E’ quanto sottolinea l’Economic Outlook dell’organizzazione aggiungendo che il Pil per il 2019 dovrebbe attestarsi all’1,3%.
Nell’Interim Outlook dello scorso settembre era +1,4% nel 2017 e +1,2% nel 2018 a fronte dell’1% e dello 0,8% stimati nell’Economic Outlook di giugno.
Gli elevati livelli di crediti deteriorati delle banche in Italia, assieme al pesante debito pubblico nazionale, rappresentano i due principali fattori di rischio individuati dall’Ocse nel suo Economic Outlook. Nel capitolo dedicato alla Penisola, l’ente parigino rileva come i Non performing loan rappresentino una zavorra sui bilanci delle banche, “aumentando i rischi a carico delle finanze pubbliche in caso di crisi”. Al tempo stesso però “la strategia messa in campo dal governo per gestire le banche deboli sta dando frutti – dice ancora l’Ocse – e gli Npl hanno iniziato a diminuire”. Meglio ancora sarebbe poter fare di più: “una riduzione più veloce del previsto degli Npl, ma sempre graduale, sosterrebbe la fiducia rafforzando ulteriormente gli investimenti del settore privato”.
Il calo del rapporto debito-Pil dell’Italia inizierà già da quest’anno, seppur di poco: secondo l’Ocse sul 2017 questa voce si attesterà al 131,6 per cento, a fronte del 131,9 per cento del debito-Pil 2016. Nel 2018 si modererà ulteriormente al 129,8 per cento e nel 2019 al 127,7 per cento. Questo a fronte di un deficit al 2,1 per cento del Pil quest’anno, all’1,6 per cento nel 2018 e all’1,1 per cento nel 2019.
Le valutazioni fornite dall’ente parigino nell’Economic Outlook sono comunque caratterizzate da richiami alla prudenza e alla necessità di risanare. “L’incidenza del debito pubblico si è stabilizzata ma resta alta. La politica di bilancio – afferma l’Ocse – è vulnerabile agli aumenti dei tassi di interesse. Per ridurre l’incidenza del debito è cruciale proseguire con riforme che aiutino la crescita mentre si aumenta gradualmente l’avanzo primario”.
Infine il tasso di disoccupazione in Italia cala all’11,2% nel 2017. La discesa proseguira’ anche il prossimo anno (10,5%) e nel 2019 (10,1%). “La crescita dell’occupazione – spiega il rapporto – e’ proseguita nonostante la fine delle agevolazioni contributive per i contratti a tempo indeterminato. Tuttavia, la creazione di posti di lavoro dipende sempre piu’ da contratti a tempo. La quota crescente di lavoro precario potrebbe comportare un aumento del risparmio precauzionale, riducendo i consumi privati”.
Ocse alza le stime sul pil dell’Italia
ItaliaOggi