Resta aperta la porta di un’operazione di acquisto di azioni proprie per remunerare gli azionisti
L’Eni, dopo tre anni, propone un aumento del dividendo portandolo per il 2018 a 0,83 euro e in crescita del 3,75% dall’anno scorso. Lo annuncia il gruppo petrolifero nel piano strategico 2018-2021. Il dividendo era stato tagliato da 1,12 a 0,80 euro nel marzo del 2015 a seguito del crollo del prezzo del petrolio. Un evento che ha costretto il Cane a Sei Zampe a importanti correttivi, che ora – nelle intenzioni del capo azienda Claudio Descalzi – lasciano spazio a una nuova fase. “Nel corso degli ultimi anni abbiamo trasformato Eni rendendola più forte operativamente e finanziariamente. Ora stiamo entrando in una nuova fase di espansione industriale e di forte crescita di valore, guidata da una profonda integrazione di business e da un focus continuo sull’efficienza e la disciplina finanziaria“, ha detto Descalzi, presentando il piano strategico 2018-2021 alla comunità finanziaria londinese.
Eni prevede una neutralità di cassa organica di 55 dollari al barile nel 2018 in riduzione a 50 dollari entro la fine del piano. Ad oggi il Brent staziona poco sopra 60 dollari. Nel documento strategico 2018-2021, il gruppo italiano prevede una produzione di idrocarburi in crescita del 3,5% l’anno, ma per il 2018 la stima è di un aumento del 4%. Nel piano sono previsti investimenti sotto 32 miliardi di euro, sostanzialmente invariati, di cui 7,7 nel 2018. Nell’esplorazione, si prevede di spendere circa 3,5 miliardi con l’obiettivo di scoprire 2 miliardi di barili di nuove risorse al costo unitario di circa 2 dollari, perforando circa 115 pozzi in 25 Paesi.
Tra i vari ambiti di business, il settore Gas & Power punta sullo sviluppo del portafoglio Gnl (gas naturale liquefatto), che raggiungerà i 12 milioni di tonnellate per anni di volumi contrattualizzati nel 2021 e 14 milioni entro il 2025. E’ inoltre prevista una crescita nel settore retail in Europa, che prevede circa 11 milioni di clienti al 2021, in aumento del 25% rispetto al 2017. Azioni che, assicura l’Eni, “consentiranno al business di rimanere strutturalmente positivo nel futuro, conseguendo l’ebit di 800 milioni nel 2021”. Per quanto riguarda la raffinazione, il margine atteso al 2021 è pari a 900 milioni di euro, mentre Versalis (chimica) raggiungerà un ebit di circa 400 milioni nel 2021, anche attraverso lo sviluppo internazionale. Per chimica e raffinazione si prevede di investire circa 3,5 miliardi di euro. La svolta verde dell’Eni prevede 1 GigaWatt di potenza installata da fonti rinnovabili al 2021 e 5 GW al 2025. “Crescerà – ha spiegato Descalzi – il contributo delle rinnovabili grazie a un modello distintivo basato su un approccio integrato con gli altri business con investimenti pari a circa 1,2 miliardi di euro per lo sviluppo di 1 GW di nuova capacità entro il 2021 che assicureranno, grazie alla forte integrazione dei business e nei paesi in cui operiamo, un rendimento di circa il 10%”. Quanto infine alla remunerazione degli azionisti, Eni spiega che “avverrà principalmente attraverso la distribuzione dei dividendi, mentre il buy back, rimarrà un’opzione per la distribuzione della cassa in eccesso rispetto al target leverage di 0,20-0,25″.
La Repubblica