La decisione di oggi in materia di aiuti di Stato, puntualizza la Commissione, non interferisce con l’attuazione delle misure ambientali essenziali per porre rimedio all’inquinamento del sito Ilva di Taranto, ne’ con la procedura di vendita degli attivi dell’Ilva, in relazione alla quale la Commissione sta attualmente conducendo un’altra indagine, per verificarne la compatibilita’ con le norme dell’Ue in materia di concentrazioni.
“La migliore garanzia di sostenibilita’ futura della produzione siderurgica dell’area di Taranto consiste nella cessione degli attivi dell’Ilva a condizioni di mercato – ha affermato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager – l’impresa non puo’ dipendere dal sostegno artificiale dello Stato. La nostra indagine ha rivelato che due misure di sostegno pubblico hanno conferito all’Ilva un vantaggio indebito, grazie al quale ha potuto finanziare le proprie operazioni correnti. Cio’ non altera il fatto che, se l’Ilva viene gestita oculatamente, il suo futuro e’ sostenibile. Come ha evidenziato la procedura di vendita gestita dal Governo italiano, vi sono diversi potenziali offerenti disposti ad investire nel futuro dell’Ilva e ad adeguare lo stabilimento alle norme ambientali vigenti”.
“Quando la Commissione ha aperto l’indagine – ha aggiunto Vestager – abbiamo esplicitamente dichiarato che l’esame della compatibilita’ con le norme in materia di aiuti di Stato non avrebbe intralciato o rallentato gli interventi urgenti di bonifica ambientale nell’area di Taranto. Per proteggere la salute degli abitanti di Taranto, tali interventi essenziali di risanamento ambientale dovrebbero procedere senza ritardi.”
L’indagine della Commissione ha stabilito che due delle cinque misure concesse dal governo hanno conferito all’Ilva un vantaggio indebito, in violazione delle norme Ue sugli aiuti di Stato. L’Italia ha concesso tale sostegno all’ilva nel 2015, nel periodo quindi dell’apertura della procedura d’insolvenza. In particolare, il sostegno riguarda le condizioni finanziarie relative ad una garanzia statale su un prestito di 400 milioni di euro e ad un prestito pubblico di 300 milioni di euro. Tali importi sono stati utilizzati per finanziare il fabbisogno di liquidita’ dell’Ilva relativo alle sue attivita’ commerciali e non per sopperire ai costi della bonifica ambientale. Entrambe le misure sono state concesse a condizioni piu’ favorevoli rispetto alle condizioni di mercato e hanno avvantaggiato l’Ilva rispetto agli altri produttori di acciaio dell’Ue, che devono finanziare a proprie spese le operazioni correnti e gli interventi di ristrutturazione.
In quanto beneficiaria di fondi pubblici concessi dall’Italia sotto forma di garanzie o finanziamenti, l’Ilva deve ora rimborsare circa 84 milioni di euro di aiuti (interessi esclusi), corrispondenti alla differenza tra le condizioni finanziarie del prestito e della garanzia di cui l’Ilva ha beneficiato e le condizioni prevalenti sul mercato. Inoltre, per quanto riguarda il futuro, le condizioni di concessione del prestito e della garanzia dovranno essere adeguate alle condizioni di mercato.
L’obbligo di rimborsare gli aiuti illegali rimane responsabilita’ dell’Ilva e non se ne prevede il trasferimento all’eventuale futuro acquirente, a condizione che vi sia discontinuita’ economica tra l’Ilva e l’entita’ acquisita dal nuovo proprietario. Tale valutazione sara’ definita una volta completato l’esame della compatibilita’ con le norme sulle concentrazioni.
La Commissione ha inoltre esaminato altre tre misure di sostegno, concludendo pero’ che esse non si configurano come aiuti di Stato, essendo conformi alle condizioni di mercato, non risultando imputabili allo Stato italiano o non comportando fondi pubblici. È questo in particolare il caso dei fondi ammontanti da 1,1 miliardi di euro che i proprietari dell’Ilva hanno trasferito alla societa’ nel giugno 2017 e che sono destinati a porre rimedio alle gravi carenze ambientali che caratterizzano le attivita’ dello stabilimento di Taranto.
Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda esprime soddisfazione per la decisione della Commissione europea, che “ha riconosciuto la compatibilita’ con il quadro normativo europeo sugli aiuti di Stato delle misure adottate dal governo italiano a partire dal 2014 alla sola condizione della rideterminazione di maggiori interessi con riferimento a due specifiche misure (un finanziamento ed una garanzia) che corrispondono a 84 milioni su un valore di oltre due miliardi del totale delle misure investigate”. Calenda ha espresso poi “grande soddisfazione, poi per il riconoscimento che la Commissione ha voluto esprimere sulla conduzione da parte del Governo italiano del processo di gara che e’ stato caratterizzato da condizioni di massima correttezza, trasparenza ed apertura. Ritengo che si tratti di una tappa significativa di un percorso lungo e complesso per garantire il futuro del piu’ grande sito siderurgico europeo”.
ItaliaOggi