Scattano foto, sono più facili da indossare e possono andare sott’acqua; il social network continua a puntare sui visori
Nonostante il flop della prima generazione di Spectacles (che, con vendite pari a 220mila esemplari, ha causato una perdita di 40 milioni di dollari alle casse della società), Snapchat non si arrende e lancia l’evoluzione dei suoi visori. Le novità sono presto dette: sarà possibile scattare foto oltre ai brevi video, saranno subacquei, si sincronizzeranno rapidamente con la app di Snapchat sullo smartphone e saranno esteticamente più leggeri, disponibili in più colori e più sottili (anche per evitare l’effetto Google Glass). Tutto questo fa salire il prezzo degli Spectacles, che nella nuova versione costeranno 150 dollari (20 in più della precedente). Saranno sufficienti questi cambiamenti per convincere le persone a indossare una telecamera social al posto degli occhiali? È ancora presto per dirlo, ma le prime reazioni internazionali sembrano positive: “Dopo due giorni di utilizzo, penso che gli Spectacles V2 non siano più una goffa novità, ma uno strumento creativo e accessibile al mainstream”, scrive per esempio TechCrunch. I nuovi Spectacles sono stati messi in vendita – pensando chiaramente all’estate – il 26 aprile in Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Francia; mentre arriveranno in altri 13 paesi europei (tra cui l’Italia) già il 3 maggio. A differenza della versione precedente, si potranno acquistare esclusivamente attraverso la app o il sito di Snapchat. Da segnalare che i pochi che già posseggono il modello precedente riceveranno un aggiornamento che consentirà anche loro di scattare foto. Non è passato inosservato un dettaglio: dai nuovi Spectacles è stato rimosso il cerchio giallo attorno alla camera, che evidenziava la presenza di una telecamera su quelli che, altrimenti, possono sembrare normali occhiali (anche se, mentre sono in funzione, è comunque possibile notare una luce attorno alla camera); ma come metterla con la privacy? In un’epoca in cui tutti i colossi tecnologici stanno lavorando a visori connessi , dotati di camera e realtà aumentata, probabilmente, dovremo imparare a farci l’abitudine.
di Andrea Daniele Signorelli, La Stampa