La sindaca è accusata di falso documentale: secondo la procura mentì all’Anticorruzione del Comune di Roma riguardo al caso di Renato Marra
Mossa a sorpresa della sindaca di Roma, Virginia Raggi, nell’ambito dell’inchiesta sulle nomine in Campidoglio. Questa mattina i legali della Raggi, gli avvocati Alessandro Mancori e Emiliano Fasulo, hanno depositato in cancelleria la richiesta di giudizio immediato che eviterà alla sindaca l’udienza preliminare. La Raggi nell’ambito del procedimento è accusata di falso documentale: mentì all’Anticorruzione del Comune di Roma – secondo la procura di Roma – riguardo al caso di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele. Marra senior da vigili urbano graduato fu promosso a capo del dipartimento turismo del Comune con un incremento di stipendio pari a 20 mila euro.
E l’accusa alla Raggi è relativa precisamente alle dichiarazioni all’Anticorruzione del Comune, in cui il ruolo di Raffaele Marra era definito «di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali». Le prove portate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio pero’ raccontano un’altra verità, la prova è in un messaggio del 14 novembre 2016 dove Raffaele – a proposito dell’aumento dello stipendio del fratello Renato – scrive alla sindaca: «Se lo avessi fatto vicecomandante, la fascia (retributiva, ndr) era la stessa». La Raggi replica subito dopo: «Infatti abbiamo detto vice no. Abbiamo detto che restava dov’era con Adriano». E lui controbatte: «E infatti con Adriano il posto era quello di cui abbiamo sempre parlato».
Si tratta di Adriano Meloni, assessore comunale al Turismo, con il quale appunto Renato Marra sarebbe dovuto andare a lavorare grazie alla nuova nomina (poi revocata). Questa la prova che la nomina fu concordata con l’allora vicecapo di Gabinetto e che quindi la sindaca ha mentito all’Anticorruzione del Comune. I motivi che hanno spinto la Raggi e i suoi legali a chiedere il giudizio immediato sono almeno due: da un lato la sicurezza – da sempre manifestata – dell’innocenza della sindaca che chiede a questo punto di fare piena chiarezza al più presto, dall’altro con la richiesta di giudizio immediato la Raggi eviterà l’udienza preliminare (che era fissata per il prossimo 9 gennaio) e il possibile rinvio a giudizio con conseguenti paginate sui giornali. Inoltre uno slittamento del processo – che a questo punto dovrebbe iniziare dopo il 4 marzo, data in cui sono previste le elezioni politiche – è un dato che potrebbe aver pesato sulla scelta: un primo cittadino del Movimento 5 Stelle a processo proprio durante le elezioni avrebbe senza dubbio favorito gli avversari politici.
Edoardo Izzo, La Stampa