Il private equity avrebbe offerto a tutti i familiari la possibilità di reinvestire nel veicolo che, rilevando il controllo della Fimei, sarà costretto a lanciare a cascata un’Opa su un gruppo che è tra i 40 maggiori titoli della Borsa di Milano e capitalizza 7,1 miliardi. La cassaforte della famiglia che controlla il 51,27% del gruppo quotato è a sua volta controllata con quote partitetiche da Hillary Recordati (vedova dell’ex amministratore delegato Giovanni), da Alberto, Cristina e Andrea Recordati che dall’agosto 2016 esercita tutte le deleghe, e prima di allora si era occupato delle attività estere del gruppo.
Chi volesse reinvestire insieme a Cvc sarebbe in minoranza, ma nel caso di una futura Ipo potrebbe ricostituire un nocciolino di azionisti rilevanti. E pare che oltre ad Andrea Recordati, tutti i familiari siano dell’avviso di restare azionisti. Fondata nel 1926 a Correggio in provincia di Reggio Emilia, la Recordati parte da una farmacia con il suo laboratorio per diventare una società da 1,28 miliardi di ricavi. Una crescita alimentata anche dalle tante acquisizioni che si sono susseguite e che sono state agevolate dalla quotazione in Borsa che risale al 1984.
Se il merito di aver trasformato una bottega in un’azienda va a Giovanni Recordati, è il figlio Arrigo che la rende grande, aprendo le porte del capitale all’Eni e trasformando il gruppo in una multinazionale tascabile. Arrigo era entrato in azienda a 23 anni, per un improvvisa malattia del padre Giovanni, e fin da subito aveva coinvolto il primogenito- sempre Giovanni in onore del nonno, che è stato amministratore delegato dal 1990 al 2016, quando alla sua scomparsa ha lasciato le deleghe in mano al fratello minore Andrea.
La famiglia Recordati si affida alla consulenza degli avvocati Pedersoli, Mariconda, Lombardi, mentre Cvc sarebbe assistito da Gattai.
Sara Bennewitz, Repubblica.it