Il ministro degli Esteri avrebbe dato del «moron» al presidente. Il quale risponde proponendo una gara a chi possiede l’IQ più alto. «Ma già vi posso dire chi vince»
Come risponde Donald Trump al suo ministro degli Esteri, Rex Tillerson, che (forse) gli ha dato (in privato) dell’imbecille? Non lo licenzia. Non smanetta su Twitter. Non scarica parolacce in Rete. No, questa volta The Donald propone una sfida indiretta all’ex petroliere Rex: «Paragoniamo i nostri quozienti intellettivi. Ma posso già dire chi fra noi ce l’ha più alto…». Più di Obama. Trump è fissato con l’IQ. Proprio e altrui. L’Intelligence Quotient è il risultato di un test d’intelligenza. Ne esistono tanti. Il Mensa, l’associazione che raccoglie gli intelligentoni del mondo, ne accetta più di 200. Domande che misurano doti verbali, matematiche, di misurazione spaziale. Trump vanta un IQ elevato, anche se non l’ha mai rivelato. Nel 2013 disse di avercelo molto più alto di Barack Obama e di George W. Bush (Bush junior), due «avversari». L’ultimo bersaglio di mister IQ è il «suo» Segretario di Stato. Io imbecille? Un giornalista di Forbes ha chiesto al presidente di commentare le indiscrezioni secondo cui Tillerson avrebbe definito il suo capo un «moron». Un imbecille. Un deficiente. Trump ha risposto: «Penso che siano fake news». Tutte balle. Però poi ha continuato sibillino: «Ma se davvero avesse detto una cosa del genere, allora dovremmo mettere a confronto i nostri test di intelligenza. E già vi posso dire chi vincerà». Attrito alla Casa Bianca. Sfida mascolina a colpi di IQ? La portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckbee Sanders, ha gettato acqua sul fuoco durante una conferenza stampa: «Era tutto uno scherzo. Ci vuole un po’ di senso dell’umorismo». Lo stesso Trump, che ha incontrato Tillerson ieri a pranzo, ha tenuto a ribadire la fiducia al suo ministro degli Esteri. Più o meno nelle stesse ore in cui confermava che il generale John Kelly, capo dello Staff, non sarà licenziato. Tillerson e Kelly sono gli altri due maschi alfa rimasti nel gruppo presidenziale, oltre al capo branco. Le voci di attriti con il boss circolano da giorni. La settimana scorsa il capo della diplomazia americana ha dovuto convocare una conferenza stampa per smentire sue possibili dimissioni. I presidenti più brillanti. Ma quale sarà il quoziente intellettivo di The Donald?Il Mensa accetta nelle sue file chi totalizza ai test un punteggio di almeno 1.300. Se il presidente tiene segreta la sua dichiarazione dei redditi, almeno qualcosa potrebbe rivelare sulla sua intelligenza (sempre ammesso che un test la possa misurare). La Bbc ha interpellato la storica Barbara Perry, direttrice dei «presidential studies» alla University of Virginia. «Non credo esista una classifica dei presidenti degli Stati Uniti stilata in base al loro IQ» ha risposto. L’unica indicazione sulla loro smartitudine potrebbe arrivare dalla lista denominata «Phi Beta Kappa», che dal 1776 a oggi raccoglie i nomi degli studenti più brillanti delle 286 migliori scuole d’America. Questione di temperamento. Su 44 presidenti, 17 fanno parte di questa «confraternita» di genietti. Gli ultimi, in ordine di tempo: Jimmy Carter, George Bush senior e Bill Clinton. Non ci sono né Obama né Trump. Ma le performance scolastiche, come l’IQ, non sono tutto. Lo ammette la stessa dottoressa Perry, ricordando le famose parole di un giudice della Corte Suprema che così classificò il grande Franklin Delano Roosevelt: «Aveva una intelligenza di seconda classe, ma un temperamento da prima». Esiste un esamino che misuri il temperamento? Forse, per battere Tillerson e ogni altro futuro collaboratore contendente, The Donald potrebbe puntare su quello. Anche se, naturalmente, con FDR non ci sarebbe gara.
Il Corriere Della Sera