. Chi riscuote le tasse deve essere al servizio del cittadino e non il contrario. Per noi gli italiani sono onesti fino a prova contraria». Intanto nel riassetto dei vertici della macchina amministrativa manca la casella della Guardia di finanza da cui Maggiore proviene. Il comandante del corpo Giorgio Toschi è stato nominato, fortemente voluto dal governo di Matteo Renzi, nel 2016 succedendo a Saverio Capolupo. Il suo incarico per effetto delle modifiche del 2017 al decreto sugli incarichi militari, è passato da due anni più proroga a tre anni rigorosamente non rinnovabili. E quindi la naturale scadenza sarà ad aprile 2019.
Cristina Bartelli, ItaliaOggi