Il manager, arrivato a FieraMilanocity per il salone G! Come Giocare e il sostegno di Abio, spiega: «Due terzi dei clienti sono famiglie e il primo impatto dei consumatori con la nostra marca è sicuramente con i giochi fin dalla prima infanzia. Ma poi proseguiamo con i millennial e i consumatori più avanti con l’età: siamo infatti di supporto a diversi settori, dalla cucina agli apparecchi acustici». Perché continui a far gola un mercato come quello delle pile alcaline nell’era delle batterie ricaricabili per smartphone sono i competitor a dirlo: nel 2017 Amazon stima di vendere negli Usa più batterie con la sua marca privata di Duracell, che punta così sulla sua durevolezza rispetto alle pile comuni, complice anche il Duracell Bunny, il coniglio icona portato in dote dalla P&G. «Il nostro obiettivo è soddisfare dando energia», racconta Lucchi. «Siamo la più grande compagnia al mondo di batterie alcaline e continuiamo a investire in ricerca e sviluppo».
Nonostante la holding di Buffett, 80 miliardi di dollari di patrimonio personale, primo azionista di Bank of America e Cattolica assicurazioni, abbia chiuso il quarto trimestre con utili in calo del 43% (legati al ramo assicurativo), le vendite di Duracell sono cresciute. «Il merito è del posizionamento come trusted partner tra rivenditori e consumatori», sottolinea Lucchi. È stato sviluppato anche il business delle batterie ricaricabili «ma non sempre sono adatte», spiega il manager. Le pile che sembrano tutte uguali, insomma, hanno funzioni specifiche: «Dipende sempre dal dispositivo usato: le più potenti vanno bene su dispositivi ad alto assorbimento, quelle più semplici se c’è un dispendio quotidiano basso o medio».
Per il salone G! Come Giocare, Duracell ha allestito a FieraMilanocity un’area in cui i bambini possono provare le ultime novità firmate Giochi Preziosi, Hasbro, Mattel e Simba Toys. Inoltre, fino a domani con l’iniziativa «Duracell ridà vita ai tuoi giocattoli», raccoglierà assieme all’Associazione per il bambino in ospedale i giocattoli non più usati dalle famiglie devolvendo all’Aibo 5 euro per ogni gioco ricevuto.
Francesca Sottilaro, ItaliaOggi